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Lega-M5S verso un Def unitario, consenso sulla correzione della legge…

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prove tecniche di alleanza

Lega-M5S verso un Def unitario, consenso sulla correzione della legge Fornero

Non è ancora chiusa la partita sulle commissioni speciali per esaminare gli atti urgenti del Governo in attesa che si formi una maggioranza. Anche perché sono in ballo passaggi delicati come quelli sul Def e su eventuali decreti che potrebbero rendersi necessari nel caso in cui si prolungassero i tempi per la nascita di un nuovo Governo. Il Senato ha formalizzato la costituzione della super-commissione, la Camera, complice l’assenza di esponenti del Governo, ha invece preso tempo. La posta, del resto, non è di poco conto. Basti pensare che nel caso in cui il “parlamentino provvisorio” di Palazzo Madama fosse chiamato a riferire sul Def in Aula, dove poi dovrebbero essere votate le necessarie risoluzioni, già ora si prefigurerebbe una maggioranza di fatto per “impegnare” il Governo a superare la riforma Fornero sulle pensioni. E la “convergenza” si potrebbe realizzare anche sulla necessità di rafforzare la spending review e avviare il riordino delle tax expenditures.

Dei 27 componenti della commissione speciale al Senato, che sarà operativa dal 4 aprile, 9 sono infatti del M5S, 5 della Lega, altrettanti di Fi e 2 di Fratelli d’Italia, tutte forze politiche decise a invertire la rotta sul fronte previdenziale. Che nell’eventualità in cui l’esecutivo Gentiloni presentasse, come probabile, il Def entro la fine di aprile limitato alla sola “legislazione vigente” (senza quadro programmatico) verrebbe invece quasi sicuramente considerata indispensabile (con tanto di “curve” graficizzate) per garantire nel medio-lungo periodo la sostenibilità del nostro sistema previdenziale. Una sostenibilità considerata fondamentale da Bruxelles.

Per capire come evolverà la partita occorre attendere le decisioni della Camera. Alla Conferenza dei capigruppo di mercoledì, chiamata a dare il via, mancava l’esponente del Governo. Una presenza indispensabile per definire la mission della Super-commissione. Dall’esecutivo deve arrivare l’indicazione su eventuali provvedimenti urgenti in rampa di lancio, come ad esempio il Def o un decreto legge che potrebbe essere utilizzato per favorire il decollo di misure appese a particolari scadenze nel caso in cui il mandato per la gestione degli affari correnti affidato al dimissionario Governo Gentiloni dovesse avere un orizzonte abbastanza lungo. A quel punto alla conferenza dei capigruppo spetterà decidere quali poteri affidare alla commissione speciale e quali provvedimenti sottoporre in aggiunta ai 19 “atti” già pendenti, 16 dei quali ereditati dalla scorsa legislatura. Tra questi spicca la riforma dell’ordinamento penitenziario.

Il raggio d’azione della super-commissione è insomma uno dei nodi più delicati da sciogliere. All’inizio della scorsa legislatura si partì con un perimetro limitato al Def ma poi, visti i tempi lunghi per la formazione del Governo, fu esteso a vari decreti (debiti Pa, esodati) tra non poche polemiche.

LA PARTITA DEL DEF

L’altro nodo è il Def. In assenza di un Documento completo (quadro a legislazione vigente, quadro programmatico, Programma di stabilità e Piano nazionale di riforma) i partiti, soprattutto quelli premiati dalla tornata elettorale come M5S e Lega, tenderanno a condizionare i lavori in Commissione e, poi in Aula, a caratterizzare le risoluzioni, o la risoluzione unica, da votare con le parti essenziali del loro programma: dal reddito di cittadinanza alla Flat tax, oltre al superamento della legge Fornero. Le indicazioni, comunque, non potranno essere troppo dettagliate. Il centrodestra e il M5S sono orientati a far mettere nero su bianco la necessità di contenere la spesa, soprattutto aggredendo gli sprechi, e di dare in primo segnale sul versante del disboscamento della giungla degli sconti fiscali. Anche sul fisco si punta a un richiamo per alleggerire la pressione fiscale su famiglie e imprese. Per il centrodestra è però prioritario garantire una corsia preferenziale alla flat tax mentre per i Cinquestelle occorrerebbe tagliare l’Irap e rivedere gli scaglioni Irpef dando invece la corsia preferenziale al reddito di cittadinanza. Per il Pd, che cercherà di giocare di “rimessa”, la rotta dovrebbe essere quella della riduzione del peso fiscale sulle famiglie, in primis quelle numerose, e dell’ulteriore riduzione del costo del lavoro far favorire l’occupazione “stabile”.

Rimane da sciogliere l’intricata matassa del numero di risoluzioni sul Def da presentare in Aula dopo il passaggio in commissione speciale. In mancanza di maggioranza “visibile” potrebbero essere messe in votazioni tre risoluzioni (M5S, centrodestra e Pd), ma non è escluso che si possa optare per un documento unico votato dalla super-commissione. Con il trascorrere delle ore quest’ultima ipotesi prende corpo. Ad affermare che quella della risoluzione unica è una soluzione «possibile» è stato ieri il candidato ministro allo Sviluppo economico dei M5S, Lorenzo Fioramonti.

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