Approdo in Aula tormentato per il decreto dignità. Che è stato sommerso da una coltre di oltre 400 emendamenti, tutti firmati dall’opposizione (Pd, Fi ed Fdi). A questo punto la maggioranza è di fronte a un bivio: procedere senza fiducia (come ha detto di voler fare Luigi Di Maio nelle ultime ore) accettando però il rischio di allungare i tempi dell’approvazione. Oppure blindare un testo che ha ricevuto molte critiche da vari settori non solo della politica ma dell’intera società civile.
Fiducia sì, fiducia no
È questo il tormentone in cui si dibatte il governo in queste ore. Un nodo che andrà sciolto entro oggi quando è in programma
un consiglio dei ministri, riunione utile ad autorizzare (eventualmente) la fiducia. Anche se il vicepremier M5S Luigi Di
Maio si è espresso in favore di un iter senza blindature, la fiducia potrebbe essere l’unico strumento per superare l’ostruzionismo.
Basti pensare che, all’avvio della discussione generale in Aula, erano 58 i deputati iscritti a parlare. E, tranne la prima
iscritta, Gloria Vizzini di M5S, tutti gli altri erano dell’opposizione: ciascuno ha a disposizione mezz’ora, per cui se tutti intervenissero il dibattito
durerebbe 29 ore.
“«Se lo spirito rimarrà quello di un dibattito franco senza ostruzionismo, non vedo perché mettere la fiducia»”
Luigi Di Maio
Possibili modifiche in Aula: allungamento del periodo transitorio
Se si optasse per lasciare il testo libero da blindature, allora potrebbe aprirsi il varco a qualche ulteriore modifica al
decreto in Aula. In pole position è l’allungamento del periodo transitorio al 1° gennaio 2019, per consentire alle imprese di adeguarsi alle nuove norme sui contratti a termine. Il periodo transitorio non era previsto
dal testo originario, mentre in base all’emendamento approvato in commissione fino al 31 ottobre 2018 sono esentati dall’applicazione della nuova disciplina i rinnovi e le proroghe contrattuali dei contratti a tempo determinato
in corso al 14 luglio.
Il rinvio al 1° gennaio 2019 della conclusione del periodo transitorio è stato proposto in commissione anche dal Pd.
L’approvazione del decreto
La tabella di marcia del governo prevede comunque le votazioni alla Camera oggi e domani e, salvo sorprese, il via libera
finale a Montecitorio giovedì. Questo iter consentirebbe di iniziare l’esame al Senato lunedì della prossima settimana per conluderlo entro venerdì 10 agosto, data in cui il Parlamento si fermerà per la pausa estiva.
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