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Tria, il ministro di Conte che sconfessa il «contratto» del…

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TESORO vs riforme LEGA-m5S

Tria, il ministro di Conte che sconfessa il «contratto» del governo Conte

Le ricette economiche contenute nel «contratto del cambiamento» di Lega e Cinque stelle rischiano di scontrarsi su un avversario abbastanza indigesto: Giovanni Tria, ministro dell'Economia del governo Lega-Cinque stelle. In un'intervista rilasciata il 10 giugno al Corriere della Sera, Tria ha spiegato le linee strategiche del Tesoro per la crescita di lungo termine. L'unico problema è che le sue intenzioni non coincidono con quanto è stato annunciato nelle 58 pagine del documento approvato dai due partiti. Tria spende parole definitive sull'euro («Non è in discussione alcun proposito di uscirne») e altre ipotesi più fantasiose («Mini-Bot? Con soluzioni tampone non si risolve nulla»), ma fin qui si resta sulla linea più accomodante adottata anche da Salvini e Di Maio.

A saltare all'occhio, semmai, è la differenza di toni e vedute su alcuni dei pilastri messi nero su bianco dall'accordo di governo: il braccio di ferro con Bruxelles sul rapporto debito-Pil e deficit-Pil, l'abolizione immediata della riforma Fornero, la pace fiscale e, più in generale, il rapporto tra l'esecutivo e i mercati, «la gabbia» accusata di favorire le speculazioni sulla crescita reale. Il gap è così evidente? Proviamo a vederlo punto per punto.

Debito, deficit, Europa
Cosa dice il Contratto? Il contratto Lega-Cinque stelle offre una chiave di lettura abbastanza netta sulla riduzione del debito pubblico (il debito nei confronti di altri soggetti economici nazionali e internazionali, oggi oltre al 130% del Pil) e la gestione del deficit (il rapporto negativo fra entrate e uscite). Sul fronte del debito si parla di una riduzione «da ottenersi con la crescita del Pil», attraverso lo stimolo sia della domanda interna (con investimenti e politiche per le famiglie) sia della domanda estera, creando «condizioni favorevoli alle esportazioni». Quanto al deficit, si prevede una «ridiscussione dei Trattati dell'Ue e del quadro normativo principale a livello europeo», che permetta di finanziare i vari punti del programma con «recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit». Insomma: meno austerità sul debito e dialogo serrato con Bruxelles per ottenere un margine, sia pure «appropriato», di spesa in deficit.

Cosa dice Tria? Il neoministro dell'Economia conferma che l'obiettivo è la riduzione del debito pubblico. Ma non concede spiragli particolari su misure “espansive” o capaci di forzare le regole Ue. Nella sua intervista al Corriere, Tria si è limitato ad assicurare che i conti presentati in autunno con il Def «saranno del tutto coerenti con l'obiettivo di proseguire sulla strada della riduzione debito-Pil», che resta uno degli obiettivi principali in agenda sia per il 2018 che per il 2019. Nessun cenno all'ipotesi di fare spesa in deficit, mentre i toni verso l'Europa si fanno molto più concilianti di quanto trasparirebbe dall'accordo di governo: «L'attenzione a tenere i conti in ordine e a far scendere il debito non è opportuna perché ce lo dice l'Europa, ma perché non è il caso di incrinare la fiducia sulla nostra stabilità finanziaria».

La riforma Fornero
Cosa dice il Contratto? Il programma Lega-Cinque stelle ha subìto diverse limature dalla prima all'ultima versione, ma c'è un punto che è rimasto stabile: l'abolizione «degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni, cosiddetta Fornero», con una spesa stimata a 5 miliardi di euro.

Cosa dice Tria? Il ministro si mantiene prudente. E non parla né di abrogare tout-court la riforma Fornero né di introdurre la cosidetta quota 100, la proposta congiunta fra Lega e Cinque stelle. Tria riconosce che la «legislazione pensionistica può essere migliorata», ma non paventa alcuno stop immediato alla riforma Fornero. L'unico proposito sul campo è di «studiare dei miglioramenti, sapendo che su queste materie non si improvvisa». D'altronde, aggiunge, «la legislazione sul sistema pensioni richiede di guardare non solo al breve, ma anche al medio e soprattutto al lungo termine».

Pace fiscale
Cosa dice il Contratto? La cosiddetta pace fiscale, ossia un pacchetto di sconti e agevolazioni per cittadini e imprese schiacciati dai debiti, è tra le misure che il governo giallo-verde vorrebbe attuare nei tempi più rapidi. Salvini e Di Maio ne hanno parlato come una manovra a costo zero, immediata, da anteporre ai rispettivi cavalli di battaglia di flat tax (Salvini) e reddito di cittadinanza (Di Maio). Sì, ma come? Nel contratto si scrive che è opportuno «instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l'estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell'importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica». In parole più semplici, sconti sui pagamenti quando il debitore non riesce a onorare i suoi impegni per ragioni oggettive.

Cosa dice Tria? Interpellato in materia, Tria si proietta su tempi più lunghi: «Dobbiamo fare i conti e simulare ciò che è possibile ottenere». In più, la norma sembra troppo vaga per tradursi in un piano di spesa definitivo: «Finché non si definisce la norma non si possono definire le coperture e il gettito».

I rapporti con la Ue e «i mercati»
Cosa dice il Contratto? Oltre alle rivendicazioni su debito e deficit, eredi degli attacchi «all'Europa di Maastricht», l'intesa Lega-Cinque stelle cavalca l'urgenza di riformare l'intero impianto di governance economico-finanziaria del Vecchio Continente. L'intenzione dei due alleati è di «rivedere» un sistema «attualmente asimmetrico,basato sul predominio del mercato rispetto alla più vasta dimensione economica e sociale». La lista degli interventi è abbastanza lunga, visto che include «politica monetaria, patto di Stabilità e crescita, fiscal compact, Mes, procedura per gli equilibri macroeconomici eccessivi, etc.).

Cosa dice Tria? Stando a quello che dice nell'intervista al Corriere, Tria sembra più che altro preoccupato di mantenere o riattivare un «circuito di fiducia reciproca» con le istituzioni Ue, senza ignorare i segnali che arrivano dai listini finanziari. Con un particolare riferimento alla sostenibilità del nostro debito pubblico, la zavorra che ci rende più esposti al rigore finanziario europeo. Tria sottolinea i risultati raggiunti dall'Italia («Abbiamo da 25 anni uno degli avanzi primari più alti d'Europa») e assicura di voler difendere gli interessi nazionali («Nell'interesse dell'Europa nel suo complesso»), ma guarda ai vincoli di mercato in un'ottica di prudenza: rispettarli e mostrarsi rispettosi, anche per evitare assist ai pregiudizi sulla responsabilità del paese. «Bisogna solo evitare che si creino momenti di sfiducia dovuti a fattori non basati sui fondamentali».

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