Sono almeno 16 i senatori pronti a unirsi ad un’eventuale maggioranza M5S-Pd al Senato. Si tratta degli 8 parlamentari che fanno parte del gruppo delle Autonomie e di altri 8 dei 12 compongono il gruppo Misto. In questo modo la potenziale maggioranza raggiungerebbe la ragguardevole quota di 177 voti.
Maggioranza risicata al Senato
La maggioranza Pd-M5S al Senato è risicata: può contare infatti su 161 voti, la quota che a Palazzo Madama garantisce la maggioranza assoluta. Numeri troppo stretti per garantire da soli la tenuta parlamentare. Ma, di fatto, chi prende in considerazione questa formula, parte dalla considerazione che - se l’accordo fra i due partiti viene chiuso - ai due gruppi principali (Cinque stelle e Dem) si accoderanno molti altri parlamentari. Quelli già ribattezzati come “responsabili”.
Il drappello delle Autonomie
Nel gruppo delle Autonomie ci sono sei eletti in liste Pd o collegate con il Pd. Julia Unterberger, Dieter Steger, Meinhard Durnwalder e Gianclaudio Bressa sono stati eletti nelle liste Svp, alleate con il Pd. Gianclaudio Bressa è lui stesso iscritto al partito. Albert Laniece è stato eletto in Valle d’Aosta ed è sempre stato in maggioranza con il Pd. Infine, Pierferdinando Casini è stato eletto in Emilia Romagna proprio nelle liste Dem. È dunque facile pensare che tutti questi senatori non faranno mancare il loro appoggio ad un governo che veda il Pd come uno dei soci di maggioranza. Infine del gruppo fanno parte anche i senatori a vita Giorgio Napolitano ed Elena Cattaneo. Anche loro non dovrebbero essere ostili ad un governo giallo-rosso. Il gruppo, ovviamente, non ha ancora preso alcuna posizione. Ma intanto è chiaro che esso costituisce un tesoretto di voti.
Possibile aiuto anche dal Misto
Anche il gruppo Misto costituisce un valido serbatoio cui attingere. Qui si trovano 4 senatori di Liberi e uguali che dovrebbero naturalmente convergere su un governoM5S-Pd: si tratta di Loredana De Petris, Pietro Grasso, Francesco Laforgia e Vasco Errani. Ci sono poi Riccardo Nencini e Emma Bonino, eletti nei collegi uninominali in quota Pd. Difficile pensare che questi senatori votino contro un governo sostenuto dal partito democratico. Infine del gruppo fanno parte Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, i due senatori accusati dai Cinque stelle di non aver pagato tutti i rimborsi dovuti al partito. Due voti che con ogni probabilità tornerebbero all’origine in caso di bisogno. Resterebbero in forse i voti dei due senatori eletti all’estero e quelli dei senatori a vita Mario Monti e Liliana Segre. In tutto anche in questo gruppo sarebbero pronti a convergere otto voti. Anche questi “responsabilmente” preziosi.
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