Sei gruppi alla Camera e sette al Senato. Quella che ha aperto i battenti si configura come una legislatura “snella” sul fronte dei gruppi parlamentari rispetto alle precedenti (solo a inizio 2008 si è riusciti ad avere numeri paragonabili, con soli 6 gruppi). Un assetto favorito in parte dal nuovo sistema elettorale (Rosatellum). E destinato a consolidarsi, almeno al Senato, grazie ai recenti cambi del regolamento che proibiscono di formare nuovi gruppi rispetto ai partiti o alle coalizioni che si sono presentati alle elezioni. Chi vorrà abbandonare il proprio gruppo di provenienza lo potrà fare solo spostandosi verso il gruppo misto.
L’effetto Porcellum e l’eccezione del 2008
Con il Porcellum (proporzionale con premio di maggioranza), le liste collegate a una coalizione partecipavano alla ripartizione dei seggi se superavano il 2% dei voti. E questo ha favorito il proliferare dei gruppi, con l’unica eccezione del 2008 quando però si era all’apice del bipolarismo, con l’allora Pdl e il Pd che avevano insieme più dei tre quarti dei parlamentari.
Il Rosatellum e la tagliola del 3%
Con il Rosatellum (mix di uninominale e proporzionale) bisogna raggiungere la soglia del 3% per accedere alla ripartizione della quota proporzionale dei seggi. Una soglia non centrata né dalle liste di centrosinistra alleate con il Pd (i radicali di +Europa né i civici popolari di Beatrice Lorenzin e gli ulivisti di Insieme) né dai centristi di Noi con l’Italia alleati con il centrodestra. E così i loro esponenti eletti nei collegi uninominali hanno finito per ingrossare le fila del gruppo misto (mentre i 4 senatori centristi di Noi con l'Italia hanno deciso di aderire al gruppo di Forza Italia).
Il limbo del gruppo misto
Nel Misto sono finiti anche i parlamentari di Liberi e Uguali che, pur riuscendo di un soffio a superare lo sbarramento del 3%, hanno ottenuto 14 deputati e 4 senatori, insufficienti per formare un gruppo autonomo. Anche se alla Camera il partito di Pietro Grasso ha chiesto una deroga. Il “limbo” del gruppo Misto di Camera e Senato per ora conta su trentasei deputati e dodici senatori.
Verso un gruppo misto monstre al Senato
Numeri destinati a cambiare nel corso della legislatura, dove al Senato il raggruppamento potrebbe crescere a dismisura, visto che il nuovo regolamento ha trasformato il Misto nella stanza di compensazione per chi vuole cambiare casacca. Già a inizio XVIII legislatura il Misto al Senato ha 3 “sottogruppi” (le cosiddette componenti), contro l'unico (Sel) formatosi a inizio XVII legislatura. Senza contare i due senatori (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli) eletti tra le fila del Movimento Cinque stelle ma allontanati per difetti nella rendicontazione (la cosiddetta “rimborsopoli” grillina) che non hanno formato (ancora) alcuna “componente”.
Il boom dei gruppi al Senato nella XVII legislatura
Ben più numerosi i gruppi parlamentari nelle ultime legislature. In quella passata, al Senato, ai 7 gruppi iniziali (compreso il Misto) se ne sono aggiunti altri 7. Il primo è stato Gal, formatosi nel marzo 2013 come costola del Pdl a marzo 2013, dopo solo un mese dalle elezioni. Gli ultimi sono stati Articolo 1-Mdp (febbraio 2017), Federazione della Libertà (maggio 2017) e Noi con l'Italia (dicembre 2017). Mentre alla Camera, a fine legislatura si contavano 11 gruppi (con sei sottogruppi all'interno del Misto). La XVI legislatura (2008-2013) è partita a Palazzo Madama con sei gruppi. E ne ha visti altri 3 aggiungersi nel quinquennio (tra questi il movimento di Fini “Futuro e Libertà”). A fine legislatura Montecitorio contava invece su 8 gruppi (con ben 12 sottogruppo all'interno del Misto).
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