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M5S da euroscettico a «eurocritico»: a Strasburgo sogna un grande centro alternativo a Merkel

Da euroscettici a «eurocritici responsabili», fautori di una linea che sia meno dipendente da Berlino senza più confondersi con estremisti e forze anti-sistema. Il riposizionamento del Movimento Cinque Stelle in Europa passa per questa metamorfosi, accuratamente accelerata negli ultimi tempi. A beneficio di chi? Le indiscrezioni sull’avvicinamento a Macron, con l’intento di entrare nel suo futuro gruppo all’Europarlamento dopo le elezioni del 2019, non vengono commentate ufficialmente. «Calma e gesso», ripetono i pentastellati a taccuini chiusi. «In un anno può succedere di tutto».

Castaldo (M5S): Europa da riformare per mettere i cittadini al centro


Quel che è accaduto ieri tra Bruxelles e Parigi testimonia quante e quali correnti scorrano sotto la superficie. Dopo le indiscrezioni pubblicate sul Foglio e l’intervista al Corriere della Sera dell’ex consigliere del presidente francese, Shahin Valléè, che apre al dialogo con il M5S purché non si allei con la Lega, arriva una nota durissima dell’associazione Europe En Marche: «I valori progressisti, di apertura e umanità sono la colonna vertebrale di Europe En Marche e non sono compatibili con le posizioni demagogiche, populiste e apertamente euroscettiche del M5S». In molti la leggono come un alt secco dei macroniani. Ma qualche ora dopo, via twitter, il partito En Marche chiarisce la versione ufficiale: «A proposito dell’Italia, come su tutti gli altri temi di politica estera soltanto @enmarchefr può esprimersi a nome della #LaREM». Né l’associazione, che ritira la nota, né Valléè. Se non è una sconfessione, poco ci manca.

Che cosa è successo? Secondo i Cinque Stelle, dietro la mossa di Europe En Marche potrebbe esserci lo zampino di Sylvie Goulard, nemica giurata del Movimento e tra le principali artefici del fallimento del passaggio dei pentastellati nel gruppo dei liberali ultraeuropeisti di Alde, tentato lo scorso anno per svincolarsi dall’abbraccio con l’Ukip di Nigel Farage nel gruppo Efdd. Goulard ha lasciato Strasburgo subito dopo, perché scelta da Macron come ministra della Difesa. Ma è stata travolta da uno scandalo riguardante una presunta truffa proprio all’Europarlamento ed è stata spostata alla vicepresidenza della Banque De France, possibile trampolino di lancio verso la poltrona di Benoit Couré (che scadrà a gennaio 2020) nel comitato esecutivo della Bce. In sintesi: Europe En Marche è la voce dei falchi, ma l’area di Macron è popolata di colombe disposte a valutare con molta più cautela. E più tempo.

Lo scenario che il M5S ha ben presente, a Roma come in Europa, è uno: l’unico gruppo che l’anno prossimo non perderà eurodeputati sarà il Ppe di Merkel e Berlusconi, mentre la Brexit causerà emorragie importanti tra i conservatori di Ecr, tra i socialisti del Pse (si stima il 40% di parlamentari in meno) e nello stesso Efdd. Al contempo faranno il loro ingresso all’Europarlamento forze nuove, dagli spagnoli di Ciudadanos allo stesso Macron, fino ai verdi danesi di Alternativet (che Di Maio andò a incontrare un anno fa a Copenaghen, ergendoli a modello del piano energetico M5S). È in questa scacchiera che il Movimento dovrà muoversi. Quello che si attende è capire come si costruirà il «contropotere» rispetto ai popolari di Merkel: se intorno a una nuova sinistra che metta insieme i socialisti e i verdi, oggi tutti deboli, o se intorno a un raggruppamento neocentrista, che possa coagulare liberali e macroniani. E poi?

Qui la partita si intreccia con quella nazionale del governo e dei rapporti tra partiti. Finora l’unico endorsement esplicito per Macron è arrivato da Matteo Renzi: se fondasse un suo movimento per correre alle europee - è il ragionamento tra i Cinque Stelle - ogni interlocuzione con il presidente francese resterebbe sulla carta. Significa che quel che accadrà nei prossimi mesi nel Pd non sarà ininfluente né sul piano interno né su quello europeo. Le altre soluzioni sono al vaglio. E la posizione che si assumerà sarà la stessa di questi giorni in Italia: massimo dialogo con tutti, confidando in una delegazione più numerosa (oggi i pentastellati rimasti nel M5S sono 14 rispetto ai 17 iniziali), che possa fare gola.

Ma un punto fermo ci sarà, almeno stando a quanto trapela: mai con Le Pen, che oggi siede nel gruppo Enf (Europa delle nazioni e della libertà) insieme ai leghisti di Matteo Salvini, comunque vada la partita del governo. Il M5S di Luigi Di Maio ha cominciato prima e in modo più convinto la “normalizzazione” per accreditarsi presso le cancellerie europee, mentre Salvini, nel suo ultimo giorno da eurodeputato qualche settimana fa, ancora tuonava contro la moneta unica e si faceva fotografare con Farage. Il M5S intende giocare la carta del lavoro concreto svolto a Strasburgo. «Il Movimento vota diversamente da Ukip su tante questioni politiche», certifica VoteWatch Europe, organizzazione indipendente che monitora le votazioni di tutti gli europarlamentari. Molta più sintonia emerge con la Sinistra europea, con i Verdi e con Alde. «Fabio Massimo Castaldo - fanno notare dal gruppo a Strasburgo - è vicepresidente dell'Europarlamento, scriviamo regolamenti importanti, come quello sull’immigrazione che tra due settimane andrà al voto o come quello sulle etichettature energetiche. C’è una consapevolezza diversa di noi».

Un dato è certo: sono lontani i tempi delle battaglie anti-euro, delle lunghe interviste per il blog a Farage («Lui è un vero euroscettico», lo osannava Beppe Grillo nel 2013), del Movimento di piazzache tuonava contro l’establishment. Se nel 2014 si entrava da alieni a Strasburgo cercando conforto tra le braccia degli acerrimi nemici dell’integrazione europea – oltre a Farage, i leghisti di Speroni, la Polonia solidale, il Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria, il Raggruppamento popolare ortodosso greco – oggi il vento che soffia da Roma impone tutt’altra linea: non euroscettica, appunto, ma eurocritica. Moderata e responsabile. Da moderna balena bianca: una forza che aspira a occupare tutto il centro dell’arena, in Italia come in Europa.

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