Il calo degli sbarchi (-61% quest’anno rispetto ai primi due mesi del 2017) vede una prima ricaduta anche sul sistema di accoglienza. A fine gennaio infatti, in base ai dati del Viminale, erano 182.537 i richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza. In flessione rispetto ai 183.681 di fine dicembre. La regione al top resta la Lombardia con 26.081 persone accolte (il 14% del totale), seguita da Campania (16.439), Lazio (15.973) e Sicilia 15.758. Ma il dato più rilevante è che sono cresciuti negli ultimi mesi i posti messi a disposizione dalla rete di protezione gestita dagli enti locali (il cosiddetto sistema Sprar). Sono passati dai 31.270 registrati a novembre 2017 ai 35.869 di febbraio 2018. Concentrati soprattutto in Sicilia (4.839), Lazio (4.467), Calabria (3.717) e Puglia (3.459). E i Comuni coinvolti (su un totale di 8mila) sono passati da 1.100 a 1.200.
Centri di accoglienza straordinaria sovraffollati
Se fino all'anno scorso solo un richiedente asilo su sei in Italia usufruiva dei servizi di «accoglienza integrata» dello Sprar, ora siamo passati a uno su cinque. Rimane il problema dei restanti 147mila richiedenti asilo (la stragrande maggioranza), concentrati prevalentemente nei cosiddetti Centri di accoglienza straordinaria (Cas), strutture individuate dalle prefetture (in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere) e spesso «subìte» dai sindaci, che offrono solo servizi essenziali (alloggio, vitto, pocket money (2,50 €) e una tessera di ricarica telefonica all’arrivo). Ben più qualificati i servizi forniti ai «fortunati» che rientrano nel sistema di protezione dagli enti locali: dall’assistenza sanitaria alle attività multiculturali; dall’inserimento scolastico dei minori alla mediazione linguistica e interculturale; dall’orientamento e informazione legale all'inserimento lavorativo, ai tirocini, ai corsi formazione.
Sistema di accoglienza da potenziare
Non a caso una delle criticità rilevate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione dei migranti, nella sua relazione finale, è la mancanza di «fluidità» nel passaggio dalle strutture di prima accoglienza a quelle di seconda legata essenzialmente alla carenza di posti nel servizio Sprar. Con messa in rilievo del fatto che «la mancanza del necessario turn over, unitamente all'incremento esponenziale degli arrivi dei migranti verificatosi nell'ultimo quadriennio, determina la saturazione e l'eccessiva permanenza dei migranti nelle strutture di prima accoglienza senza, quindi, possibilità per molti di essi di accedere concretamente a quei percorsi personalizzati di integrazione assicurati nelle strutture di seconda accoglienza, che dovrebbero garantire l'inclusione socio-lavorativa nel nostro Paese».
Né vanno dimenticate le 10mila le persone, stimate in un recente rapporto di Medici Senza Frontiere, escluse dall'accoglienza, tra richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, con limitato o nessun accesso ai beni essenziali e alle cure mediche
© Riproduzione riservata