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Il gelo del Colle sulle correnti, paletti a governi «mordi e…

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POLITICA 2.0

Il gelo del Colle sulle correnti, paletti a governi «mordi e fuggi»

(foto Ansa)
(foto Ansa)

Nelle giornate caotiche – e tattiche – che precedono l’insediamento del Parlamento e l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, viene tirato in ballo pure il Quirinale con una presunta “corrente del Colle” che si sarebbe formata nel Pd per assecondare i disegni di Sergio Mattarella per il futuro Governo. Ma chi frequenta e ha parlato con il capo dello Stato fa sapere che lui non sente alcun bisogno di avere sponde o appoggi, né di essere sostenuto nelle sue prossime scelte, tantomeno da correnti di partito. Un altolà netto, prima ancora che cominci la vera partita politica, tanto per mettere in chiaro che Mattarella non si farà coinvolgere nelle lotte interne che pure esploderanno.

Ma nel caos di queste ore, oltre le faide nei partiti e nelle coalizioni, si continuano a esaminare e scartare ipotesi. E una delle “trovate” di cui si discute è la possibilità che Salvini e Di Maio, in un patto per assumere la presidenze parlamentari, possano poi gestire l’approvazione di una legge elettorale anche senza la costituzione di un nuovo Esecutivo ma lasciando il Gentiloni dimissionario. Ricordiamo che di norma il presidente del Consiglio si dimette proprio nel momento in cui vengono eletti i nuovi presidenti, passando alla gestione degli affari correnti. Tra i quali difficilmente può essere inclusa una legge elettorale, che è un atto politico, frutto di accordi tra partiti e non riconducibile a un’ordinaria amministrazione fatta per lo più da provvedimenti indifferibili.

Tra l’altro, senza un Governo non si possono insediare le commissioni parlamentari, non essendoci una maggioranza e un’opposizione: ma qui alcuni dei consulenti a cui si sono affidati sia la Lega che i 5 Stelle, spiegano che in realtà è possibile con una decisione dei presidenti delle Camere. Anche nel 2013 il Movimento tentò di spingere in questa direzione, affinché il Parlamento lavorasse pur senza un nuovo Governo ma non trovò sponde. Soprattutto al Quirinale. Questa volta ci si riprova anche tirando fuori un’altra idea: che si faccia esaminare la legge elettorale dalla commissione speciale che si insedia a ogni inizio di legislatura proprio per approvare i provvedimenti urgenti in scadenza, come la conversione dei decreti legge.

Ora, anche questa sarebbe una forzatura, per la stessa motivazione che una legge elettorale non è un atto indifferibile ma una scelta squisitamente politica, frutto di un patto tra partiti. E, soprattutto, chi ha parlato con il capo dello Stato, spiega che difficilmente può essere avallata l’idea di andare avanti con un Governo che non abbia un rapporto fiduciario con le nuove Camere. Qui sta la fragilità di chi in queste ore immagina di poter prendere la scorciatoia di un Gentiloni dimissionario per fare un aggiustamento alla legge elettorale e poi votare.

E pure l’idea di un nuovo Governo “mordi e fuggi”, fatto ad hoc per tornare alle urne a settembre, incontra molte obiezioni e ostacoli negli ambienti del Colle. Innanzitutto perché non esistono Esecutivi a scadenza ma soprattutto perché quando un Governo si dimette, la prima scelta del capo dello Stato non è di sciogliere le Camere ma fare nuove consultazioni e verificare se esistano le condizioni per un’altra maggioranza. Una sorta di prova della verità per i parlamenti sempre piuttosto ostili a nuove elezioni.

Contatti tra M5S e Lega su presidenza Camere

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