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In arrivo il milleproroghe estivo, misura eccezionale che va avanti dal 2004

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verso il consiglio dei ministri

In arrivo il milleproroghe estivo, misura eccezionale che va avanti dal 2004

Lunedì prossimo potrebbe tenersi il consiglio dei ministri per esaminare il decreto legge cosiddetto “milleproroghe”, con il nodo aperto delle banche di credito cooperativo: il governo vorrebbe rinviare (per poi modificare) la riforma renziana. Il milleproroghe versione estiva – che andrà ulteriormente ad ingolfare i lavori parlamentari prima della pausa estiva – è un unicum, visto che finora la misura è sempre stata presentato a fine dicembre. Per la verità il milleproroghe era nato nel 2004 come misura eccezionale, poi è diventato una costate e ripetuto ogni anno.

Le eccezioni del 2012 e del 2017
In realtà il milleproroghe, nella forma di decreto ad hoc, non è stato varato in due anni, a fine 2012 e a fine 2017. Nel primo caso sotto il governo Monti, nel secondo quando era in carica il governo Gentiloni. In tutti e due i casi i rinvii delle scadenze sono stati incorporati direttamente nella legge di Bilancio (nel 2012 si chiamava legge di Stabilità). A pesare sono stati i tempi stretti in vista dello scioglimento delle Camere e delle successive elezioni, che hanno reso impossibile presentare un decreto da convertire in legge nei successivi 60 giorni.

Il primo caso del 2004
Il primo decreto milleproroghe è stato varato dal governo Berlusconi a fine 2004, nella versione decreto omnibus, come misura eccezionale per posticipare scadenze fondamentali: dalla proroga del mandato dell’allora procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna alla sospensione fino al 28 febbraio del federalismo fiscale, passando per lo slittamento del termine del 31 dicembre per approvare il bilancio degli enti locali. Una misura, quest’ultima, che è poi diventata una costante dei successivi milleproroghe (ultimamente i rinvii sono stati decisi direttamente da un decreto del ministero dell’Interno), dati i frequenti cambiamenti nella tassazione locale previsti dalle leggi di Stabilità, che rendevano quasi impossibile per i comuni approvare i loro documenti finanziari per fine anno.

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