«Uniti per salvare l'Italia». Non c’è dubbio che il fallimento dell’accordo di governo tra Lega e il M5s ha colto di sorpresa un Pd che ancora non ha risolto il nodo della successione a Matteo Renzi. Ma la determinazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarellanel porre il veto su Paolo Savonaall'Economia per via delle sue posizioni anti-euro ha già fornito lo spartito su cui i democratici faranno campagna elettorale.
Il voto in autunno come referendum sull’Europa
Tutti nel Pd sono consapevoli che le prossime votazioni, tra fine settembre e i primi di ottobre, saranno una sorta di referendum sull’euro e di conseguenza sulla nostra permanenza in Europa. Non a caso il premier uscente Paolo Gentiloni, da molti compagni di partito invocato come possibile “salvatore” del Pd e del centrosinistra, già domenica sera si è espresso su twitter in questi termini: «Nervi saldi e solidarietà al presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese». E di «salvataggio del Paese» parla anche l’ex premier Renzi, molto protagonista in queste ore via social media e in tv.
Il nodo della leadership
Ma il nodo irrisolto resta sempre quello della leadership. Renzi non ha intenzione di rimettersi direttamente in gioco («io darò una mano», dice) ma neanche ha intenzione di farsi da parte come dimostra l’attivismo delle ultime ore. Per l’ex premier è dirimente imboccare il giusto timbro: «Quello che dobbiamo far capire agli italiani è che i loro mutui sono a rischio, i loro risparmi sono a rischio -spiega -. Se incentriamo la nostra campagna solo sulla difesa della Costituzione e della prerogativa del Presidente di nominare i ministri non saremo capiti. Serve una campagna tutta all’attacco: con l’Europa o fuori. Sarà una battaglia incredibile tra chi vuole uscire dall’Europa e chi vuole un’talia forte ma dentro l’Europa».
In campo Gentiloni e Calenda
Ebbene, chi è l’uomo giusto per fare il front man del campo europeista, un campo largo che vada oltre il Pd? Molti - a partire da Dario Franceschinie dai padri nobili Romano Prodie Walter Veltroni- vedono nel premier uscente Paolo Gentiloni la persona giusta per unire il diviso campo del centrosinistra attorno alla difesa di Mattarella; altri – in primis lo stesso Renzi – pensano piuttosto al ministro uscente dello Sviluppo economico Carlo Calendaper una campagna più aggressiva.
Ipotesi primarie per la premiership
Renzi punta su Calenda, dunque, e non esclude primarie per la premiership per incoronarlo. «Da ieri sera fino alle prossime elezioni conterà una sola cosa: chi vuole che l’Italia rimanga un grande Paese europeo e chi la vuole riportare indietro di 70 anni. Nessun’altra differenza avrà senso finché non scioglieremo questo nodo. Vediamo che Paese siamo», scrive non a caso su twitter Calenda. E ancora: «Va fatto un Fronte repubblicano che unisca chi si riconosce nelle istituzioni repubblicane e nella nostra collocazione europea e occidentale. Lista unica e un solo obiettivo: non vedere distruggere quello che è stato costruito da tre generazioni di italiani».
Lista unica o coalizione
Calenda e Renzi usano in queste ore quasi le stesse parole, ed entrambi pensano a una lista unica «repubblicana e pro Europa». L’alternativa è una lista ad hoc capeggiata da Calenda, lasciando al Pd una collocazione più “classica” in un centrosinistra tutto da ricostruire – e in quest'ambito la persona giusta può essere Gentiloni - sulla base della nuova linea Maginot dell'appartenenza europea (a sinistra si guarda a figure più schiettamente europeiste come Laura Boldrini).
Stop al congresso anticipato, Martina resta segretario
Come che sia, sia Gentiloni sia Renzi sia Calenda sono consapevoli che qualche possibilità di successo c’è per il Pd solo se a vincere sarà l’unità e la fine delle liti sulla leadership e sulla composizione delle prossime liste elettorali. Intanto la reggenza di Maurizio Martina alla guida del Pd si avvia per così dire a stabilizzarsi, ipotesi sostenuta da settimane da Franceschini e dallo stesso Gentiloni, dal momento che di fronte al nuovo scenario di elezioni a settembre i renziani non hanno più l’intenzione di porre all’ordine del giorno la questione del congresso anticipato. Non ci sarebbe il tempo, e le priorità sono cambiate velocemente.
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