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Governo, Cottarelli al Colle alle 11.30. Salvini: se Berlusconi…

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di maio chiede impeachment

Governo, Cottarelli al Colle alle 11.30. Salvini: se Berlusconi lo vota addio alleanza. Risale lo spread

«No a un sostenitore dell’uscita dell’Italia dall’euro». Sergio Mattarella lo dice a chiare lettere: non poteva prendersi la responsabilità di nominare un ministro che aveva teorizzato il no alla moneta unica. E così, sul nome di Paolo Savona, il governo giallo-verde è naufragato. Intanto l’economista Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, è stato convocato al Quirinale per lunedì mattina. Fortissimo lo scontro istituzionale. Tanto che Fdi e i vertici di M5s avanzano l’ipotesi di chiedere l’impeachment del capo dello Stato in base all’articolo 90 della Costituzione. Ipotesi sulla quale però Salvini dice di non volersi esprimere.

L’impeachment viene invece subito stigmatizzato da Silvio Berlusconi: «Irresponsabile chi ne parla». «Dal Quirinale «no comment» su questa ipotesi. Il centrosinistra plaude a Mattarella e gli esprime solidarietà, il leader Fi cita il capo dello Stato: «Come sottolineato dal Presidente Mattarella in un momento come questo il primo dovere di tutti è difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese».

Le parole del capo dello Stato
«Io devo firmare» i decreti per le nomine dei ministri «assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione». Ecco perché ha dovuto opporre il suo no al nome di Paolo Savona al ministero dell’Economia. Il capo dello Stato ha spiegato nei dettagli ciò che la nomina di Savona avrebbe potuto comportare e ciò che già stava accadendo: «L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e i cittadini italiani, con un rischio anche per i mutui». Lo stop insomma era inevitabile. Così Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Le prossime mosse
Nel suo discorso, Mattarella ha anche fatto sapere che da alcune forze politiche si chiede di andare alle elezioni. «Prenderò delle decisioni sulla base dell’evoluzione della situazione alle Camere» ha aggiunto. Poco dopo la convocazione di Carlo Cottarelli per lunedì mattina. Un epilogo che arriva dopo una giornata convulsa.

Cinque stelle e Lega all’attacco
I 5Stelle, dopo l’incontro di domenica pomeriggio di Di Maio con il capo dello Stato, avevano dato per certo il veto del Quirinale che in una nota aveva puntualizzato «c’è stato un irrigidimento delle forze politiche». Matteo Salvini, dopo un passaggio al Quirinale, domenica sera è andato in piazza per chiedere il ritorno al voto: «Per il governo che ha in mano il futuro dell’Italia decidono gli italiani, se siamo in democrazia». Anche Di Maio attacca a testa bassa: «Chi decide il governo degli italiani? Le agenzie di rating?», dice in diretta Facebook il leader del M5S che poi attacca direttamente il Presidente Mattarella: «La sua è una scelta incomprensibile, allora è inutile votare se i governi li decidono sempre gli stessi». Domenica sera anche la Lega diffonde una nota: «La Lega è indignata da questo attacco alla democrazia. Noi pronti a governare con ministri e ce l’hanno impedito». E Di Maio già attacca Cottarelli: «Cottarelli convocato subito al Quirinale, ma non ha la fiducia del parlamento e non ha la maggioranza. Questo è assurdo».

Conte getta la spugna
Giuseppe Conte, dopo che il segretario generale Ugo Zampetti ha confermato lo scioglimento della riserva e la remissione del mandato, è uscito di fronte alle telecamere per un laconico ringraziamento al Capo dello Stato ma anche a Di Maio e Salvini che gli avevano affidato l’onore di guidare il governo.

Di Maio e Salvini al Colle nel pomeriggio
A confermare l’altissima tensione già domenica pomeriggio, dopo la dichiarazione di Paolo Savona, l’arrivo in segreto al Colle prima di Matteo Salvini e poi di Luigi Di Maio, per un ultimo drammatico faccia a faccia con Sergio Mattarella.

Il comunicato di Savona
Il comunicato di Paolo Savona, diffuso domenica alle 13, non è stato infatti sufficiente a diradare le perplessità sulla figura dell’economista sardo. Anche perchè - viene fatto notare - è stata pubblicato sul sito dei No-euro “Scenarieconomici.it”. Un tentativo in extremis, in cui sono diventate chiare le dinamiche: la Lega impuntata sul nome di Savona all'Economia, ad alimentare il dubbio che voglia apposta far saltare il tavolo per tornare al voto e passare all'incasso; i Cinque Stelle disposti a trattare fino alla fine, pur di approdare a Palazzo Chigi.

Tant’è che è continuata a circolare l’ipotesi di una mediazione finale che prevedeva lo spacchettamento del Mef in due dicasteri, con le Finanze affidate a Savona e il Bilancio, con la delega ai Rapporti con l'Europa, al banchiere di lungo corso Rainer Masera, 74enne ex ministro del governo Dini, docente all'Università telematica Marconi da cui negli ultimi tempi si era avvicinato al mondo pentastellato. Ipotesi però tramontata nelle ultime ore.

Il nome di Savona nella lista
Conte è salito al Colle con il nome di Savona inserito nella casella dell’Economia. Una scelta che ha chiuso qualunque possibile via d’uscita. La stessa presenza, prima di Conte, dei 2 leader di Lega e M5S ne erano del resto l’anticipazione. Non è bastato quindi a convincere il capo dello Stato la dichiarazione di Savona in cui chiarisce la sua volontà di riformare l'Europa ma rispettando i Trattati, senza accenni a posizioni euroscettiche estreme ma neppure a posizioni favorevoli alla moneta unica. Savona sottolinea la piena aderenza al contratto di governo legastellato anche sul fronte della riduzione del debito attraverso la crescita.

Se il fallimento verrà confermato, il ritorno alle urne si avvicina. «Buona domenica Amici. Chi si ferma è perduto, io fino all'ultimo non mi arrendo!», ha twittato Salvini fotografando nostalgicamente le vecchie lire, prima di partire per Terni e Spoleto in vista delle amministrative del 10 giugno.

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