Italia

Storia degli 80 euro: l’asso calato da Renzi alle Europee 2014 che Di…

  • Abbonati
  • Accedi
VERSO LA LEGGE DI BILANCIO

Storia degli 80 euro: l’asso calato da Renzi alle Europee 2014 che Di Maio e Salvini difendono

Paradossi della politica. O, più semplicemente, la classica coperta corta sui conti pubblici, la caccia alle coperture che ritorna puntuale ogni anno alla vigilia della scrittura della legge di Bilancio che verrà. Da una parte il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Dall’altra, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sul tavolo, il bonus Renzi da 80 euro, ovvero l’asso calato (e fortemente voluto) dall’ex premier, leader del centrosinistra, nell’aprile del 2014, nei giorni della campagna elettorale in vista delle Europee. Ora quel bonus segna una distanza tra tre esponenti di peso del governo Conte.

Tria: bonus in discussione. Ma Di Maio e Salvini chiudono: non si tocca
Tria, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, ha spiegato che il bonus è in discussione, «anche per ragioni di riordino tecnico. Per come è stato costruito - ha aggiunto - crea complicazioni infinite». Di diverso parere i leader di M5s e Lega, ovvero le due forze politiche azioniste di maggioranza dell’esecutivo. Sia Di Maio sia Salvini hanno avvertito: non si tocca. Insomma, Tria, Di Maio e Salvini si ritrovano su posizioni diverse su una misura del tanto criticato esecutivo di centrosinistra. Con l’ulteriore paradosso che una delle due forze politiche, i Cinque Stelle, si trova oggi a difendere una soluzione che appena quattro anni fa aveva criticato.

I Cinque Stelle nell’aprile 2014: la misura di Renzi è una «mancia elettorale»
Quando infatti nell’aprile del 2014 Renzi, segretario del Pd giunto a Palazzo Chigi tre mesi prima, annunciò gli 80 euro a 11 milioni di italiani, M5s definì la misura una «mancia elettorale» in vista delle Europee, che si sono poi svolte il 25 maggio. Sul blog dei Cinque Stelle qualche attivista parlò di «raggiro» e «truffa».

Da maggio 960 euro in busta paga ogni anno
Il bonus è stato previsto dal decreto Irpef, pubblicato nella Gazzetta ufficiale a fine aprile. Dal mese successivo i lavoratori dipendenti con un reddito tra gli otto e i 24mila euro l’anno si ritrovano in busta paga 80 euro al mese, che moltiplicati per 12 mensilità fanno 960 euro. Il bonus, che vale circa nove miliardi, decresce, a scaglioni, fino a zero per i redditi che vanno da 24.000 a 26.000 euro. Restano esclusi gli incapienti. La misura è poi diventata strutturale con la legge di stabilità 2015.

Con Gentiloni misura estesa agli statali
Tre anni dopo - a Palazzo Chigi siede Paolo Gentiloni - il governo decide di ampliare la platea dei beneficiari del bonus: viene alzato il tetto del reddito da 24mila a 24.600 euro, e da 26mila a 26.600 euro. Una soluzione quest’ultima che consente ai lavoratori statali di rientrare nella soglia.

Conte: la Legge di Bilancio sarà seria, rigorosa e coraggiosa

© Riproduzione riservata