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Fraccaro: «Ereditate 400 leggi inutili, ora semplificazione e…

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intervista al neoministro

Fraccaro: «Ereditate 400 leggi inutili, ora semplificazione e lavoro»

Ministro Fraccaro, cosa si aspetta dal discorso del premier Conte oggi in Parlamento? Che significa mettere la fiducia sul contratto di governo?
«Con il Governo del cambiamento i temi annunciati in campagna elettorale sono al centro dell'azione politica. Abbiamo riportato fedelmente il nostro programma nel contratto di Governo ed è su queste proposte che chiederemo la fiducia delle Camere. È finita la stagione degli Esecutivi senza una piena legittimazione che chiedevano fiducia alla cieca o, al massimo, su generiche dichiarazioni di intenti.

Il premier Conte otterrà la fiducia del Parlamento sulla base di un programma chiaro, ampio e approfondito, che rispecchia in pieno la volontà popolare. Abbiamo girato l’Italia incontrando imprenditori, precari, lavoratori autonomi, associazioni di categoria e molte altre realtà del Paese per raccogliere le migliori idee da mettere in pratica. Finalmente i parlamentari potranno dare la propria fiducia a un Governo che ha individuato soluzioni efficaci per la crescita economica, il lavoro, la fiscalità e la semplificazione burocratica. Possiamo iniziare a lavorare subito per offrire tutele a famiglie, imprese e risparmiatori che in questi anni sono stati colpiti da provvedimenti iniqui e controproducenti. Ora è il momento di valorizzare le energie migliori del Paese e intendiamo farlo nel massimo rispetto delle prerogative parlamentari di maggioranza e di opposizione, cercando un dialogo proficuo e costruttivo».

Lei è anche ministro per la democrazia diretta: cosa farete? Un procedimento che dia sempre ai cittadini la possibilità di mettere in discussione o abrogare leggi approvate dal Parlamento non rischia di rendere più incerto il quadro normativo soprattutto per l'economia che deve muoversi veloce?

«Al contrario, con la democrazia diretta il sistema legislativo diventa più efficace ed efficiente. Abbiamo contato almeno 400 leggi inutili approvate in questi anni, che hanno sottratto tempo ai lavori parlamentari e alla discussione di provvedimenti più urgenti. I cittadini invece possono proporre in maniera immediata le questioni da affrontare, arrivando ad approvare direttamente le leggi di cui avvertono la necessità. L’economia si può muovere velocemente e meglio con la democrazia diretta, lo dimostrano le statistiche: nei Paesi dove i cittadini coinvolti attivamente l'apparato pubblico è più efficiente e i servizi pubblici costano il 20% in meno, il Pil pro capite è maggiore in media del 5%, vi è minor evasione fiscale e una minor corruzione percepita. Sono dati di fatto. La democrazia diretta migliora la qualità della vita e il benessere della popolazione, anche perché la possibilità di interventi normativi da parte dei cittadini obbliga la classe politica ad avere come obiettivo il bene comune anzichè gli interessi di parte. Ed è più facile che ciò accada quando il controllo dei cittadini non è limitato alle sole elezioni dei rappresentanti, ma è esteso anche ai meccanismi decisionali».

Si occuperà anche di istituti di democrazia partecipativa come il dibattito pubblico per le opere pubbliche e per gli interventi sul territorio?
«Il dibattito pubblico è previsto per legge dal Codice dei contratti e deriva dal modello francese, consentendo alle comunità locali di esprimere le loro osservazioni sulle opere infrastrutturali. Non devono sfuggire i vantaggi di questo modello: non si tratta solamente di favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, ma di consentire un confronto a monte evitando l'insorgere di contenziosi successivi alla realizzazione delle opere. È più utile discutere prima con la cittadinanza invece di procedere unilateralmente per poi fermarsi in corso d'opera. Anche eventuali preoccupazioni sulle tempistiche non trovano fondamento, di recente il Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente sul dibattito pubblico ritenendo che contemperi l'esigenza di realizzare celermente le opere e quella di dare effettività al coinvolgimento dei cittadini. Naturalmente si tratta di uno strumento che può essere migliorato, ad esempio sul piano della soglia economica delle opere, ma anche in questo caso è evidente che la democrazia partecipativa diventa un vantaggio per tutti gli attori del sistema».

