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verso il voto del 22 aprile

Molise conteso, M5s vede la vittoria: ma pende la «maledizione» del calo alle regionali

Il M5s con il vento in poppa dopo il trionfo alle elezioni politiche del 4 marzo riuscirà nell’impresa di conquistare il Molise, dove si vota domenica? Per «espugnare» la loro prima regione, dopo il recente fallito tentativo nel Lazio, i Cinquestelle dovranno smentire un trend storico: la forte flessione alle regionali e alle amministrative rispetto alle politiche. Sarà un test importante quello del Molise. Non cruciale per le sorti del governo nazionale come quello dello stato dell’Ohio per le presidenziali Usa (per citare la gag tormentone di Maurizio Crozza) ma con un suo peso sulla partita a scacchi per il governo nazionale. Soprattutto alla luce del pantano in cui sono finite le trattative per il governo nazionale.

Regione terreno di «caccia» dei leader nazionali
Non a caso, in questi ultimi giorni di campagna elettorale la regione è battuta in lungo e in largo dai principali leader politici nazionali, da Berlusconi a Salvini a Di Maio. Quest’ultimo ha tenuto un profilo basso, dichiarando che i risultati elettorali di due sole regioni come Friuli Venezia Giulia (dove si vota il 29 aprile) e Molise «non possono avere una concreta influenza sulle vicende nazionali». Ma al candidato premier M5s serve un successo per pareggiare il conto con Salvini, che sente già la vittoria in tasca in Friuli. Mentre il leader del Carroccio ha ribadito a più riprese che da questa tornata regionale «possa venire un segnale nazionale» di chiarezza e di cambiamento. Oggi da Montenero di Bisaccia (Campobasso) ha avvisato: «Se vinciamo in Friuli e in Molise nel giro di 15 giorni si fa il governo». Lo ha detto dopo aver ribadito che in caso di vittoria nelle due regioni «questo voto sveglierà qualcuno che sta dormendo» (con accusa sibillina al Cavaliere e Di Maio, rei di contribuire allo stallo nella nascita del governo). Non solo. Salvini in Molise punta anche al sorpasso della Lega (8,6% alle politiche) su Fi (16,1%) per imporre la sua linea a livello nazionale.

Il tentativo di rimonta del centrodestra
Se si guarda alle politiche del 4 marzo, le regionali in Molise sembrerebbero una partita senza storia. Poco più di un mese fa, i 5 stelle hanno staccato tutti gli altri partiti incassando il 44,8%, con il centrodestra che si è fermato al 29,8% e il centrosinistra al 18,1. Sulla carta, dunque, la vittoria del candidato M5s, Andrea Greco, scelto online con la piattaforma Rousseau, non avrebbe rivali. Tuttavia, le elezioni locali sono storia a sé. Il centrodestra, per provare a recuperare il gap con i 5 stelle, ha deciso di mettere in campo a sostengo del suo candidato governatore, il commercialista Donato Toma (fortemente sponsorizzato da Berlusconi) ben 9 liste per un totale di 180 aspiranti consiglieri.

Per il M5s flessione storica nelle regionali
E anche se i sondaggi parlano di un M5s in vantaggio, non va dimenticato che i 5 stelle tendono a calare sensibilmente nelle elezioni regionali e amministrative. Basta guardare a un po’ di dati. Nelle politiche del 2013 in Molise il M5s prese il 27,7%, con picchi del 30,7% a Isernia e del 29, 2% a Campobasso, a livello comunale. Ma quello stesso giorno ci fu l’election day. Si votò anche per le Regionali e la musica cambiò. Il candidato M5s Antonio Federico si piazzò terzo (dietro centrosinistra vincente e centrodestra) con il 16,8%. Mentre alle regionali di due anni prima lo stesso candidato raccolse solo il 5,6%. Il trend è lo stesso se si guarda al voto amministrativo. Alle comunali di Campobasso del 2014 il candidato sindaco M5s non andò oltre il 20,3%. Mentre a quelle di Isernia del 2016 si è dovette accontentare del 9%.

Discorso simile in Friuli cinque anni fa, con il Movimento al 27,2% alle politiche (in calo, peraltro, rispetto al 24,6% delle politiche del 4 marzo). Solo due mesi dopo, alle regionali dell’aprile 2013, le cose andarono molto peggio, con il candidato M5s al 19,2%. Ma l’esempio più recente viene dal Lazio, dove il M5s ha raccolto alle politiche del 4 marzo nella circoscrizione Lazio 1 (Roma e provincia) il 32,5% e in quella Lazio 2 (tutte le altre province laziali più Civitavecchia) il 34,5%. Eppure nell’election day con le regionali, la candidata pentastellata Roberta Lombardi si è fermata al 27%, finendo terza dopo il riconfermato governatore di centrosinistra Nicola Zingaretti e il candidato di centrodestra Stefano Parisi. In Lombardia prendendo come riferimento il Senato (l’elettorato è più anziano, perché votano gli over 25, ma si semplifica il confronto rispetto alle 4 diverse circoscrizioni in cui è suddivisa la regione per la Camera, ndr) alle politiche del 2018 il M5s ha raccolto il 21,4%: comunque quattro punti in più rispetto 17,4% totalizzato dal candidato governatore pentastellato Dario Violi.

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