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Spread, Giorgetti teme l’estate del 2011: «A fine agosto mi…

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l’analisi del sottosegretario

Spread, Giorgetti teme l’estate del 2011: «A fine agosto mi aspetto l’attacco dei mercati»

A fine agosto «l’attacco io me lo aspetto, i mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono. Abbiamo visto cos’è accaduto a fine agosto nel 1992 e sette anni fa con Berlusconi». Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega), intervistato da Libero evoca di nuovo lo spettro dello spread per la fine dell’estate - in coincidenza con l’arrivo di alcuni rating delle agenzie internazionali -, proprio come avvenne al Governo guidato dall’ex pemier Silvio Berlusconi che vide schizzare in alto lo spread toccando la quota record di 574 punti nel novembre 2011. Un attacco dei mercati che segnò la fine di quell’Esecutivo e l’avvento di quello guidato da Mario Monti.

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«L’Italia è un grande Paese e ha le risorse per reggere, anche grazie al suo grande risparmio privato. Quello che mi preoccupa è che, nel silenzio generale, gran parte del risparmio italiano è stato portato all'estero e quindi la gestione dei nostri titoli non è domestica», ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega). In Europa secondo Giorgetti «il governo populista non è tollerato. La vecchia classe dirigente italiana ed europea vuol far abortire questo governo per non alimentare precedenti populisti», ma l’orizzonte dell’esecutivo «non sarà di breve termine. L’accordo con M5S è saldo». Mario Draghi «mi dice che l’Italia deve fare i compiti. Ma non è detto che debbano essere quelli stabiliti da altri», dichiara il sottosegretario. «Quel che conta, sostiene anche Draghi, è aumentare produttività e ricchezza. Le idee dei professori e dei progressisti hanno fallito, magari le nostre funzionano».

Ma come mai l’Italia è così attenzionata dai mercati? Gli ultimi numeri del Pil (1,1% tendenziale contro l'1,5% scritto nel Def ereditato da Gentiloni) mostrano una crescita che rallenta, a causa anche delle tensioni internazionali sul commercio (vedi i dazi). Agosto è poi sempre un mese di allerta sui mercati del debito: il 31 ci sarà la revisione del rating da parte di Fitch, che nello stallo post-voto della metà di marzo aveva confermato il BBB con outlook stabile sulla base di un ritmo di ripresa poi sfumato nei mesi successivi. Il 7 settembre sarà invece il turno di Moody’s. A fine maggio l’agenzia aveva annunciato l’avvio di un processo di revisione del rating (Baa2) che potrebbe portare a un declassamento (l'outlook è negativo). Questi appuntamenti sono decisivi per le dinamiche dello spread, e sui rendimenti di settembre (cadono 24 miliardi di titoli di Stato) quando si calcolerà la spesa per interessi da mettere a bilancio per il prossimo anno. In base ai modelli, 100 punti in più rispetto allo spread a 120 (oggi siamo intorno a 250) valgono tra i 3,6 e i 4,5 miliardi di spesa aggiuntiva. Numeri di cui il Governo dovrà tenere conto nella prossima manovra.

Vola lo spread, ma che cos'e'?

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