Dopo 90 giorni di tensioni politiche e istituzionali fortissime, compresa una richiesta di impeachment del Capo dello Stato, poi rientrata, ora siete al governo e questo è un passaggio storico. Si può parlare di una istituzionalizzazione definitiva del Movimento? Che rapporti ci sono ora con il presidente Mattarella?Non pensa che il suo contributo sia stato decisivo in questo risultato?

«Il Paese si è trovato in uno stallo senza precedenti di cui oggettivamente il M5S non era responsabile. Abbiamo voluto parlamentarizzare la crisi politica e istituzionale ma, come i fatti hanno dimostrato, la nostra disponibilità a cercare altre strade per sbloccare la situazione non è mai venuta meno. Al presidente Mattarella riconosciamo la ragionevolezza di aver contribuito ad unire le istanze del Paese. Dal canto mio spero di aver interpretato nel modo migliore la vocazione istituzionale che il M5S, a dispetto di quanto si credeva, ha sempre avuto: il nostro obiettivo è stato sin dall'inizio quello di portare i cittadini nelle istituzioni e di avvicinare le istituzioni ai cittadini. Quando diciamo che ‘lo Stato siamo noi' intendiamo esattamente questo: la politica deve farsi carico dei sentimenti diffusi nel Paese promuovendo il senso di comunità nazionale. Valorizzare l'esperienza di Sergio Bramini, imprenditore fallito per colpa della Pubblica amministrazione, servirà proprio per impedire che ci siano altri casi come il suo».

Lei lascia le funzioni di questore anziano alla Camera. Sui vitalizi siete arrivati a un punto fermo? È un processo completato e con quali contenuti?
«Abbiamo lavorato ai vitalizi già nei cinque anni di opposizione, ora come forza di Governo dimostrare che se c'è la volontà politica le riforme necessarie si possono realizzare. Come Collegio dei Questori abbiamo consegnati in tempi record l'istruttoria e ora sono felice di annunciare che la delibera per abolire i vitalizi è pronta: manca solo l'approvazione finale. Lascio a cuor leggero l'incarico sapendo di aver portato a compimento insieme ai miei colleghi questo passaggio storico, fondamentale per ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. I vitalizi vanno aboliti per una questione anzitutto etica, è un atto di equità sociale non più prorogabile. Non possiamo permetterci di versare assegni d'oro a chi non ha neppure mai messo piede in Parlamento. Ma anche gli effetti economici della eliminazione di questo privilegio non sono indifferenti: attualmente spendiamo ben 200 milioni di euro l'anno per 2.600 vitalizi, 1 miliardo di euro per ogni legislatura. È una cifra insostenibile se pensiamo alla situazione di sofferenza sociale che viviamo in Italia. Per questo approveremo il ricalcolo su base contributiva degli assegni, adeguandoli alle condizioni previste per i cittadini».

Questi tagli ai costi della politica possono essere di esempio anche nei ministeri, diventando un capitolo della spending review?
«Nella scorsa legislatura abbiamo passato in rassegna tutte le voci del bilancio di Montecitorio da tagliare per ottenere importanti risparmi a beneficio dei cittadini. Siamo riusciti a cancellare gli affitti d'oro risparmiando ben 32 milioni di euro l'anno, i rimborsi di viaggio degli ex deputati e l'assicurazione per le insolazioni e le punture di insetti, abbiamo ottenuto risultati straordinari che in decenni di politica non erano mai stati neppure tentati. Grazie a questa spending review e alla nostra costante azione propositiva il bilancio annuale della Camera dei Deputati si è attestato per la prima volta sotto il miliardo di euro. Penso anche, ad esempio, agli interventi previsti dal piano di efficientemente e risparmio energetico di Montecitorio che su mia proposta è già in fase di attuazione. La sobrietà è una pratica che va diffusa per favorire un utilizzo parsimonioso e oculato delle risorse pubbliche, diventando così un modello per tutta la Pa. A Porto Torres, Comune a 5 Stelle, stiamo per inaugurare il reddito energetico: pannelli fotovoltaici concessi gratuitamente alle famiglie più bisognose per tagliare le loro bollette, tutto grazie ad un fondo che si autoalimenta con l'energia prodotta in eccesso e rivenduta alla rete. Un progetto che consente alle famiglie di risparmiare e recuperare risorse da investire nell'economia del territorio, permette al Comune di diffondere le energie rinnovabili e garantisce lavoro alle imprese del settore. Questa è la nostra idea di Paese».

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