L’anno scorso era l’esordio del volto M5S in doppiopetto, ansioso di accreditarsi con l’establishment e il mondo produttivo. Quest’anno la seconda edizione di “Sum” - promossa domani a Ivrea dall’associazione Gianroberto Casaleggio fondata dal figlio Davide e da sua madre - è il suggello di quella strategia, rivelatasi vincente alla prova del voto, e il consolidamento di una sorta di think tank che lavora in parallelo alla creatura politica. Con i medesimi due forni (tra gli ospiti si va dal giovane filosofo Diego Fusaro, noto per essere anti-femminista e anti-europeista, all’ex ministro della Cultura del governo Letta, Massimo Bray), la stessa disinvolta liquidità, l’insistenza sulle parole chiave dell’innovazione e del digitale. E una novità: non è più la macchina di Casaleggio jr, supportato dall’agenzia di comunicazione Visverbi, a dover inseguire gli ospiti. Sono in tanti ad essersi autoproposti.
Cambia il vento, muta il mood. Non piace a Davide Casaleggio l’etichetta di “Leopolda a 5 Stelle” affibbiata a “Sum”. Per l’erede del cofondatore M5S, “Sum” è un tributo a quella “futurologia” - lo studio del futuro, la capacità di predire scenari (sarà illustrata da Roberto Poli, docente di Sistemi anticipanti a Trento) - tanto cara a suo padre. Ma è indubbio che a Ivrea - all’Officina H della ex sede Olivetti dove Gianroberto mosse i primi passi - va in scena l’intellighenzia cui i Cinque Stelle guardano affamati: di reti, di relazioni e di spunti.
Nel 2017 fece scalpore la partecipazione di Paolo Magri, direttore dell’Ispi e segretario del gruppo italiano della Trilateral (fino a poco tempo addietro, per i pentastellati, un “sodalizio paramassonico”). Entusiasmò l’intervento del managing director di Google Italia, Fabio Vaccarono. E fecero notizia le assenze: il forfait dell’astronauta Paolo Nespoli e il “no” cortese del procuratore capo di Milano, Francesco Greco. Quest’anno i 22 relatori (purtroppo sempre scarsa la presenza delle donne, salite da una ad appena due) testimoniano più l’eterogeneità della galassia che l'ansia di rassicurare i palazzi e i poteri che contano.
Tanti i protagonisti del mondo scientifico e dell’accademia. Dal fisico Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, a Fausto Caruana, Gianmauro Calafiore e Giuseppe Curigliano, chiamati a confrontarsi sulle nuove frontiere delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale. Di economia della cultura invece discuteranno Bray e Chiara Rostagno, direttrice del Cenacolo. Di giustizia parlerà Nino Di Matteo, il pm che ha indagato sulla trattativa Stato-mafia, da sempre vicino ai Cinque Stelle (aveva dato la sua disponibilità a entrare in un governo M5S). Confermati dallo scorso anno il sociologo del Lavoro Domenico De Masi e la psicologa Maria Rita Parsi. Tra i volti noti dello spettacolo e del giornalismo si segnalano l’attore e regista Moni Ovadia, Andrea Scanzi, Dario Vergassola e di nuovo Enrico Mentana. Debuttano come moderatrici, accanto Gianluigi Nuzzi e Luca De Biase, Veronica Gentili e Luisella Costamagna.
La politica, pure stavolta, resterà in platea. Con il candidato premier Luigi Di Maio in prima fila, insieme a molti parlamentari vecchi e nuovi. L’obiettivo di “Sum” è stato dall’inizio anche quello di tessere la trama per la creazione di una classe dirigente più qualificata: fucina di riferimenti, non solo laboratorio di idee. Obiettivo neanche tanto sotterraneo, ora che il Movimento guarda dritto a Palazzo Chigi. Come e con chi si vedrà.
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