
Non ci sono solo le grandi città d'arte nell'orizzonte del turismo culturale dei prossimi anni. La parola magica è “esperenziale”, ovvero una visita dell'Italia che sia allo stesso tempo un'esperienza, non solo per i ricordi che lascia, ma per il modo in cui la si vive: può trattarsi di un trekking lungo i cammini del Belpaese, di una pedalata attraverso le ciclovie, della scoperta dei paesaggi e dei borghi più nascosti fatta viaggiando a bordo di un treno. E' l'esperienza del procedere lento, che permette di allontanarsi dagli itinerari finora più battuti verso un'Italia nascosta ma altrettanto bella. Un turismo dai confini più ampi, perché in grado di intercettare forme di cultura come l'enogastronomia, l'artigianato o il paesaggio. C'è una duplice esigenza dietro questo: allentare la morsa sulle città d'arte e favorire la scoperta di un altro volto del Paese.
I numeri complessivi
Tutto senza dimenticare che i nostri centri famosi in tutto il mondo – da Roma a Venezia, da Napoli a Firenze, da Milano a Torino – rappresentano il traino del turismo culturale, che continua a crescere. Ma è l'intero comparto a far registrare performance positive: nel 2017 le strutture ricettive italiane hanno avuto 122 milioni di arrivi e più di 427 milioni di presenze, con un aumento rispetto al 2016 rispettivamente del 4,5 e del 6 per cento.
Aumenti che non sono solo di questi ultimi anni. Il nostro Paese è da sempre una meta di vacanze: mare, montagna, laghi, città d'arte. I recenti dati di Banca d'Italia sulla bilancia turistica confermano che anche nel lungo periodo, a partire dagli anni '70 fino ai giorni nostri, il saldo tra entrate e uscite è positivo e nel recente passato è migliorato.
Il turismo culturale
Il nostro patrimonio richiama una significativa quota di visitatori. Secondo i dati 2017 del Centro studi turistici, le città d'arte possono mettere a disposizione 46mila esercizi (il 25% del totale) per 953mila posti letto (il 19% del complesso) e nel 2017 sono riuscite ad attrarre quasi 44 milioni di visitatori (il 35,8% del totale) per 115 milioni di presenze. Una fetta consistente, da tempo in crescita e destinata, secondo le previsioni, ad aumentare nei prossimi anni.
Ma dove si dirigono i flussi turistici in cerca di cultura? Prevalentemente su sei città: Roma, Firenze, Napoli (compresa Pompei),Torino, Venezia e Milano. Certo, ci sono anche altri centri di richiamo, come Verona, Trieste, Padova, Bologna, Genova, ma non hanno lo stesso impatto. Ed è abbastanza evidente che le mete più gettonate siano anche quelle con una forte presenza di patrimonio storico-culturale.
Tant'è che nel 2017 i monumenti e i musei di Roma sono stati visitati da 21 milioni di persone, con un aumento del 66% negli ultimi sette anni, quelli di Firenze da 6,5 milioni (+ 32% sempre nel periodo 2010-2017), l'area campana (Napoli e Pompei) da 6 milioni (+45%), a Torino ci sono stati 1,3 milioni di appassionati d'arte (+44%), a Venezia 900mila (+20%) a Milano 800mila (+25%).
Mezzo secolo di crescita
L'aumento dei turisti culturali va di pari passo con quello delle presenze nei musei e nei siti archeologici. Si si concentra lo sguardo sui luoghi d'arte statali, ci si rende conto che la crescita dei visitatori va avanti da decenni, anche se l'aumento non è costante, se non negli ultimi sei anni: nel 1965, infatti, i visitatori complessivi (sia paganti sia gli ingressi gratuiti) dei monumenti erano 12,7 milioni e l'anno scorso sono arrivati a 50,2 milioni.
L'aumento è legato anche a una diversa impostazione dei musei. La riforma Ronchey dei primi anni '90 ha portato anche nei luoghi d'arte italiani i cosiddetti servizi aggiuntivi, con ristoranti, caffetterie, bookshop, servizi di accoglienza, visite guidate. Ci si è messi al passo con altre realtà internazionali: se questo non è un fattore determinante per l'andamento dei flussi turistici , è comunque un appeal in più per chi decide di visitare i monumenti. Così come oggi lo è il ricorso alla realtà artificiale o il fatto che la valorizzazione sia diventata una parola d'ordine per i luoghi d'arte, più di trenta dei quali sono gestiti da direttori che possono agire con grande autonomia.
Le prospettive
La sfida è continuare a far crescere il turismo culturale, ma indirizzando i flussi anche verso altre mete. Se per le città d'arte più gettonate si parla di numero chiuso, l'esigenza è allentare la pressione su quei centri e mettere in vetrina un'altra Italia. Il progetto è creare un'infrastruttura verde fatta di cammini, ciclopiste, ferrovie chiuse e recuperate, che corra nei pressi dei borghi storici più piccoli e meno conosciuti, ma anch'essi capaci di offrire interessanti parti del nostro grande patrimonio. Con in più il valore di un viaggio che diventa esso stesso esperienza culturale.
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