Le opportunità di business per le aziende italiane, con riferimento ai bandi di gara promossi dalla Banca mondiale, ci sono. O meglio: ci sarebbero. L’istituzione internazionale finanzia in media circa 6mila contratti all’anno (relativi a lavori civili, fornitura di beni e servizi di consulenza), per un valore totale pari a circa 20 miliardi di dollari. Una bella cifra. Se guardiamo tuttavia ai dati forniti da quella che è la principale organizzazione internazionale per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà, nel 2017 il posizionamento dell’Italia è stato modesto: il paese si è collocato al 25mo posto (contro il 16mo posto del 2016) per contratti ottenuti. Nel complesso abbiamo portato a casa 38 accordi, per un valore di circa 72 milioni: lo 0,65% del totale. Briciole.
«C’è molto spazio per fare di più»
Il punto sulla situazione del procurement, con particolare riferimento al canale Banca mondiale, è stato fatto oggi in occasione di un convegno organizzato dal ministero degli Affari esteri, e che si è tenuto a Roma presso la Farnesina. L’incontro ha avuto lo scopo di delineare le opportunità di business per le imprese italiane. Opportunità che, stando ai numeri degli ultimi due anni, sono ancora in gran parte da cogliere. O, per dirla con le parole del direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo della Farnesina, Giorgio Marrapodi, «c’è molto spazio per fare di più. Dobbiamo tornare a guardare con attenzione alle opportunità che la Banca mondiale offre».
Non solo Banca mondiale: le difficoltà con Onu e fondi europei
Quella di portare a casa bandi di gara esigui, o comunque inferiori alle capacità delle aziende italiane (che spesso vantano un know-how di alto livello), è una caratteristica che si manifesta in generale nelle gare di appalto internazionali promosse dalle grandi istituzioni: secondo gli ultimi dati a disposizione, relativi al 2016, il valore degli acquisti di beni e servizi delle Nazioni Unite è stato pari a 17 miliardi di dollari, di cui solo 338 milioni la quota aggiudicata all’Italia (pari all'1,91% del totale). Anche nei principali programmi e strumenti di finanziamento europei la presenza italiana è debole: se si considera il Fes (Fondo europeo di sviluppo) nell’anno finanziario 2016 su un totale di contratti di appalto per oltre 327 milioni di euro (servizi, forniture e lavori) l’Italia se ne è visti aggiudicare poco più di 36 milioni (l’11,04%).Analogo discorso per lo Strumento per la cooperazione allo sviluppo: su un importo totale di finanziamenti erogati di oltre 135 milioni gli operatori italiani se ne sono visti aggiudicare oltre 54. Per quanto riguarda, infine, lo Strumento europeo per il vicinato, su un importo totale di finanziamenti erogati di 31 milioni circa gli operatori italiani se ne sono visti aggiudicare per un importo di oltre cinque milioni.
De Luca: nel periodo 2011-2018 Italia quarta per valore dei contratti ottenuti
Il direttore generale per la Promozione del sistema Paese del ministero degli Affari esteri, Vincenzo De Luca, intervenuto questa mattina al convegno, ha messo in evidenza che il bicchiere non è del tutto vuoto. Se si considera il totale dei contratti aggiudicati nel periodo 2011-2018 (in questo caso i dati sono aggiornati a marzo), ha ricordato, l’Italia si colloca al quarto posto per valore totale (dopo Cina, India e Spagna), al terzo posto per forniture di beni (dopo Cina e India), al quinto per lavori civili (dopo Cina, India, Spagna e Brasile) e al 16mo per servizi di consulenza. I contratti aggiudicati dall’Italia nel periodo 2011-2018 ammontano a 4,2 miliardi (4% del totale, contro il 4,6% della Spagna, 12% dell’India e 18,7% della Cina). «La scommessa nei prossimi anni è l’Africa subshariana - ha aggiunto De Luca -: l’Africa come continente è allo stesso tempo una sfida e un’opportunità».
La fotografia sul 2017: ottavi sui servizi di consulenza, quarti in Europa
Dei 38 accordi che nel 2017 l’Italia ha ottenuto dal filone Banca mondiale, uno ha riguardato lavori civili del valore di 11,5 milioni; 11 contratti per forniture di beni, del valore complessivo di 27 milioni; e contratti per servizi di consulenza del valore complessivo di 32,3 milioni. Per i servizi di consulenza l’Italia si colloca all’ottavo posto (il quarto in Europa, dopo Francia, Germania e Regno Unito).
Quasi sette contratti su dieci in Europa e Asia centrale
Il 69% dei contratti aggiudicati ha riguardato progetti in Europa e Asia centrale, il 22% in Africa, il 7% in Asia orientale e Pacifico. I principali Paesi nei quali l’Italia è riuscita ad aggiudicarsi commesse sono, nell’ordine, Uzbekistan (in particolare nel settore energetico), Ucraina (in particolare nel settore sanitario), Repubblica Democratica del Congo, Albania, Georgia, Serbia, Senegal, Mozambico, Vietnam e Afghanistan.
Le cause della bassa partecipazione alle gare della Banca mondiale
Uno studio del ministero dell’Economia ha fatto luce sulle cause che sono alla base partecipazione ancora sotto il potenziale delle imprese italiane alle gare della Banca mondiale. Si parte dalla scarsa conoscenza delle opportunità (tra le imprese che son o state allora intervistate, solo il 54% aveva dichiarato di essere a conoscenza della possibilità di partecipare a bandi di gara internazionali finanziati dalla Banca) per passare ai costi associati alla partecipazione, percepiti spesso come eccessivi, soprattutto dalle imprese di piccola dimensione. In particolare, gli ostacoli più rilevanti alla partecipazione delle imprese italiane erano risultati: i costi associati al monitoraggio e alla ricerca informazioni, la difficoltà nel comprendere le condizioni contrattuali, gli standard tecnici troppo elevati, l’ammontare delle fideiussioni richieste e le difficoltà nel ricercare un partner locale e/o un agente locale. Le imprese italiane tendono inoltre a partecipare meno in joint venture rispetto alle imprese degli altri Paesi, anche se spesso le JV – specie se costituite con imprese locali – facilitano l’aggiudicazione della gara. Il report è stato pubblicato nel 2007, ossia undici anni fa. Per quanto datato, è ancora attuale.
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