Un taglia-leggi e un pacchetto antiburocrazia nel primo provvedimento urgente del nuovo governo da varare già in estate. Per il momento è solo un’ipotesi molto gettonata, ma Giuseppe Conte è già pronto a lasciare un suo segno, anche a dispetto di chi lo considera un mero esecutore. Se, come è quasi certo, scioglierà la riserva per formare il primo esecutivo gialloverde della storia repubblicana, il giurista incaricato dal Capo dello Stato e indicato da Pentastellati e leghisti per approdare a Palazzo Chigi, dovrebbe dare rapidamente operatività a una parte delle misure per le quali era stato inserito da Luigi Di Maio sul finire della campagna elettorale nella lista dei ministeri in pectore del Movimento Cinque stelle.
Una prima scossa che verrebbe rafforzata da interventi su pensioni, centri per l’impiego e, forse, anche sull’immigrazione, in attesa di sciogliere il nodo fisco. E con tutta probabilità non occorrerà attendere troppo tempo. La rotta che punta a tracciare il premier incaricato “con riserva” passa, sulla falsariga del contratto M5S-Lega, per due precise coordinate: crescita e mantenimento degli impegni per il cambiamento presi con gli elettori. E un decreto legge con queste caratteristiche presentato a inizio estate sarebbe un chiaro segnale della volontà del Governo di non perdere tempo.
Pentastellati e leghisti ne avrebbero già parlato nelle riunioni sulla stesura del “contratto”. E anche la mozione di fiducia al Governo che sarà votata presumibilmente la prossima settimana dalle Camere dovrebbe contenere alcune indicazioni sulla tabella di marcia dell’esecutivo. La mozione si raccorderà con la risoluzione “light” al Def tendenziale al voto in Parlamento dopo la “fiducia” (v. Il Sole 24 Ore di ieri).
Taglia-leggi e pensioni dovrebbero essere i pilastri su cui costruire l’eventuale decreto. Sulla previdenza non dovrebbe scattare subito l’operazione per garantire le uscite con quota 100 (somma di età anagrafica, con un minimo di 64 anni, e contributiva) e quota 41 e 5 mesi (senza vincoli anagrafici), destinata a decollare con la legge di bilancio. L’idea sarebbe di rendere immediatamente operative le cosiddette “misure preparatorie”, compreso lo stop all’Ape social e agli interventi ad hoc messi a punto dal governo Gentiloni per i lavori gravosi, e di dare il via al ripristino di “opzione-donna” (uscita con 57-58 anni di età e 35 anni di contributi e assegno “contributivo”).
Viene considerata molto probabile anche la riforma dei centri per l’impiego, che rappresenterebbe la prima tappa del percorso per rafforzare con la legge di bilancio la dote attualmente a disposizione per il reddito d’inclusione. Anche l’immigrazione con un parziale restyling del piano-Minniti potrebbe entrare nel Dl.
Resta il nodo fisco. La voglia di una “pace fiscale” con la maxi rottamazione delle pendenze con l’agente della riscossione da far decollare fin da subito, deve prima fare i conti con la chiusura della definizione agevolata delle cartelle esattoriali attualmente in corso. Che ha visto l’adesione di 950mila contribuenti e da cui sono attesi non meno di 2 miliardi tra il 2018 e il 2019. La pace fiscale così come il taglio delle tax expenditures dovrebbero essere chiamate a dare il loro contributo nella manovra per l’avvio della «Dual tax». Nel breve periodo il nuovo Governo potrebbe intervenire, invece, sul debutto dal 1° luglio della fatturazione elettronica per i carburanti, su cui si attendeva un regime a due vie tra e-fattura e scheda carburanti per non complicare adempimenti e obblighi Iva.
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