Un’altra giornata di attesa per il Quirinale. È vero che Sergio Mattarella si era preso una pausa di riflessione ma, visto quello che è accaduto ieri, sembra che il tempo non sia trascorso inutilmente. E che sia servito, invece, a far emergere aspetti nuovi sulla figura del premier indicato da Di Maio e Salvini - Giuseppe Conte - su cui al Colle vogliono fare attente verifiche. Il capo dello Stato non ha posto veti ai due leader che lunedì sono andati ad indicarne il nome ma questo non vuol dire che la sua sia una firma “notarile”.
Prima di fare un passo decisivo e formale - come è quello di affidargli l’incarico - vuole avere tutti gli elementi di giudizio. Quindi quella “convocazione” che sarebbe dovuta arrivare già oggi verosimilmente slitta. A quando? Ieri non c’erano risposte definite dal Quirinale ma solo l’insistenza sul fatto che si passerà al «vaglio» il profilo di chi dovrà guidare il futuro Governo. Del resto, le voci sul curriculum di Conte, sul fatto che vi siano alcuni “falsi”, hanno agitato - e molto - la stessa compagine grillina anche se la posizione ufficiale di ieri era quella di fare quadrato attorno al suo nome. Ma una linea politica non può automaticamente trasformarsi in una decisione ufficiale e immediata per il capo dello Stato. Serve un «vaglio» - appunto - per dare al Paese un premier di garantita affidabilità e rispettabilità. E la giornata di oggi servirà a fare questa riflessione.
Si attendono, insomma, anche le spiegazioni che fornirà il diretto interessato alla luce del ruolo che dovrebbe andare a ricoprire. Starà a lui la responsabilità non solo di guidare l’Esecutivo ma di proporre i nomi per la squadra su cui il capo dello Stato ha intenzione di esercitare le sue prerogative. Ed è questo l’altro sipario che si apre su questa crisi. Perché la Lega ieri ha fatto sapere che non intende fare retromarcia su un altro nome finito sotto la sua lente, quello del professor Paolo Savona che Salvini vuole al ministero dell’Economia. E qui è bene chiarire un punto. Che quella della Lega non è solo una proposta ma sembra davvero un aut aut che scavalcherebbe il ruolo del Colle. Lo diceva ieri Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, che se salta quella casella, è possibile che salti tutto. «Un veto del Quirinale sarebbe un bel problema».
Anche le parole del leader del Carroccio ieri riportavano indietro. Quella frase «o si parte o le urne» erano un salto nel passato quando erano rivolte ai 5 Stelle o al centro-destra. Ma è chiaro che questa frase, detta oggi, non è più rivolta a Silvio Berlusconi o a Forza Italia – timorosa di andare al voto – e nemmeno a Di Maio ma punta dritto contro il Quirinale. Nessuno al Colle ieri si spingeva a dare questa interpretazione, ma la minaccia di Salvini – a questo punto – sembra avere un unico destinatario: Mattarella. Sapendo, tra l’altro, che il capo dello Stato nei suoi recenti discorsi pubblici ha insistito su due punti: il rispetto degli accordi con l’Ue e dell’articolo 81 sulle coperture a leggi di spesa e pareggio di bilancio.
È evidente che un nome come quello di Savona, illustre professore ma sostenitore di posizioni euroscettiche, rappresenta un problema. Anche questo, dunque, è un aspetto da chiarire. Nonostante nella squadra dovrebbe entrare Enzo Moavero, che vanta grande esperienza in Europa e fece parte del Governo Monti, è probabile che Mattarella vorrà ben capire come sarà la “coabitazione” tra i due. E quale inclinazione prenderà l’Esecutivo che dovrebbe nascere.
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