Come si chiama un governo che ha un professore di diritto privato come presidente del Consiglio (Giuseppe Conte), un docente di Economia politica come ministro a via XX Settembre (Giovanni Tria), un collega agli Affari europei (Paolo Savona) e un avvocato, già giudice del Tribunale della Corte di Giustizia Ue, come titolare degli Esteri (Enzo Moavero Milanesi)?
Forse la definizione potrebbe essere esecutivo “tecno-politico”, dove la forte componente tecnica è solo in parte compensata dalla presenza, come vicepremier e ministri in dicasteri importanti, dei leader di Lega e Movimento 5 Stelle, Matteo Salvini (Interni) e Luigi Di Maio (superdicastero Sviluppo e Lavoro).
Una ibridazione che, però, non riesce a camuffare del tutto una contraddizione: quella di un governo messo insieme da forze anti-sistema e schierate contro le élite che devono affidarsi ai professori per i ruoli-chiave. «I professori al governo hanno prodotto
la Fornero» diceva nel 2016 Di Maio. Altri tempi. Nel governo giallo-verde la Farnesina sarà affidata al “montiano” Moavero Milanesi: già ministro degli Affari europei nel governo guidato dall’ex rettore della Bocconi e confermato in quello stesso ruolo da Enrico Letta. Promosso al ministero degli Esteri, proprio a opera di chi ha sempre criticato l’invasione dei “tecnici”.
Dopo venticinque anni Moavero si ritroverà nello stesso governo con Paolo Savona. Il professore sardo era ministro dell’Industria nel governo Ciampi, l’allora 40enne Moavero Milanesi sottosegretario con delega alle politiche comunitarie. Nella lista portata domenica scorsa al Quirinale dal presidente incaricato Giuseppe Conte, Savona era inserito nella casella dell’Economia. Le sue posizioni anti-euro sono state il motivo della bocciatura di Sergio Mattarella. Doveva rientrare come ministro degli Esteri: andrà agli Affari europei.
Al posto di Savona, al via XX Settembre andrà Giovanni Tria. Un altro professore. Il suo nome è spuntato all’ultimo e fino a stamattina non era stato intercettato dai toto-ministri. Si era fatto anche il nome di Pierluigi Coccia, ex vicedirettore di Banca d’Italia fino al 2005. Comunque un tecnico. L’unico politico candidato per quella posizione era stato il leghista Giancarlo Giorgetti, addirittura proposto dallo stesso capo dello Stato in sostituzione di Paolo Savona. Ma l’esponente leghista ha declinato.
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