Le consultazioni del presidente del Senato non sono ancora finite ma il suo tentativo di trovare una maggioranza centrodestra-M5S a sostegno di un governo si è già infranto contro un muro di veti incrociati. Un fallimento certificato persino dal fatto che i leader del centrodestra - che vorrebbero presentarsi insieme al cospetto di Elisabetta Alberti Casellati - hanno fatto fatica a trovare un accordo sull’orario dell’incontro in quanto tutti impegnati in campagna elettorale. Come dire: gli appuntamenti elettorali prossimi venturi sono prioritari rispetto alle trattative per la formazione del governo.
Il veto di Di Maio su Berlusconi
Il primo veto è quello posto da Luigi Di Maio: no netto e fermo su Silvio Berlusconi. Per il leader pentastellato il solo governo possibile per determinare un cambiamento nel paese è quello fra M5S e Lega. La richiesta a Matteo Salvini è quella di rompere l’alleanza con Forza Italia.
Il no di Berlusconi all’appoggio esterno
Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, il Movimento cinque stelle avrebbe offerto, durante le consultazioni della presidente Casellati, l’appoggio esterno al governo a Forza Italia. Una concessione rigettata da Silvio Berlusconi che intende partecipare a pieno tirolo a un governo centrodestra-Cinque stelle.
Il veto di Salvini sul Pd
Due le condizioni poste da Matteo Salvini: no all’emarginzaione di Berlusconi chiesta da M5S e no a un governo insieme al Pd. «I poli sono tre: o i primi due si mettono d’accordo oppure c’è l’opzione finale e cioè il governissimo a cui io dico di no. Io non farò mai un governo con il Pd e con Renzi» chiarisce Salvini. Quanto al governissimo, è vero che il leader leghista esclude questa ipotesi, ma il suo capogruppo alla Camera Giancarlo Giorgetti appare più possibilista: «Il governo del presidente alla Lega non piace ma il nostro partito sarà responsabile».
Le condizioni dei Dem ai Cinque stelle
Se, come appare ormai chiaro, il tentativo di un governo centrodestra-M5S fallirà, si cercherà un accordo fra Pd e Cinque stelle. Ma, anche in questo caso, la trattativa partirà in salita. Le condizioni poste dai Dem sembrano infatti assai onerose. Tra queste sembra esserci anche la rinuncia a Di Maio premier. Oltre che una serie di vincoli programmatici. Nuovi veti che potrebbero mandare a monte anche questa opportunità.
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