Non c’è solo il premier incaricato Giuseppe Conte, il professore ordinario di diritto privato a Firenze che dopo giorni di estenuanti trattative ha dovuto gettare la spugna e rimettere il mandato per formare un nuovo esecutivo dopo le elezioni del 4 marzo nelle mani del Capo dello Stato. Ci sono anche sedici nomi e cognomi che sono stati ministri per un’ora, da quando cioè Conte è salito al Quirinale con la lista dei ministri - alle 19 di un caldo pomeriggio domenicale romano - a quando il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti è uscito per comunicare che l’avvocato civilista aveva rimesso l’incarico a Mattarella. Parole che devono essere piovute come un macigno sulle spalle di chi nella lista portata da Conte c’era. E che alla fine è rimasta un pezzo di carta, vittima del gioco della politica. In tutto questo Carlo Cottarelli riceverà l’incarico per formare il governo. E in settimana presenterà a sua volta una lista di ministri.
Nel gruppo anche Di Maio e Salvini
Tra i 16 ci sono i leader delle due forze politiche che avrebbero avuto un ruolo da azionista di maggioranza del nuovo esecutivo giallo verde: Luigi Di Maio, leader di M5S, e Matteo Salvini, segretario federale della Lega. Entrambi sarebbero stati vicepresidenti del Consiglio dei ministri. Il primo avrebbe sarebbe stato anche ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro (i due dicasteri sarebbero stati accorpati); il secondo sarebbe andato al Viminale.
Le occasioni mancate di Fraccaro: dalla presidenza della Camera al Governo
Nella lista dei ministri per un’ora rientra anche Riccardo Fraccaro. Avrebbe dovuto ricoprire l’incarico di ministro per i Rapporti con il parlamento. Fedelissimo di Di Maio, Fraccaro già faceva parte della squadra presentata dal leader politico dei Cinque Stelle durante la campagna elettorale (anche allora era dato ai Rapporti con il parlamento). Non solo: il suo nome era uscito, dopo la vittoria elettorale, nei giorni più caldi della trattativa tra le forze politiche, e in particolare tra i pentastellati e il centrodestra, per l’elezione del presidente della Camera. In quanto non gradito a Forza Italia, Fraccaro aveva dovuto fare un passo di lato, lasciando a Roberto Fico la presidenza di Montecitorio. Domenica pomeriggio l’ennesima occasione che si è dissolta davanti agli occhi del pentastellato nel giro di poche ore. A Fraccaro rimane ora il ruolo di Questore anziano della Camera, in prima fila nella battaglia per l’abolizione dei vitalizi. Considerato che il conto alla rovescia per tornare alle urne è iniziato, i tempi per portare a casa questo risultato si riducono.
Da Bonafede a Trenta: chi si è visto svanire l’obiettivo per due volte
Tra i nomi che rientravano nella squadra presentata da Di Maio in campagna elettorale e che erano confermati nell’ultima lista troviamo, oltre a Fraccaro, quelli di Alfonso Bonafede - che nel “governo del cambiamento” avrebbe ricoperto il ruolo di ministro della Giustizia -, il geologo Mauro Coltorti (Infrastrutture), Elisabetta Trenta (Difesa), Alberto Bonisoli (Beni culturali). Tutte persone che per ben due volte hanno pensato di aver l’obiettivo a portata di mano, salvo perdere all’ultimo l’opportunità.
Giulia Bongiorno: né premier né al ministero della Pa
Nella lista dei ministri per un’ora anche Giulia Bongiorno. Per l’ex avvocato di Giulio Andreotti, Raffaele Sollecito, ma anche - in ambito sportivo - Francesco Totti e Antonio Conte era pronta la poltrona di ministro della Pubblica amministrazione. Peraltro il nome di Bongiorno, eletta nella ultima tornata elettorale al Senato tra le file della Lega, era circolato anche come presidente del Consiglio dell’esecutivo M5S-Lega, prima che le due forze politiche facessero il nome di Giuseppe Conte.
L’ostacolo insormontabile di Savona all’Economia
La lista delle persone che sono state ministri per un’ora si completa con: Enrica Stefani (Lega) agli Affari regionali; la pentastellata Barbara Lezzi al Sud; Lorenzo Fontana, vicesegretario federale della Lega, al ministero per le Disabilità; l’ambasciatore Luca Giansanti alla Farnesina; Gian Marco Centinaio (Lega) alle Politiche agricole; Marco Bussetti al Miur; la capogruppo Cinque Stelle alla Camera Giulia Grillo sarebbe dovuta diventare ministro della Salute e, naturalmente, l’economista Paolo Savona all’Economia: è il nome che ha fatto saltare il banco. «Adesso vi sarei grato se mi lasciaste un attimo riposare, per qualche momento di tranquillità», è la richiesta che Conte ha fatto ieri sera ai giornalisti, al termine di una giornata piena di colpi di scena. Probabilmente altre sedici persone avrebbero risposto alla stessa maniera.
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