«Ovunque venga rinvenuta» qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord - su conti bancari, libretti, depositi - deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale è stato condannato in primo grado l'ex leader leghista Umberto Bossi.
Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni che accolgono il ricorso del pm di Genova contro Matteo Salvini,contrario ai sequestri a «tappeto» per il recupero delle somme dovute. Il Riesame ora deve seguire le indicazioni degli ermellini. Finora al Carroccio sono stati sequestrati 1,5mln di euro.
«Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto», ha commentato Salvini. Intanto, da ambienti della Lega filtra che sono in fase di perfezionamento e stesura decine di querele nei confronti di chi, osservano fonti leghiste, «parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega».
I giudici: «La GdF può procedere al blocco»
Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti «al momento dell'esecuzione del sequestro» con «conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme “depositande”». Secondo la difesa della Lega, il pm potrebbe chiedere la confisca «anche delle somme future» solo durante il processo di appello. Ma la Cassazione ha obiettato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto «per una impossibilità transitoria o reversibile», e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte «altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento».
Salvini: cercano di metterci fuori legge
«Stanno cercando di metterci fuori legge, ma non ci stanno riuscendo» ha detto il ministro dell’Interno Salvini, «siamo l'unico partito che si vuole mettere fuori legge per sentenza giudiziaria. Buon lavoro ai giudici ed agli avvocati, chi parla di soldi rubati viene querelato». «Se ci sono fatti di dieci anni fa - ha aggiunto - si pensi a quelli che c'erano dieci anni fa; i milioni di italiani che col 2 per mille danno un contributo al nostro partito non c'entrano. Siamo sereni»
«Il sequestro ha presupposti di legge»
Il decreto di sequestro dei conti della Lega, emesso lo scorso quattro settembre dal pm di Genova a seguito della condanna di Bossi e altri imputati per truffa ai danni dello Stato, è un provvedimento che, sottolineano i giudici, «è stato emesso in osservanza dei presupposti di legge e che non è stato oggetto di impugnazione da parte della Lega Nord». Il verdetto della Cassazione apre dunque al blocco “a tappeto” dei conti della Lega anche per somme rinvenute dopo l'emissione del decreto e cioè nel prosieguo delle indagini a caccia del “tesoro” incamerato illecitamente dal Carroccio - secondo l’accusa - tra il 2008 e il 2010, e senza bisogno di un nuovo decreto. In sostanza, gli ermellini segnalano come la Lega, dopo la condanna di Bossi, non abbia contestato la legittimità del sequestro delle somme incamerate illecitamente dall'ex leader, ma solo in seguito il partito ora guidato da Matteo Salvini ha cercato di frenare sul sequestro delle somme che in futuro potrebbero affluire sui conti.
Condanna a 2 anni per Bossi
Per questa vicenda Bossi, rieletto al Senato, è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione in primo grado, l'ex tesoriere della lega Francesco Belsito a quattro anni e dieci mesi, a un anno e nove mesi Stefano Aldovisi, a due anni e otto mesi ciascuno Diego Sanavio e Antonio Turci. Questi ultimi tre sono stati condannati in quanto revisori dei conti della Lega. Nel processo, la condanna più elevata è stata quella a cinque anni di reclusione per riciclaggio inflitta a Paolo Scala e Stefano Bonet, imprenditori sospettati di aver trasferito parte del “bottino”, verso Cipro e la Tanzania.
Non serve un nuovo atto di sequestro
Per i giudici «la richiesta avanzata in corso di esecuzione dal Pm di estendere l'originario provvedimento cautelare, che era finalizzato alla confisca diretta della somma di 48 milioni 696.617 euro, anche alle somme affluite in un momento successivo alla data di esecuzione del decreto di sequestro del quattro settembre 2017 sui conti e depositi riferibili alla Lega Nord, non comporta novazione», ossia non richiede un nuovo atto di sequestro. Questo perchè, prosegue il verdetto 29923, «l'oggetto della misura cautelare è sempre quella del decreto originario, che tra l'altro non è stata oggetto di contestazione, e cioè l'esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto del reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all'esecuzione del provvedimento genetico».
Centemero: noi trasparenti, non ci fermeranno
«Siamo stupiti di apprendere dalle agenzie, prima ancora che dalla Cassazione, le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro relativo a 48 milioni di euro di rimborsi elettorali», scrive il deputato Centemero in una nota. «Consci della totale trasparenza e onestà con cui abbiamo gestito il movimento, con bilanci da anni certificati da società esterne, e non avendo conti segreti all'estero ma solo poche lire in cassa visti i sequestri già effettuati - puntualizza Centemero - sarà nostra premura portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida. Forse l’efficacia dell'azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così».
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