Italia

Migranti, ipotesi decreto flussi per i richiedenti asilo

  • Abbonati
  • Accedi
mancano colf e badanti

Migranti, ipotesi decreto flussi per i richiedenti asilo

Un decreto flussi per regolarizzare migranti, in particolar modo richiedenti asilo, già presenti sul territorio europeo. È l’ipotesi su cui starebbe ragionando il governo, secondo quanto anticipato dalla Stampa. È di due giorni fa la richiesta avanzata dalla comunità di Sant’Egidio al premier Giuseppe Conte di «50 mila visti per motivi di lavoro» riguardanti colf e badanti che «a causa dei restringimenti previsti per gli immigrati e dello stop dei flussi» cominciano a scarseggiare. Il nodo, infatti, secondo Sant'Egidio è il «blocco sostanziale del decreto flussi».

L’ultimo decreto per l’ingresso di lavoratori subordinati (tra i quali colf e badanti) risale infatti al 2011. Poi nel 2012 c’è stata una regolarizzazione «che ha consentito l’emersione di oltre 100mila persone» ricorda Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio. Dopo di che ci sono stati solo provvedimenti fotocopia per l’ingresso prevalentemente di lavoratori stagionali del settore agricolo e del settore turistico-alberghiero, di lavoratori autonomi e per la conversione di permessi di soggiorno da motivi di studio in motivi di lavoro. L’ultimo di questi decreti , pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio prevedeva 31mila ingressi quest'anno.

Il decreto flussi viene impostato sulla base di studi sulle esigenze di manodopera suddividendo le richieste di ingresso su base provinciale. «Nel 2011 la situazione economica di crisi e con uno zoccolo duro di migranti in possesso di permesso di soggiorno ma disoccupati, ha contribuito alla stretta sugli ingressi di lavoratori subordinati - spiega Pino Gulia vicepresidente dell’associazione Slaves no more -. Ma sin dai tempi del governo Renzi si era pensato ad una regolarizzazione dei profughi in attesa di risposta alla domanda di asilo o con richiesta di asilo rifiutata ma che nel frattempo avevano trovato un lavoro». E l’ipotesi di regolarizzazione potrebbe tornare di attualità per un duplice motivo: rassicurerebbe i Paesi europei come la Germania sul fronte dei movimenti secondari (i rientri in Italia di stranieri sbarcati sulle nostre coste). E consentirebbe ai datori di lavori di regolarizzerebbe persone al nero, risparmiando soldi per i rimpatri.

Certo l’ipotesi sembra in pieno conflitto con la politica anti-immigrati di Salvini che ha sempre chiesto rimpatri per gli irregolari e potrebbe far storcere il naso agli elettori del Carroccio. «Ma - ricorda Gulia - le regolarizzazioni maggiori le ha fatto il centrodestra: 200mila persone nel 2002 con il governo Berlusconi e Maroni ministro dell’Interno. E 715mila con la Bossi-Fini nel 2002». Una cifra che nelle dimensioni raggiunge le regolarizzazioni degli ultimi dodici anni messe insieme. La legge Martelli ('90) aveva fatto emergere 215.000 extracomunitari, il decreto Dini ('95) 244.000 e la Turco-Napolitano ('98) 217.00

© Riproduzione riservata