All’incontro d’esordio più importante, quello con la Merkel, Conte arriva spinto da maree interne non proprio facili da navigare. C’è l’alta marea di Salvini che tutto travolge, non solo per l'ultima uscita sull'anagrafe dei rom che ieri ha dominato le polemiche politiche, ma perché la sua propaganda ha portato il frutto del sorpasso sui 5 Stelle, come racconta un sondaggio Swg. E lui, il premier, scelto da Luigi Di Maio proprio in virtù di un rapporto di forza tra i due partiti a vantaggio del Movimento, si trova ora a dover gestire un equilibrio che si sta rovesciando. Di certo era nelle possibilità di questa alleanza che prima o poi i pesi sarebbero cambiati, ma la rapidità con cui sta accadendo coglie di sorpresa tutti i protagonisti ed è un problema soprattutto per Conte. Per lui e per gli altri ministri “tecnici” come Tria o Moavero Milanesi.
Il dilemma davanti a cui si trova Conte – ieri lo sperimentava con la Merkel – non è solo cercare soluzioni concrete con i partner Ue (al netto della propaganda interna) ma come muoversi in una competizione tra le due forze che aumenta. Un esempio? Le parole del presidente della Camera Fico che, a poche ore dal vertice a Berlino, evocava sanzioni contro Orban, andava proprio nella direzione di frenare Salvini e il suo asse con il premier ungherese. Un modo per correggere la rotta italiana e “inclinare” la posizione del premier verso gli altri partner di governo che finora erano considerati gli azionisti di maggioranza. C’è insomma un’accelerazione nel tentativo, almeno di una parte dei 5 Stelle, di non farsi fagocitare dall’alleato leghista e di tenere distinta un’identità che già le inchieste giudiziarie stanno mettendo in grande difficoltà.
Per Conte si tratta di muoversi come un equilibrista senza smentire la voce grossa del ministro dell’Interno ma senza restarne schiacciato perché così mostrerebbe con più evidenza la subalternità grillina. Per di più tutto questo complica la costruzione di una strategia italiana ai vertici come quello di ieri e soprattutto a quello di fine mese dove si parlerà di immigrazione e di bilancio Ue.
Un passaggio stretto che toccherà pure a un altro “tecnico”, al ministro Tria che si troverà presto faccia a faccia con i partner Ue all’Eurogruppo e all’Ecofin della prossima settimana. Anche qui c’è un salto tra la propaganda interna e i conti con la realtà che peraltro il ministro ha già fatto in una lunga intervista nella quale ha confermato impegni e vincoli europei sul deficit, controllo e riduzione del debito. La domanda è se davvero Tria riuscirà a mantenere intatto il suo profilo da tecnico che rassicura i mercati e ha in mente la fine del Qe o se finirà dentro la gara tra 5 Stelle e Lega, dunque costretto ad assecondare le misure dell’uno e dell’altro. Molto dipenderà dalla triangolazione che i tecnici del Governo – tra cui il premier - riusciranno ad avere tra loro, se cioè insieme terranno a bada la propaganda traducendola con provvedimenti più vicini alla realtà. O se invece finiranno nel tritacarne della concorrenza tra propagande diverse.
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