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I Pm italiani: traffici di dati per collocare online prodotti finanziari

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IL CASO FACEBOOK

I Pm italiani: traffici di dati per collocare online prodotti finanziari

Un traffico «illecito» di dati sensibili su internet, per tracciare la personalità di elettori, ma anche di compratori cui promuovere prodotti finanziari. Un «sistema» complesso e ramificato, che fa della violazione del diritto della privacy e del mercimonio di dati personali degli utenti del web il proprio core business. Il fronte investigativo è alto: gli investigatori della polizia giudiziaria seguono numerose indagini su questi fronti. Alcune sono in corso di istruzione alla Procura della Repubblica di Roma, altre a breve potrebbero essere aperte.

Dati elettorali da Facebook

Ieri sulla scrivania dei procuratori di 104 uffici requirenti è finito l’esposto di Codacons sul traffico di dati sensibili passati dal social network Facebook alla società di analisi britannica Cambridge Analytica, col sospetto scopo aiutare Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa. L’esposto ai pm è l’innesco per verificare che lo stesso «sistema» non sia stato utilizzato anche in Italia per le scorse consultazioni elettorali del 4 marzo. Si dovrà accertare, dunque, se «anche sul territorio italiano ci siano stati eventuali reati commessi da Facebook o da società terze legate al social network, in quanto in caso di accertata responsabilità e qualora emergesse che anche profili e dati personali dei cittadini italiani iscritti a Facebook siano stati usati in spregio delle norme e per profilazioni politiche e campagne elettorali, si determinerebbe una palese violazione del Codice della Privacy». L’istanza dei consumatori giunge all’indomani della richiesta di informazioni fatta dall’Agcom, guidata da Angelo Marcello Cardani. L’Autorithy ha inoltrato a Facebook una specifica richiesta per conoscere l’eventuale impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi in Italia.

Prodotti finanziari sul web

L’attenzione è alta anche sul fronte dei prodotti finanziari ceduti attraverso il web. Il particolare non è di poco conto, perché risulta esserci un traffico «illecito» di dati sensibili che ha lo scopo di descrivere la “personalità” degli utenti-bersaglio, cui inviare pubblicità con l’obiettivo di invogliarli ad acquistare prodotti finanziari. In alcuni casi si tratta di vere e proprie truffe: l’utente-acquirente compra, attraverso bonifici bancari su conti correnti esteri, un servizio che poi non ottiene. Il procuratore aggiunto capitolino Rodolfo Sabelli, a capo del gruppo per i reati finanziari, segue numerosi procedimenti su questo fronte. Si tratta di indagini coordinate dalla polizia Postale, che sta cercando di ricostruire la rete illecita delle truffe.

A questa categoria appartengono, in parte, le indagini che sta svolgendo la Guardia di Finanza sul fronte dell’abusivo finanziario attraverso il web. La notizia è di attualità perché mercoledì il nucleo Valutario ha posto sotto sequestro la piattaforma crypt.trade dopo una segnalazione della Consob del 14 settembre 2017. Stando ai documenti investigativi si consentiva «ai risparmiatori di ottenere un rendimento mensile variabile tra il 17% e il 29%; i guadagni sarebbero frutto delle operazioni di trading sugli scambi con criptovaluta».

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