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Presidenza del Senato, Salvini apre a Fi. M5S verso la Camera

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le trattative

Presidenza del Senato, Salvini apre a Fi. M5S verso la Camera

Dal vertice di oggi tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni uscirà il nome del candidato del centrodestra per la presidenza del Senato. Ieri il leader della Lega si è sentito con il Cavaliere ed entrambi hanno convenuto che la coalizione si presenterà unita venerdì quando si aprirà la partita per decidere la guida dei due rami del Parlamento. Forza Italia insiste per candidare un esponente del suo partito e la Lega, da ieri, sembra disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi. In cambio Berlusconi ha lasciato aperta la porta a un confronto con i grillini a tutto campo.

I nomi che verranno portati al tavolo dall’ex premier sono quelli di Paolo Romani, Anna Maria Bernini e Maurizio Gasparri. «Qualche passo in avanti si sta facendo, ma questo vuol dire che qualcuno deve fare qualche passo indietro», chiosava ieri sera Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, a Porta a porta. E il primo passo indietro che il leader della Lega è pronto a fare è sulla presidenza della Camera, rivendicata da Luigi Di Maio per il M5s. I pentastellati sostengono di volere la guida di Montecitorio per accelerare gli ultimi passaggi sul taglio dei vitalizi. In realtà alla Camera Di Maio ha più nomi spendibili (Fraccaro, Fico, Carelli) rispetto a Palazzo Madama.

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Il dado comunque è tratto. Il Senato andrà al centrodestra, che peraltro avrebbe comunque numeri sufficienti per avere la maggioranza, se si arrivasse al ballottaggio (non previsto alla Camera). Anche Salvini si presenterà questa sera al vertice con 3 nomi: Roberto Calderoli, Giulia Bongiorno e Lucia Borgonzoni, neosenatrice, di stretta osservanza salviniana. Il leader del Carroccio però non è intenzionato a mostrare i muscoli anche perché ha ottenuto da Berlusconi il via libera a candidare in Friuli il leghista Massimiliano Fedriga anziché un esponente azzurro.

Intanto nel gioco di specchi Lega-M5S spunta una misura che potrebbe favorire future convergenze: il «reddito di avviamento al lavoro», la risposta leghista al reddito di cittadinanza. Salvini a Domenica Live aveva anticipato la svolta: «Loro vogliono dare 6-700 euro a chi sta a casa. Io, se uno è in difficoltà, posso dargli un prestito per aiutarlo a trovare lavoro». Questo prevede la proposta del Carroccio, studiata dal neosenatore Armando Siri: un reddito di 750 euro mensili per i disoccupati sotto la soglia di povertà erogato per tre anni come prestito a tasso zero da Poste e dal sistema bancario con garanzia Cdp. In cambio scatta l’obbligo di iscriversi ai centri per l’impiego e di accettare la prima offerta di lavoro. Per il primo anno il 50% della somma è a carico dello Stato, quota che scende al 30% il secondo anno: il terzo è tutto a carico del beneficiario. Il costo? 11,5 miliardi. Gli istituti eroganti recuperano la quota tramite un credito d’imposta spalmato su 20 anni, quanto il tetto massimo per la restituzione.

( B.F. e M.Per.)

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