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il convegno di bagnaia

A lezione dai grandi giornali Usa: 3 ricette per il futuro dell’editoria

A Bagnaia torna «Crescere tra le righe», il convegno dell’Osservatorio Giovani Editori (Ansa)
A Bagnaia torna «Crescere tra le righe», il convegno dell’Osservatorio Giovani Editori (Ansa)

Un red carpet dell’informazione con un filo conduttore che passa attraverso parole d’ordine apparse mai come oggi condivise e condivisibili: stop alle fake news, mettere un argine al tutto gratis che punta ad affossare il «valore» dell’informazione; barra dritta sull’informazione di qualità. Dopo tre anni torna «Crescere tra le righe», il convegno organizzato dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori. Giunto alla decima edizione, a Borgo la Bagnaia (Siena), mettendo a confronto i principali protagonisti del mondo dei media nazionale e internazionale con circa 250 studenti tra coloro che partecipano all’iniziativa del «Quotidiano in Classe».

A lezione dai direttori Usa
Tutti in religioso silenzio in mattinata ad ascoltare i direttori dei più prestigiosi quotidiani americani - Gerard Baker, di «The Wall Street Journal», Dean Baquet, di «The New York Times» e Martin Baron, di «The Washington Post» – ma anche i responsabili delle news delle principali piattaforme digitali. Con loro, per la prima volta, chiamati dal presidente dell’Osservatorio Andrea Ceccherini, sono presenti i responsabili delle news delle principali piattaforme digitali. In mattinata ha parlato Richard Gingras, vicepresidente News Google, protagonista di un curioso siparietto alla fine della mattinata. L’ultimo speech della mattinata infatti è stato quello di Jeff Bewkes, ceo di time Warner che dal palco non l’ha mandata a dire: «Voglio chiedere a Facebook, Google e alle altre piattaforme una cosa. Se i fatti sono importanti chi è che paga questi fatti? Se la qualità dell’informazione è così importante perché non li pagate voi i costi di questa informazione?».

Il valore dell’informazione di qualità
Alla fine del suo intervento Bewkes e Gingras si stringono la mano e scambiano qualche parola: «Mi ha spiegato che secondo lui noi abbiamo troppo potere contrattuale. Io gli ho spiegato che per noi è un valore quello di avere informazione di qualità ma che non è corretto quando si dice che le cose si leggono su Google. La piattaforma risponde a una ricerca. Semplicemente». Il rapporto fra publishing e tech, fra contenuti e piattaforme, fa inevitabilmente da comune denominatore in un contesto in cui «l’esplosione della diffusione delle fake news ha aperto un varco tra mondo del publishing e quello dell’hi tech. Entrambi hanno capito, forse per la prima volta, che l’uno ha bisogno dell’altro», ha spiegato il presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani–Editori, Andrea Ceccherini, nell’aprire i lavori di «Crescere tra le righe».

Una crociata contro le fake news
La crociata antibufale sarà al centro di un progetto comune, annunciato proprio oggi, fra Google e un Osservatorio che nel progetto «Quotidiano in Classe» indica da anni un deterrente efficace contro le «bufale», attraverso la sua capacità di sviluppare la coscienza critica degli studenti. «Di fronte al crescente dilagare di fake news non ci possiamo arrendere all’idea che il fact checking rappresenti la sola soluzione». Meglio puntare sull’«individuo che», ha spiegato il presidente dell’Osservatorio, «ha una testa sulle spalle, che deve saper usare, allenandola con esercizi di media literacy, che come il Quotidiano in Classe, hanno un solo obiettivo: rendere la persona più padrona di se stessa».

La ricettà: verità e affidabilità
I direttori dei radi giornali Usa, sul loro versante, non hanno alcun dubbio sugli ingredienti fondamentali: verità e affidailità. Il tutto con la conapevolezza che il business è cambiato. Non può essere la pubblicità a reggere il castello. La scommessa è sul prodotto, sulla capacità di farlo apprezzare e di vendere. Anche con modalità innovative. Marc Thompson, l’ad del «New York Times» spiega che attualmente il digitale per la “signora in grigio” della stampa Usa rappresenta circa il 38% del totale dei ricavi, con la carta al 62%. «Il peso del digitale cresce del 5-6% ogni anno e tra 3 o 4 anni supererà quello della carta», ha confermato Thompson indicando in 4 milioni gli abbonati grazie al digitale alla fine dell’anno: erano 2,8 milioni nell’ultima trimestrale.

Un’indicazione che è anche una sfida per la stampa italiana. Come spiega anche il presidente e ad di Rcs Urbano Cairo: «Per Rcs, presente in Italia e Spagna, la carta pesa per l’84% del fatturato. Quindi per noi importante. Dopo la relazione di Thompson è chiaro che dobbiamo investire nel digitale», ha detto durante il suo intervento. «Lo sviluppo digitale sarà fondamentale. Dobbiamo essere al passo con i tempi» per quanto, «se lo standard di mercato è free, non è che si possano fare passi in avanti eccessivi».

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