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Big tech nel mirino di Bruxelles: web tax europea fino al 5% del fatturato

La Commissione europea presenterà la settimana prossima una attesa proposta legislativa con la quale imporre una corretta ed equa tassazione alle imprese digitali. L’iniziativa giunge sulla scia di una richiesta dei Paesi membri in settembre. A tutta prima potrebbe sembrare impopolare presso le aziende del settore, ma alcune di esse guardano con favore alla scelta comunitaria, pur di evitare una mercato unico che sia frammentato a livello nazionale.

Con il suo pacchetto, la Commissione vuole mettere sotto pressione la comunità internazionale su un tema delicato, che sta creando tensioni tra i due lati dell’Atlantico. In primo luogo, l’esecutivo comunitario intende presentare una serie di criteri con cui definire una presenza digitale standard, diversa dalla presenza fisica utilizzata da oltre un secolo per tassare i profitti. «L'obiettivo è di contribuire al dibattito a livello Ocse», spiegava ieri sera un esponente comunitario.

Nel frattempo, in via provvisoria, Bruxelles intende proporre un meccanismo di tassazione del fatturato a livello nazionale delle singole imprese digitali. Secondo l’esponente comunitario, il meccanismo si applicherebbe in base a specifici criteri «a oltre 100 imprese europee, americane ed asiatiche».

L’aliquota verrà stabilita nei prossimi giorni; ma secondo l’esponente comunitario è già deciso che questa oscillerà tra l’1 e il 5 per cento. L’obiettivo è di ottenere un gettito «pari a miliardi di euro».

Si calcola che attualmente nell’Unione europea le imprese digitali vengano tassate con aliquote inferiori della metà alle aliquote normali. Una clausola prevederà che una società digitale non pagherà in un dato Paese una aliquota superiore a quella prevista per le normali aziende.

L’iniziativa giunge mentre da anni i Ventotto discutono - senza successo - di una base imponibile unica europea. Proprio ieri il Parlamento, che in materia fiscale ha un ruolo solo consultivo, ha dato la sua opinione positiva.

Come detto, l’iniziativa è scattata su richiesta dei Paesi membri, molti dei quali sono preoccupati dal fatto che le imprese digitali sfuggono a una tassazione equa perché non hanno una residenza fisica stabile come altre aziende, tale da permettere la normale tassazione dei profitti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 17 settembre 2017).

Non mancano tuttavia le differenze tra i governi. Per esempio, l’Irlanda, che ospita le sedi europei di molte aziende digitali americane, è fredda a cambiamenti su questo fronte.

In una intervista pubblicata ieri dal Wall Street Journal, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha smentito che la pubblicazione della proposta sia una risposta alla minaccia di dazi commerciali americani sull'acciaio e l'alluminio: «Non considerateci aggressivi – ha detto l'uomo politico -. Non è una misura anti-americana, anche se alcune società digitali sono americane. Non è una misura protezionistica, ma è tutta legata alla tassazione equa».

Da tempo l'establishment comunitario sta tentando di spiegare che la sua scelta non è rivolta ad alcune imprese, ma a una industria digitale che sfugge per sua natura a una tassazione equa.

Alcuni Paesi hanno deciso di agire unilateralmente - come l'Italia, la Slovacchia o l'Ungheria - col rischio di mettere in pericolo l'omogeneità del mercato unico. Ecco perché Bruxelles ha deciso di proporre una soluzione temporanea in attesa che ci sia accordo a livello internazionale su come affrontare la questione.

Nei giorni scorsi, il commissario Moscovici ha incontrato a Bruxelles un nutrito gruppo di imprese del settore per discutere del tema.

Un esponente comunitario ha spiegato che le aziende si sono dette favorevoli a una soluzione »omnicomprensiva e strutturale».

Al Sole 24 Ore, Olivier Bisserier, direttore finanziario di Booking.com, spiega che la sua società vuole un quadro fiscale internazionale «coerente e prevedibile», che non sia frammentato e che eviti la «doppia tassazione».

La proposta legislativa è attesa per il 21 marzo, all'indomani di un incontro a Buenos Aires nel quale il G-20 discuterà del tema. Questioni fiscali richiedono l'unanimità dei Ventotto. Il tema è particolarmente controverso e l'accordo di tutti sarà difficile da ottenere. Osserva un esponente comunitario: «Non sarà facile, ma le pressioni delle pubbliche opinioni nazionali per una tassazione equa dei giganti del web sono tali per cui i governi dovranno pur dare loro una risposta».

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