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Nel maxi-esercito di colf e badanti crescono le donne italiane over 50

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lavoratori domestici

Nel maxi-esercito di colf e badanti crescono le donne italiane over 50

Colf e badanti, un vero esercito di persone dedite all’aiuto in casa in Italia, un universo che si rivela estremamente fluido analizzando le varie figure che lo compongono e la loro variazione nel tempo. Lo stock 2017 dei lavoratori domestici occupati regolarmente è a quota 865mila (-1% sul 2016): ben lontano dal record del 2012, anno dell’ultima sanatoria, quando si superò la soglia del milione.

Ma se al lavoro in regola si affianca quello sommerso ecco che le cifre in gioco cambiano e di molto: in base alle stime su dati Inps e Istat contenute nel report messo a punto dalla Fondazione Leone Moressa insieme a Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) gli irregolari sarebbero 1,2 milioni. E i collaboratori familiari nel loro complesso arrivano così a oltre due milioni.

Lo studio traccia un approfondito identikit degli addetti, ancora stranieri per il 73% del totale (salgono al 77% compreso il sommerso) e donne per quasi il 90%; ma con gli italiani, anche uomini, in aumento costante (+24,2%) dal 2012 a fronte di un calo (-23,5%) della provenienza estera. Sempre considerando il lavoro in regola, cambia soprattutto il mix di figure a favore delle badanti, che in cinque anni sono aumentate dell’8%, arrivando al 45,5% del totale, mentre le colf sono calate di oltre un quarto scendendo al 54,4 per cento.

IL TREND E LA SPESA DELLE FAMIGLIE

Guardando alla carta d’identità, si scopre che le 393mila badanti che risultano assunte in Italia sono quasi esclusivamente donne, in tre casi su quattro straniere, e per oltre la metà “over 50”. Le italiane ultracinquantenni, tuttavia, sono passate dalle 15mila del 2012 a quasi 37mila con tasso di crescita da record. Due le principali chiavi di lettura del fenomeno. La prima è diretta conseguenza del processo d’integrazione che culmina con l’ottenimento della cittadinanza italiana. Molti lavoratori domestici, nel tempo, hanno ottenuto il passaporto italiano aumentando così la quota “nostrana”.

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La seconda chiave di lettura deriva, invece, dagli anni di crisi. Basti pensare alle famiglie in cui il marito è diventato disoccupato o è stato messo in cassa integrazione: in molti casi la moglie ha trovato impiego domestico soprattutto come badante. «La domanda di servizi di assistenza alla persona - spiegano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa - è in continuo aumento, principalmente a causa dell’allungamento dell’aspettativa di vita».

Domanda che trova risposta anche in un massiccio ricorso al sommerso. «Il settore domestico registra il tasso di irregolarità più alto in assoluto, 58,3%, contro una media per tutti i settori del 13,5% - ricordano dalla Fondazione -. Considerando che l’ultima regolarizzazione per lavoratori stranieri risale al 2012 è chiaro che in questi anni il fabbisogno di colf e badanti non è diminuito, ma in molti casi le famiglie hanno trovato più conveniente tenere il lavoratore in nero».

Del resto, le famiglie spendono molto per avere un aiuto in casa: 7 miliardi in totale nel 2017 per i soli lavoratori regolari, di cui 5,6 miliardi per salari, 953 milioni per contributi e 417 milioni per Tfr.

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