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Il controllo sui viadotti? Può farlo anche un ingegnere civile o…

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Il controllo sui viadotti? Può farlo anche un ingegnere civile o ambientale

«Con l’attuale assetto, un ingegnere ambientale potrebbe essere chiamato a effettuare le verifiche sul ponte Morandi a Genova. Sotto il profilo formale non ci sarebbero problemi». Sono parole di Andrea Barocci, ingegnere e coordinatore del Gruppo di lavoro su norme, certificazioni e controlli in cantiere di Isi (Ingegneria sismica italiana, associazione che riunisce i soggetti attivi nella filiera dell’antisismica), che descrivono il paradosso del nostro paese: una specializzazione strategica, come quella di chi si occupa di sicurezza delle strutture, viene tutelata in maniera parziale.

Il Dpr 328/2001, la norma che ha riorganizzato l’albo degli ingegneri, che fino ad allora non teneva conto delle specializzazioni, ha creato tre settori: civile e ambientale, industriale e dell’informazione. Gli strutturisti sono parte della prima famiglia, ma non sono soli. Quindi, sebbene ci siano differenze nel percorso formativo, sono equiparati ad altri professionisti, come gli ingegneri della sicurezza o quelli che si occupano di ambiente. Tutti questi ingegneri hanno la possibilità teorica di fornire le stesse prestazioni. E, cioè, di firmare progetti complessi, come il calcolo strutturale di un edificio nuovo.

«Un altro esempio che rende l’idea – continua Barocci – è quello di un ingegnere edile, che praticamente non fa esami di strutture e ha un percorso molto più vicino a quello di un architetto. Entrambi sono equiparati a un civile». Con poche eccezioni: agli ingegneri sono, infatti, riservate alcune infrastrutture come i ponti, mentre gli architetti hanno competenza in materia di beni culturali. A questo si aggiunge un elemento: chi era iscritto all’albo prima del 2001, con il nuovo assetto, ha avuto la possibilità di scegliere a quale settore iscriversi, esercitando competenze a tutto campo. Così molti abilitati hanno opzionato più settori.

Gli effetti di questo sistema si possono misurare in diverse situazioni. Nel privato i cittadini non hanno a disposizione strumenti che consentano di distinguere uno strutturista da un professionista che si è sempre occupato di altro. Nel pubblico i bandi per i professionisti devono per forza mettere sullo stesso piano tutti gli ingegneri civili e ambientali e gli architetti. Insomma, nonostante la delicatezza della materia, le tutele di legge mostrano i segni del tempo.

Qualche soluzione è stata ipotizzata. Ne parla Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri: «Abbiamo pensato che fosse giusto affrontare la questione in modo diverso da un intervento tramite modifiche normative, perché per cambiare una legge sono necessari anni». È nata Certing, l’agenzia nazionale per la certificazione delle competenze degli ingegneri: il curriculum del professionista viene vagliato e la sua specializzazione viene riconosciuta e inserita in un elenco. Si crea, così, una sorta di albo parallelo che riconosce le competenze. Il sistema, però, ha avuto poco successo e oggi mette insieme meno di 500 iscritti: «Non è ancora entrato nel dna degli ingegneri - dice Zambrano -, molti lo considerano di dubbia utilità. Ci stiamo impegnando per pubblicizzarlo, ma una spinta potrebbe arrivare dall’attivazione di premialità per chi partecipa a gare pubbliche».

L’alternativa è una modifica di legge, con la nascita di una sezione dell’albo per gli strutturisti. Una riorganizzazione dai tempi lunghi, perché dovrebbe comunque fare salve le prerogative di chi già oggi è attivo sul mercato. Ma che forse rappresenta l’opzione più efficace.

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