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Stop a 8mila contratti? Di Maio: numero «apparso» nella…

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fonti M5s: ora pulizia in Ragioneria e Mef

Stop a 8mila contratti? Di Maio: numero «apparso» nella relazione tecnica, colpa delle lobby

Nella relazione tecnica al decreto dignità «c'è scritto che farà perdere 8mila posti di lavoro in un anno», ma «quel numero, che per me non ha alcuna validità, è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale». A dirlo è il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, nonchè vicepremier, Luigi Di Maio, tornato oggi sulle cifre della perdita stimata di posti di lavoro per effetto della stretta sui contratti a tempo e su quelli in somministrazione prevista dal decreto. E ha aggiunto: «È stato chiaramente un colpo basso: ci hanno voluto dare il 'benvenuto' come Governo e ci dovremo aspettare molto di più».

I rilievi della relazione
Eppure nella relazione (che accompagna ogni decreto legge, e quindi anche il decreto entrato in vigore oggi) che viene ricevuta dalla Ragioneria generale dello Stato, si legge chiaramente che 80mila contratti a tempo determinato superano la durata massima di 24 mesi introdotta dal decreto legge.

E quindi tecnicamente sono in contrasto con il nuovo quadro normativo, cioé a rischio. La stessa relazione tecnica, poco più avanti, non lascia dubbi: «numero di soggetti che non trova altra occupazione dopo 24 mesi pari al 10% degli 80.000 di cui sopra (8.000)» l’anno. Nella tabella viene poi specificato che 3.300 non ritroveranno lavoro quest’anno (visto che il decreto è entrato in vigore il 14 luglio) e altri 8mila l’anno non lo ritroveranno dal 2019 al 2028. Pertanto è vero che nella relazione tecnica non si stima l’effetto positivo che le nuove norme dovrebbero portare, ma è anche vero che al momento non sono previsti incentivi per stabilizzare i contratti a termine a rischio.

GUARDA IL VIDEO - Decreto lavoro: 80mila posti a rischio con la stretta su contratti e somministrazione

In arrivo misure per incentivare tempo indeterminato
Per Di Maio, che ne fa tema di un video pubblicato su Facebook, gli 8mila posti perduti ogni anno a partire dal 2019 (e 3.300 quest’anno), oggi richiamati nei titoli sul tema di tutti i giornali, non sono «un numero messo dai miei ministeri o altri ministri». La verità, spiega, è che «questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi», evidentemente interessata a far passare il messaggio che la riforma comporterà una contrazione dei posti di lavoro. «Il mio sospetto - spiega - è che questo numero sia stato un modo per cominciare ad indebolire questo decreto e per fare un po' di caciara. Non mi spaventa, siamo stati abituati a cose assai peggiori in questi anni contro il Movimento. Ma tutti devono sapere che questo decreto non lo abbiamo fatto per aumentare la disoccupazione, siamo fermamente convinti che aumenterà i contratti stabili e stiamo lavorando a nuove misure per abbassare il costo del lavoro e incentivare i contratti a tempo indeterminato».

Decreto lavoro: 80mila posti a rischio con la stretta su contratti e somministrazione

Fonti Mef: decreto giunto già con dati su contratti
Fonti del Ministero dell'Economia, dopo l’attacco di Di Maio, spiegano però che le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari. E aggiungono che la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture. Nessuna manomissione dunque.

Di Maio: prossimo decreto “sotto scorta”
Ma Di Maio non ci sta e rilancia: «Sono veramente sbalordito. La prossima volta metterò sotto scorta il decreto legge quando lo mando in giro, però non ho capito perché abbia reagito il Mef: non l'ho nominato. Sto solo dicendo che non è la parte politica ad aver inserito nella relazione tecnica quei numeri e deve
essere chiaro che questo non è un decreto per far perdere posti di lavoro».

Fonti M5s: ora pulizia in Ragioneria e Mef
E l’irritazione è tale in casa Cinquestelle che fonti qualificate M5s sostengono l’intenzione di «fare pulizia» nella Ragioneria dello Stato e al ministero dell'Economia. Si parla di tabella «spuntata di notte» sugli 8000 posti in meno, apostrofata come un episodio «gravissimo»: il sospetto è che ci siano responsabilità di uomini vicini alla squadra dell'ex ministro Pd Padoan. E l'idea è uno spoil system per «togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato di governo e M5s. Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere», dicono.

Padoan respinge insinuazioni su squadra Mef
Insinuazioni respinte dall'ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Non ho sentito quanto affermano dal M5s ma se insinuano che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente: sarebbero accuse di gravità incredibile» ha detto Padoan. E ha aggiunto: «Il dl dignità e la relazione tecnica sono predisposti dal ministero
del Lavoro: mi auguro abbiano fatto un lavoro corretto perché sarà alla base delle decisioni del Parlamento». Risposta a stretto giro di Di Maio: «Padoan mi sembra che abbia la coda di paglia: non ho mai nominato né lui né la sua squadra né il Mef».

Stretta precariato ed effetti sul tempo indeterminato
Nella relazione, insiste il ministro Di Maio difendendo il primo provvedimento “politico” del suo mandato a via Flavia, «non c’è scritto quanti contratti a tempo indeterminato nasceranno per effetto della stretta dei contratti a tempo determinato, visto che noi aumenteremo gli incentivi a tempo indeterminato». «É questo - conclude - che mi lascia veramente perplesso».

Ludopatie, rilancio delle misure «rivoluzionarie»
Entrato in vigore a mezzanotte, ancora fresco d'inchiostro dopo la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale», le “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese” (Dl 87/2018) continuano dunque a tenere banco in attesa dell'avvio, lunedì, del primo passaggio parlamentare con l’incardinamento del provvedimento in commissione Finanze e Lavoro della Camera. Nel video, Di Maio cerca di uscire dall’angolo e contro le critiche degli ultimi giorni rilancia le altre novità «rivoluzionarie» del Dl, come le misure sul gioco d'azzardo. «Non me ne frega niente che lo Stato fa soldi con il gioco d'azzardo legale, non me ne frega neanche niente che le squadre di calcio o i giornali hanno i loro introiti dal gioco d'azzardo, perché spendiamo miliardi di euro della sanità per disintossicare dall'azzardopatia e curare la depressione. Il minimo sindacale da fare è eliminare la pubblicità e l'abbiamo eliminato», sottolinea il vicepremier 5 Stelle.

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