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Molteni, il leghista giustizialista inviso a Fi presiederà la…

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Molteni, il leghista giustizialista inviso a Fi presiederà la commissione speciale alla Camera

(Ansa)
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Contro tutte le previsioni, che davano Giancarlo Giorgetti in pole alla presidenza della commissione speciale che dovrà approvare il Def alla Camera, l’incarico va a un altro leghista, Nicola Molteni. Se, come sembra, la costituzione del nuovo governo non tarderà ad arrivare, la commissione speciale avrà vita breve: ecco spiegata - probabilmente - la correzione di rotta da Giorgetti (magari destinato ad un ruolo di governo) a Molteni.

Il giustizialista radicale

Originario di Cantù, marito dell’ultima direttrice del quotidiano leghista La Padania Aurora Lussana prima della chiusura, Molteni pur non essendo noto ai più è un politico navigato. Alla sua terza legislatura, si è distinto soprattutto in quella da poco conclusa per aver perorato da vicepresidente dei deputati leghisti le cause più radicali sul fronte della giustizia. Dal no all’abolizione del reato di clandestinità alla contrarietà sulla riforma delle carceri del ministro Orlando fino alla castrazione chimica per chi commette stupri e abusi sui minori, è entrato in collisione con i colleghi di Forza Italia soprattutto per due provvedimenti di legge che il Carroccio ha provato a introdurre senza tuttavia riuscirvi. Di Molteni era infatti la proposta di legge sulla legittima difesa e sua è stata la battaglia contro lo sconto di pena per i reati più gravi. La prima, di cui era originariamente relatore, mirava a estendere il diritto di legittima difesa considerandola, appunto, sempre legittima. Ma la proposta venne riscritta e svuotata in Commissione Giustizia alla Camera da un emendamento del Pd. La Lega promise le barricate in Aula e il dibattito parlamentare si protrasse tra accuse incrociate e rinvii. Nella sua battaglia la Lega venne affiancata da Fdi mentre Forza Italia, pur supportando la proposta originaria del Carroccio, non si spese particolarmente in sua difesa. Tant’è che votò a favore della ben nota “esenzione notturna” da colpe per chi reagiva ad aggressioni e che fece tanto scalpore sui giornali: per Molteni quella norma introdotta dopo la mediazione tra maggioranza e Forza Italia non migliorava il testo che lasciava “campo libero ai delinquenti”. Alla fine, su indicazione di Berlusconi, gli azzurri votarono comunque contro il provvedimento.

Il deputato inviso a Forza Italia
Ma a far litigare Salvini e Berlusconi fu la legge, sempre firmata Molteni, che mirava a introdurre l’inapplicabilità del rito abbreviato per i reati “gravissimi”. Il disegno di legge, anche noto come “anti-Kabobo”, prevedeva l’impossibilità per gli imputati di reati che prevedono l’ergastolo di ricorrere all’abbreviato, godendo così dello sconto fino a un terzo della pena. Il ddl venne affossato in Commissione Giustizia al Senato grazie al voto di Giovanardi (Idea) e soprattutto del forzista Giacomo Caliendo. «Questa legge - disse Molteni - è per noi imprescindibile ed è uno dei punti di programma della premiership di Matteo Salvini. Questi senatori hanno offeso le famiglie delle vittime che vedono i propri cari uccisi due volte».

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