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Bussetti, Di Maio, Grillo, Lezzi, Salvini e Trenta: tutte…

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istantanea L’ESECUTIVO GIALLO VERDE

Bussetti, Di Maio, Grillo, Lezzi, Salvini e Trenta: tutte le distanze tra i ministri del governo

I componenti del governo Conte il giorno del giuramento al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella (foto Imagoeconomica)
I componenti del governo Conte il giorno del giuramento al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella (foto Imagoeconomica)

Lo stop della responsabile della Difesa Elisabetta Trenta, appartenente ai Cinque Stelle, al collega di Governo Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier, sulla reintroduzione per alcuni mesi del servizio militare obbligatorio è solo l’ultimo episodio in cui due esponenti del governo giallo verde esprimono posizioni divergenti. Gli altri hanno riguardato temi sensibili dal punto di vista politico: dai vaccini al futuro delle grandi opere, Tav e Tap tra tutte. Considerato che la stesura della legge di Bilancio si avvicina, non è escluso che il pacchetto degli episodi si faccia più corposo.

Vaccini: presidi contro Grillo (e il responsabile del Miur è con loro)
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il cui nome durante i giorni frenetici della trattativa tra M5s e Lega per comporre la squadra di governo è stato fatto dal Carroccio, si è schierato dalla parte dei presidi, che a loro volta avevano criticato la scelta della pentastellata Giulia Grillo, ministro della Salute, di considerare valida per la frequenza dell’anno scolastico che si aprirà a settembre l’autocertificazione da parte dei genitori dell’avvenuta vaccinazione dei figli. L’autocertificazione, è la posizione espressa dai dirigenti scolastici, «non è utilizzabile in campo sanitario». «È opportuno considerare le preoccupazioni dei dirigenti scolastici, che costituiscono snodo fondamentale per il sistema di istruzione e formazione - ha scritto il responsabile del Miur sul suo profilo Facebook -. Certamente la dirigenza scolastica non può essere gravata di incombenze in materia sanitaria».

Tap, Salvini: con gasdotto energia meno cara. Lezzi: servono infrastrutture
Un altro tema sul quale due ministri dello stesso governo hanno espresso opinioni contrarie è il gasdotto Tap, l’infrastruttura destinata a trasportare, dal 2020, 10 miliardi di metri cubi di gas dall’Azerbajian alla Puglia via Grecia, Albania e Mar Adriatico. Contraria a quest’opera è Barbara Lezzi, la ministra grillina per il Sud. Parlamentare salentina, si è fatta portavoce delle posizione dei Cinque Stelle pugliesi. Nei giorni della campagna elettorale questi avevano annunciato che, nel caso in cui M5s fosse andato al governo (cosa che è poi avvenuta), il progetto del gasdotto sarebbe stato bloccato. Secondo Lezzi, il Tap «non è un genere di investimento che serve né al Salento, né alla Puglia, né all’intera Italia. E Tap non avrà significativi vantaggi per l’Italia». Quando il collega di governo Matteo Salvini ha confidato di essere a favore del gasdotto («Secondo me - ha confidato - l’Italia ha bisogno di molte infrastrutture soprattutto al Sud. Penso alla Puglia: se arriverà alla fine quel gasdotto l’energia costerà il 10% in meno»), Lezzi ha prontamente replicato: «Caro Matteo Salvini, in Italia servono le infrastrutture ed in particolar modo ne hanno estremo bisogno il Sud e le aree interne del centro-nord».

Alta Velocità Torino Lione: contro M5s, a favore Lega Il gasdotto pugliese non è l’unica grande opera sulla quale le posizioni di pentastellati e leghisti non combaciano. Sull’Alta velocità Torino Lione infatti i primi sono contrari, i secondi a favore. Il ministro delle Infrastrutture, il grillino Danilo Toninelli, ha demandato la decisione a un’analisi costi-benefici. Obiettivo: capire se l’opera è redditizia o no. Il Nord, serbatorio elettorale della Lega, chiede a gran voce che si vada avanti con la realizzazione della Tav. «In linea di massima, culturalmente sono più per fare che per disfare - ha chiarito il leader del Carroccio Salvini -. Se non fare la Tav ci costasse due, tre o quattro miliardi, è chiaro che andrebbe fatta». Di diverso avviso l’altro vicepremier del governo Conte, Luigi Di Maio: «Poteva avere un senso trent’anni fa - ha spiegato -, ma oggi non più. Andremo a parlare con la Francia, spiegheremo che quell’opera non va fatta, è inutile. E li convinceremo». Sulla Tav la partita è complessa perché coinvolge direttamente le aspettative delle rispettive basi elettorali. Il governo giallo verde cerca una sintesi. Se non la dovesse trovare, si rischiano ripercussioni sugli equilibri della maggioranza. E i mesi che vedranno l’esecutivo impegnato nella stesura della manovra sono alle porte.

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