Chi siederà sulla poltrona di premier a palazzo Chigi? Dopo 64 giorni di stallo post elezioni politiche del 4 marzo il Paese è ancora senza premier e senza governo. E il M5S che ha avuto più voti (32%) e la coalizione di centrodestra che si è affermata con il 37%, pur non avendo la maggioranza, rivendicano la poltrona senza avere i numeri per farlo. Perché sembra non sia chiaro a tutti che per governare e avere la poltrona di premier servono numeri certi. Numeri indispensabili per non affondare dinanzi al primo scoglio in Parlamento, per non farsi silurare dai veti incrociati, per approvare almeno la legge di bilancio con la sterilizzazione dell’Iva e affrontare gli stringenti impegni internazionali che pesano come macigni sull’economia del Paese. E per modificare la legge elettorale che, per la forma ormai tripartitica dell’Italia, non consente di governare.
Senza numeri in Parlamento si vota a luglio
Serve un governo neutrale che traghetti il Paese a un nuovo voto, visto che il governo politico sembra impossibile da trovare. Mattarella tenterà la carta del governo di tregua o manderà il paese al voto prima dell’estate. Anche solo per traghettare a nuove elezioni. Se poi già la prossima settimana il governo del presidente non ottenesse la fiducia, il capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere e il voto cadrebbe in piena estate, a luglio. Di Maio e Salvini hanno parlato della data dell’8 luglio. A meno di un accordo tra le forze politiche per permettere al governo sfiduciato di andare avanti per qualche settimana. Infatti, per votare a ottobre il presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le Camere non prima di fine luglio. L’ennesima fumata nera alla terza tornata di consultazioni potrebbe insomma portare dritti alle urne. Il capo dello Stato Sergio Mattarella sta infatti già valutando, oltre al governo di tregua (che vorrebbe fino alla primavera 2019 per evitare l’esercizio provvisorio e l’aumento dell’Iva), anche un piano B, con il voto.
Ventotto premier e nessuna donna
Finora nell’Italia repubblicana si sono stati 28 premier, tutti uomini, e hanno presieduto complessivamente 64 governi della Repubblica. Nella caccia al premier terzo, alla figura che potrebbe essere apprezzata da tutti, compaiono anche un poker di nomi al femminile. A partire Marta Cartabia, classe 1966, vicepresidente della Corte costituzionale dal 12 novembre 2014, riconfermata il 24 febbraio 2016 dal nuovo presidente Paolo Grossi.
Il 2 settembre 2011 è stata nominata giudice della Corte costituzionale dal presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Altro nome in pole è quello di Fabiola Gianotti, classe 1960, fisica italiana, attuale direttrice generale del Cern di Ginevra, prima donna a dirigerlo (e terza italiana). «Time» l'ha inserita in quinta posizione nella graduatoria di “Persona dell’anno” 2012 e «Forbes» nel 2016 l’ha messa fra le 100 donne più potenti al mondo insieme a Federica Mogherini e Miuccia Prada. In lizza anche l’economista Lucrezia Reichlin, classe 1954, già direttore generale alla ricerca alla Bce di Francoforte, durante la presidenza di Jean-Claude Trichet. Figlia di Alfredo Reichlin, ex deputato di Pci e Pdds, e di Luciana Castellina, deputata e fondatrice de “Il manifesto” , Lucrezia Reichlin dal 2008 è docente alla London Business School. Fra le possibili candidate anche Anna Maria Tarantola, classe 1945, ex presidente della Rai, per anni dirigente della Banca d'Italia.
Il totonomi al maschile
Poi nel totonomi per la poltrona di premier c’è un nutrito drappello di uomini. Il volto politico, in grado di guidare un governo di centrodestra con appoggi in Parlamento potrebbe essere quello di Giancarlo Giorgetti, capogrupo leghista alla Camera. Fra i tecnici ci sono Sabino Cassese, classe 1935, giudice emerito della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi, classe 1939, presidente della Corte Costituzionale e Alessandro Pajno, classe 1948, presidente del Consiglio di Stato. Poi c’è Carlo Cottarelli, classe 1954, economista. È stato commissario alla spending review e dirige l'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel lungo elenco del totonomi ci sono anche Enrico Giovannini, classe 1957, economista e statistico, ex presidente dell’istat e Roberto Perotti, classe 1961, economista e professore ordinario di economia politica presso l'Università Bocconi di Milano. In pole c’è Guido Tabellini, classe 1956, economista e rettore della Bocconi dal 2008 al 2012.
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