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Le lezioni molisane per Lega e M5S

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L'Analisi|amministrative

Le lezioni molisane per Lega e M5S

Non è il Molise la prima regione italiana governata dal M5S. E non è una sorpresa. È una conferma. Al Sud, più ancora che in altre zone del Paese, arene diverse equivalgono a comportamenti elettorali diversi. Il dubbio che gli elettori molisani cambiassero preferenze di voto in queste regionali rispetto alle recenti politiche si è rivelato fondato. Il 4 Marzo in Molise era andata come nel resto del Sud. Il M5S ha ottenuto il 44,8% dei voti contro il 29,8% del centro-destra e il 18,1% del centro-sinistra. Il 22 Aprile il risultato si è rovesciato. Il candidato vincente del centro-destra Toma ha ottenuto il 43,7% dei voti mentre il candidato perdente del M5S Greco si è fermato a 38,7%.

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Brand M5S e scelta dei candidati
Come avevamo già anticipato sulle pagine di questo giornale, a livello locale la forza attrattiva del brand Cinque Stelle deve fare i conti con la ragnatela dei piccoli e grandi interessi locali, dei rapporti personali fatti di notabili, clientele, famiglie, amici. In questo contesto i candidati hanno fatto la differenza. Non tanto i candidati alla presidenza quanto quelli nelle liste. E in questa partita il vantaggio del centro-destra era enorme: ben nove liste in appoggio a Toma, con venti candidati ciascuna, contro una del M5S. Sono 180 i candidati della frammentatissima coalizione di centro-destra che hanno battuto il territorio porta a porta contro 20 pentastellati. Centottanta candidati che avevano dalla loro il voto di preferenza e l’assenza di voto disgiunto. Insomma, clientele, parentele e preferenze al Sud contano ancora. Questa è la barriera ancora difficile da superare per il Movimento a livello di elezioni amministrative. Il cambiamento va bene a Roma, meno a Campobasso. Si è visto in Molise oggi, ma qualche mese fa la stessa cosa era successa in Sicilia. La differenza è che in Molise le politiche ci sono state prima delle amministrative mentre in Sicilia è successo il contrario. Il risultato però è lo stesso. Il Movimento vince alle politiche e perde alle regionali.

Risultato da non sottovalutare
Eppure sbaglia chi pretende di leggere nel dato del Molise un cambiamento di umore dell’elettorato meridionale rispetto al voto al M5S alle politiche. Al contrario, anche se ha perso, quel 38,7% di voti che ha ottenuto non è affatto da sottovalutare. Intanto si tratta del risultato migliore ottenuto dal Movimento in una competizione regionale. In secondo luogo è stato ottenuto con una affluenza alle urne molto più bassa che alle politiche (52,2% contro 71,6%) , cosa che ha avvantaggiato i collettori di preferenze. Ma soprattutto è la conferma che, anche in una elezione in un contesto difficile come questo, il M5S resta la forza politica dominante in questa area del Paese. Basta confrontare la sua percentuale di voti con quella delle altre liste. La seconda lista più votata - Forza Italia - ha preso il 9,4% di voti.

Il peso delle percentuali in Friuli
E adesso vediamo che succederà domenica prossima in Friuli Venezia Giulia. A differenza del Molise qui l’esito è scontato. Vincerà il centro-destra, riprendendosi una regione che aveva perso per lo 0,4 % dei voti nel 2013. Ma quello che conterà lì, ancora più che in Molise dove è finita in sostanziale parità, sono le percentuali di voto della Lega Nord e di Forza Italia. Si badi bene Lega Nord e non Lega. La Lega che si presenta in Friuli non è la stessa che si è presentata in Molise. Naturalmente nessuno lo ha detto agli elettori molisani e forse non tutti gli elettori friulani lo sanno. Il partito di Salvini è ancora un Giano bifronte che mostra facce diverse a elettorati diversi. In Lombardia alle recenti regionali si è presentato come Lega-Lega Lombarda. Due leghe nello stesso contrassegno: la nuova e la vecchia. Insomma siamo di fronte a un partito nel bel mezzo di una transizione di cui ancora non si vede la fine. Salvini è ancora il segretario della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Quanto durerà l’ambiguità non si sa. Per ora funziona e finché funziona Salvini non ha interesse ad affrontare un congresso per cambiare lo statuto del partito. E anche domenica prossima in Friuli Venezia Giulia la Lega Nord andrà bene, forse addirittura molto bene. E allora perché cambiare? Ogni cosa a suo tempo. Adesso c’è di mezzo il governo del Paese. Poi si vedrà.

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