Nel secondo trimestre il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è salito dello 0,2% sul trimestre precedente e dell’1,1% su base annua. Lo ha comunicato l’Istat, in base alle stime preliminari. La dinamica dell’economia risulta così in “rallentamento”, ha spiegato l’Istituto. Infatti nel primo trimestre la crescita congiunturale era stata pari allo 0,3% in termini congiunturali e all’1,4% su base annua. In particolare, il rialzo trimestrale è il più basso dal terzo trimestre del 2016.
Crescita acquisita per il 2018 allo 0,9%
La crescita acquisita per il 2018, quella che si otterrebbe se la dinamica congiunturale del Pil fosse pari a zero nei restanti
trimestri dell’anno, è pari allo 0,9%.
16 trimestri di espansione ma -5,4% da picco 2008
La durata dell’attuale fase di espansione dell’economia italiana prosegue ormai da sedici trimestri, con una crescita complessiva
nell’arco del periodo pari al 4,5%. Tuttavia, il livello del Pil risulta inferiore dello 0,7% rispetto al precedente picco
del secondo trimestre del 2011 e del 5,4% a confronto con il massimo storico del primo trimestre del 2008.
Nomisma: mese di giugno coperto da nubi
«Il rallentamento segnato dall’economia italiana nel secondo trimestre 2018 (da 0,3 a 0,2%), unito al calo di 49mila occupati
a giugno, delineano un mese di giugno coperto di nubi», ha sottolineato Lucio Poma, responsabile scientifico industria e innovazione
di Nomisma. «A preoccupare - ha spiegato - sono in particolare il calo del Pil in termini tendenziali che scende all’1,1%
(dal 1,4% del trimestre precedente), ed il calo dei dipendenti permanenti che su base annua perdono 83 mila unità a fronte
di una crescita di 394mila unità dei lavoratori a termine. L’anno 2017 aveva conferito nuova energia al sistema economico
che non è stata adeguatamente sfruttata. Al momento - ha concluso - manca una chiara politica economica di medio periodo che
riesca a collocare con vigore il nostro paese nello scacchiere internazionale».
Cgia: serve choc fiscale
«Con meno Pil e la disoccupazione in crescita non ci sono alternative. Per rilanciare questo paese è necessario uno choc fiscale
e tornare ad investire», ha sottolineato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.
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