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Dalle società ai palazzi abusivi: ecco l’impero romano dei…

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15 milioni sotto sequestro

Dalle società ai palazzi abusivi: ecco l’impero romano dei Casamonica

La vera difficoltà è nel dimostrare la «pericolosità sociale» dei Casamonica. Le denunce per estorsione e usura sono spesso ritrattate, consentendo agli esponenti della famiglia sotto indagine di sfuggire non solo alle condanne ma anche alle misure di prevenzione patrimoniale. Un presunto «sistema» di intimidazioni e di controllo del territorio che generano paura nell’area sud-est di Roma, quella sotto il loro controllo da circa 30 anni. Finora la Procura della Repubblica capitolina è riuscita a infliggere sequestri per 15 milioni di euro in sei anni di indagini. Si tratta soprattutto beni immobili e quote societarie.

Gli accertamenti della Direzione distrettuale antimafia
Fin dal 2003 era stata sollevata una «assimilabilità del clan Casamonica ad un’associazione di stampo mafioso», per il modo in cui era strutturata e operava nel territorio. L’operazione Gipsy coordinata dai pm di Roma e dalla Direzione investigativa antimafia aveva già tracciato un profilo criminale della famiglia di Sinti, ramificata nel Lazio. C’è da dire che ad oggi mancano pronunce giudiziarie sulla presunta mafiosità dei Casamonica. Gli unici procedimenti in cui risultano imputati sono soprattutto per usura ed estorsione, ma in molti casi finiscono in un nulla di fatto in quanto le vittime ritrattano. Un aspetto di non secondaria importanza, in quanto per questo motivo risulta difficoltoso l’accertamento della «pericolosità sociale», elemento centrale per poter disporre le misure di prevenzione patrimoniali, ossia il sequestro dei beni.

Misure di prevenzione per 15 milioni di euro
Ad oggi risultano sequestrati 15 milioni di euro attraverso tre diverse misure disposte sulla base di indagini del Gico della Guardia di finanza di Roma e due su accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo. Stando alle verifiche i Casamonica avrebbero creato un impero basato sull’usura e sulle estorsioni regolarmente perpetrate ai danni di imprese con sede nell’area sud-est di Roma. La Guardia di finanza è riuscita a scoprire che i giri di usura ed estorsione sono abilmente «schermati» attraverso società di vendita di automobili. Delle sostanziali «scatole vuote» senza neanche una sede fisica ma con centinaia di contratti anomali relativi alla vendita di macchine. Operazioni «opache» che si riscontrano anche nella gestione di una serie di beni immobili - quasi tutti abusivi - sparsi nella Capitale e affittati a soggetti extracomunitari.

Raid nel bar: domani gli interrogatori per i quattro arrestati
Intanto sono fissati per domani, 10 maggio, gli interrogatori di garanzia di
Alfredo Di Silvio, Vincenzo Di Silvio e Antonio Casamonica e Enrico Di Silvio, accusati dell’aggressione al gestore di un bar e di una donna avvenuta a Roma il primo aprile scorso. L’atto istruttorio si svolgerà nel carcere di Regina Coeli davanti al gip Clementina Forleo che contesta agli arrestati i reati, a seconda delle posizioni, di violenza privata, danneggiamento e lesioni aggravati dal metodo mafioso.

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