Molti Paesi hanno minacciato in passato di non pagare per il bilancio Ue ma nessuno è mai andato fino in fondo. Potrebbe essere la volta dell’Italia che con i i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini annuncia ritorsioni per l’atteggiamento di chiusura dell’Europa sul tema immigrazione?
Intanto va detto che l’Italia è il quarto contributore netto al bilancio Ue. Versa più di quanto riceve ma solo dopo Germania, Gran Bretagna e Francia. Nel 2017 ha ricevuto quasi 9,8 miliardi di euro a fronte di 12 versati. La Germania è il Paese con lo scarto maggiore (ne ha messi 19,6 ma ne ha avuti meno di 11), poi seguono Gran Bretagna (con circa 10,6 erogati alle casse europee e 6,3 recuperati in fondi Ue) e Francia (con 16,2 pagati e 13,5 “riavuti indietro”).
Italia, «contributore netto» ma negli anni Duemila
Dal 2001 al 2017 l’Italia è sempre stata nella posizione di contributore netto, con scarti variabili tra il dare e l’avere
che hanno raggiunto un picco passivo nel 2011 di quasi 5 miliardi. Tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta,
invece, l’Italia è stata nella posizione di beneficiario netto, ovvero ha ottenuto più soldi dall'Europa di quanti ne abbia
messi nel bilancio comunitario.
I «pagatori»
Oltre all’Italia, i maggiori contribuenti netti al bilancio Ue sono Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Austria,
Danimarca e Finlandia. In termini assoluti, le maggiori economie sborsano contributi più alti, in quanto questi vengono calcolati
per il 70% sul reddito nazionale lordo dei Paesi.
I beneficiari netti: il gruppo Visegrád
I grandi beneficiari dei fondi europei sono i Paesi dell’Est Europa, con la Polonia in testa (quasi 12 miliardi ricevuti su
3 messi) e gli altri del gruppo Visegrád Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia - tra i primi sette che hanno ricevuto di
più rispetto a quanto versato.
Le proposte per il post-2020
Sono diversi gli Stati membri che di fronte al rifiuto dei Visegrád di rispettare gli impegni sui migranti chiedono di tagliare
i fondi Ue a loro destinati. La Commissione ha quindi proposto di introdurre una condizionalità legata al rispetto delle regole
Ue e allo stato di diritto.
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