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Embraco, Calenda incontra Vestager: «Verificare gli aiuti della Slovacchia»

Il governo Gentiloni ha voluto ieri porre alla Commissione europea il problema delle delocalizzazioni aziendali all’interno dell’Unione, eventualmente facilitate da una concorrenza sleale tra i paesi membri. L’occasione è stata un incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, sulla scia della decisione della Embraco, controllata della Whirpool, di trasferire in Slovacchia una parte della produzione del sito piemontese in chiusura.

«Quello che noi chiediamo alla commissaria sono due cose operative – ha riassunto il ministro Calenda dopo l’incontro in cui si è fatto anche un aggiornamento sui dossier Ilva e Alitalia –. La prima è di verificare se c’è stato un uso di aiuti di Stato illegittimi a favore di Embraco, e poi di verificare se la proposta di un fondo di aggiustamento (…) del governo italiano, che aumenti l’intensità degli aiuti concessi nei casi di deindustrializzazione, sia una cosa fattibile». Al caso Embraco, si aggiunge la vicenda Honeywell il cui disimpegno da Atessa (Chieti) coincide con un un investimento in Slovacchia.

AIUTI DI STATO: IL CONFRONTO CON L'EST EUROPA
Spesa per aiuti di Stato (escluso il settore ferroviario) a prezzi correnti. In milioni di euro. (Fonte: Commissione Ue)

Sulla prima richiesta italiana, Bruxelles vuole verificare i fatti prima di aprire una indagine ai danni della Slovacchia. Il paese è già sotto osservazione per potenziali aiuti di stato illegittimi a favore di Jaguar Land Rover. Da un rapporto comunitario di inizio febbraio è emerso che nel 2016 la Slovacchia ha fatto uso di aiuti di Stato soprattutto per lo sviluppo regionale. Tra il 2009 e il 2016, il sostegno pubblico nel paese è passato da 303,6 milioni di euro a 385,3 milioni di euro.

La seconda richiesta si tradurrebbe nei fatti in una deroga agli aiuti di Stato. Una portavoce della signora Vestager non ha voluto commentare nel merito, limitandosi a definire l’incontro “costruttivo”. La commissaria condivide la preoccupazione del ministro Calenda dinanzi a delocalizzazioni che provochino disoccupazione, tanto più che nel 2014 e poi nel 2017 le regole europee hanno subito un giro di vite per evitare che aiuti pubblici vengano usati per incentivare lo spostamento di posti di lavoro. È ancora difficile prevedere il punto di vista della Commissione europea. A Bruxelles si vorrebbe maggiore precisione da parte italiana per meglio capire gli aspetti tecnici della proposta. Per ora, si capisce che l’Italia vuole poter creare un fondo che utilizzi denaro italiano in deroga ai principi comunitari per finanziare progetti di reindustrializzazione. L’obiettivo non è di impedire una delocalizzazione aziendale d’emblée, ma di mantenere in attività il sito produttivo per poterlo rivendere a terzi.

Più in generale, il governo italiano ha posto la questione della concorrenza eventualmente sleale tra i paesi europei, allargando il dibattito relativo al dumping sociale ben oltre la questione dei lavoratori distaccati (vale a dire, per esempio, gli autotrasportatori che registrati in un paese lavorano in un altro stato membro). Al netto di eventuali debolezze italiane in termini di produttività, Roma mette l’accento sui vari fattori in gioco – dal fisco al diritto del lavoro fino agli incentivi alle imprese – conoscendo la sensibilità di Bruxelles per questi temi.

Oltre ai casi Embraco e Honeywell, è scoppiata di recente anche la vertenza Carlson Wagonlit Travel che vuole trasferirsi da Torino in Polonia. Proprio la Polonia - c'è chi fa notare tra i tecnici del governo - è anche la possibile destinazione futura della Nuova Panda di Fiat Chrysler Automobiles, sebbene non in un’ottica di delocalizzazione ma con una sostituzione degli investimenti da declinare nel prossimo piano industriale.

Ad ogni modo, c’è consapevolezza che le regole sugli aiuti di Stato e su eventuali fondi di riequilibrio siano materia complessa e, in attesa di una risposta puntuale dell’Unione, il governo italiano fa dichiarazioni compatte. Da Roma, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan fa leva sulla reciprocità ricordando come «il rispetto degli aiuti di Stato è stato chiesto a noi in molte occasioni, bancarie, sul’Ilva e così via». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, conferma che il ministero è pronto ad utilizzare gli ammortizzatori sociali a favore di un progetto che dia continuità al sito piemontese.

Sul tema è intervenuto ieri da Bruxelles anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che definisce la scelta Embraco «inaccettabile» ritenendo necessaria un’armonizzazione fiscale che non riguardi solo i giganti del web. Quanto ai casi di delocalizzazione da parte di aziende che hanno ricevuto aiuti pubblici, le regole restano frastagliate. Lo scorso maggio una direttiva interna del ministro Calenda imponeva ai dirigenti ministeriali di fissare condizioni salva-investimenti per incentivi concessi nel settore della ricerca. Gli ultimi Accordi di innovazione siglati hanno incorporato questa clausola.

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