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Plasmon: fondi Invitalia per l’hub a Latina che studia anche linea…

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solidarietà per 36 mesi in 5 anni

Plasmon: fondi Invitalia per l’hub a Latina che studia anche linea per adulti

Contratti di solidarietà per 36 mesi nell'arco di cinque anni, uscite incentivate e un processo di riorganizzazione industriale, attraverso un piano di investimenti allo studio di Invitalia sotto la supervisione del ministero dello Sviluppo economico. Poggia su tre asset la strategia messa a punto da azienda, sindacati, ministero dello Sviluppo economico e Regione Lazio per rilanciare lo stabilimento Plasmon di Latina, dove si sfornano i famosi biscotti per l'infanzia, da tempo investito da una profonda crisi di sovrapproduzione.

I punti dell’intesa
I punti dell'intesa, come riferito a Il Sole 24 Ore Radiocor da fonti presenti al tavolo, sono emersi durante l'incontro avvenuto questa mattina al ministero. Tra le ipotesi allo studio per il rilancio, l'avvio di una nuova linea di prodotti alimentari per adulti. Le parti si sono aggiornate al 4 aprile: il prossimo incontro avrà luogo nella sede della Regione Lazio, con l'obiettivo di stringere sui punti
illustrati in mattinata. L'accordo scongiurerebbe i licenziamenti prefigurati dalla Plasmon per 95 operai su 200 attivi nell'impianto.

Latina è l’unico stabilimeno produttivo Plasmon
Fiore all'occhiello del settore degli alimenti per l'infanzia, lo storico hub di Latina (330 addetti, di cui 200 operai) rappresenta l'unico stabilimento produttivo italiano della Plasmon, dopo la cessione di Ozzano Taro da parte di Kraft-Heinz alla Newlat nel 2015. Nello stabilimento laziale, oltre ai celebri prodotti da forno, si producono i brand Biaglut, Nipiol, Dieterba, Cuore di Natura e Aproten. Nel 2016 sono stati investiti oltre 20 milioni di euro per l'ammodernamento delle linee di produzione del biscotto Plasmon e per il lancio della nuova linea '100% naturale'.

Il cambio delle abitudini alimentari ha innescato una profonda crisi
Eppure la pesante contrazione dei volumi dovuta al cambio di abitudini alimentari nei due Paesi di riferimento del marchio (Italia e Regno Unito) e il calo demografico hanno innescato una profonda crisi. «Dopo l’accordo di secondo livello siglato a dicembre con un ritardo di un anno - è il commento di Giorgio Carra, segretario nazionale della Uila - ha cominciato a farsi strada l'ipotesi preoccupante del licenziamento del 50% della forza operaia. Ipotesi fortunatamente rientrata già durante l'incontro avvenuto al Mise il 20 marzo». Stamani l'avallo definitivo in attesa dell'incontro che si terrà il 4 aprile.

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