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Casaleggio: «Lega e Pd? Destra e sinistra non esistono…

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INTERVISTA ALlo «stratega» m5s

Casaleggio: «Lega e Pd? Destra e sinistra non esistono più»

Davide Casaleggio (Ansa)
Davide Casaleggio (Ansa)

Di Maio premier, perché «non vedo ragioni per ribaltare l’esito del voto». Contratto di governo proposto a Lega o Pd? Sì, «perché destra, sinistra e centro non esistono più». Davide Casaleggio, ritenuto da molti il vero stratega M5S, benedice la linea nel giorno in cui il capo politico sale al Colle. E al Sole 24 Ore esclude commistioni tra la sua azienda e la politica: «I conflitti d’interessi sono ben altri». Difende Rousseau, «sistema operativo che ci invidiano in tutto il mondo». Perché il segreto del successo del Movimento è «essere al passo con i tempi». «Capire il futuro», d’altronde, era l’ossessione di suo padre, Gianroberto Casaleggio. Ed è il filo conduttore di “Sum”, l’evento promosso dall’associazione creata in memoria del cofondatore del M5S la cui seconda edizione si svolge domani a Ivrea all’Officina H della ex sede dell’Olivetti.

Il M5S è arrivato a eleggere 331 parlamentari e a presiedere la Camera con Fico. Una “visione” di suo padre che si avvera?

Sì, se per visione si intende l’idea di mettere il cittadino al centro della politica. Il M5S è nato in Rete e continua a vivere in Rete. Basti pensare che i parlamentari nei listini plurinominali sono stati scelti dagli iscritti con votazioni online su Rousseau. Anche questa era un’idea di mio padre.

A Ivrea si parla dell’Italia dei prossimi 10-15 anni. Qual è il manifesto dell’associazione Gianroberto Casaleggio?

Il manifesto è stato presentato durante le due cene di Milano e Roma e tra i dieci princìpi ci sono l’importanza di immaginare il futuro e di far circolare liberamente le idee, anche e soprattutto attraverso la Rete; la Rete vista come vero diritto, strumento di condivisione del sapere e fondamentale per l’accrescimento della conoscenza individuale e collettiva. E ancora, l’importanza della comunità e il rispetto per la natura. Al Sum annunceremo le attività dei prossimi mesi.

Parliamo del futuro delle nostre imprese: che cosa serve, a suo avviso, perché sia roseo?

Innovazione e internazionalizzazione sono le parole chiave. Le aziende che non coglieranno le opportunità dell’intelligenza artificiale, blockchain e dell’internet of things vedranno ridimensionarsi la propria presenza sul mercato come è già avvenuto con quelle che non hanno colto l’opportunità della Rete negli ultimi dieci anni. L’internazionalizzazione è fondamentale per creare economie di scala e reggere il confronto con le aziende estere.

In uno studio recente commissionato alla Casaleggio Associati per valutare l’innovazione digitale delle aziende emerge tutto il ritardo italiano. Come invertire la rotta?

Al nostro Paese non mancano né strumenti né risorse. Manca piuttosto la razionalità e l’organizzazione nel gestirli, con il risultato di una grande dispersione di opportunità. In Francia questo problema è stato risolto attraverso la creazione della Banca pubblica di investimento e con il coinvolgimento delle grandi aziende francesi in un processo di corporate venture capital a supporto dell’ecosistema. Far crescere il settore del finanziamento all’innovazione è il primo passo anche per attrarre i grandi fondi internazionali del private equity, che in questo momento vedono il mercato italiano troppo frammentato e costoso da gestire.

Lei è il presidente della Casaleggio Associati, dell’associazione Gianroberto Casaleggio e dell’associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma digitale M5S. Come replica a chi la accusa di conflitto di interessi?

Sia la Casaleggio Associati che l’associazione Gianroberto Casaleggio non hanno nulla a che fare con la politica. Sono entità, come ribadito più volte, totalmente estranee al M5S. Il mio impegno nell’associazione Rousseau è gratuito e non ha nulla a che vedere né con l’azienda che presiedo né con l’associazione in nome di mio padre, che ha uno scopo preciso: trovare spunti di dibattito e idee per capire il futuro. Una cosa che accomuna l’associazione Gianroberto Casaleggio e l’associazione Rousseau è che non hanno fini di lucro. I conflitti di interesse sono ben altri. E in Italia li conosciamo benissimo da anni.

Tante polemiche ha suscitato l’obbligo, per i parlamentari, di versare 300 euro al mese a Rousseau. Oltre un milione l’anno: a cosa servirà?

Rousseau è un sistema operativo che ci invidiano in tutto il mondo. È la piattaforma cuore pulsante del M5S, che nasce e si muove in Rete. Le donazioni servono per rendere Rousseau sempre più performante, con nuovi sviluppi, e sempre più sicura. Poiché l’associazione Rousseau non ha fini di lucro, ogni centesimo viene rendicontato.

Il Garante privacy ha comminato a Rousseau una sanzione di 32mila euro. I dati degli iscritti saranno tutelati meglio?

Abbiamo recepito e applicato tutte le indicazioni del Garante.

Che idea si è fatto sul caso Facebook-Cambridge Analytica?

Credo che il vero nodo sia l’approccio. Non si può contrastare un fenomeno del genere con regolamenti obsoleti. Oggi stiamo legiferando l’era dei dati con regole troppo analogiche. È necessario un cambio di paradigma.

Sul Washington Post ha scritto che «il M5S è un vento inarrestabile»...

Il successo del M5S è essere al passo coi tempi. Sia per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale, sia per quanto riguarda le battaglie e le proposte portate avanti. Intercetta l’Italia delle persone perbene.

Se arriverà al governo sarà il primo partito digitale al mondo a entrare nella stanza dei bottoni. Che ruolo avrà Rousseau?

In realtà siamo nelle stanze dei bottoni di importanti città come Roma, Torino, Livorno già da tempo. Rousseau continuerà a svolgere il suo ruolo di far esprimere gli iscritti del M5S in tutte le questioni in cui saranno coinvolti su decisione del capo politico.

Il contratto di governo proposto da Di Maio guarda sia alla Lega sia al Pd. Come è possibile un’identità tanto liquida? Il M5S è il nuovo centro?

Non è più possibile ragionare con le categorie novecentesche di destra, sinistra e centro. Non fanno più parte del vissuto dei cittadini. Hanno esaurito il loro “compito”, se così si può dire. Come le dicevo il successo del M5S è anche essere al passo coi tempi. Le ideologie non esistono più.

Di Maio premier resterà la conditio sine qua non del M5S per il governo?

Luigi Di Maio è stato il candidato premier più votato il 4 marzo, con oltre 11 milioni di voti. Una volontà popolare ampiamente espressa, dunque. Non vedo ragioni per ribaltare il risultato delle urne.

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