«Il fallimento delle autorità ecclesiastiche - vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri - nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti». Va al cuore della tragedia della pedofilia con parole inedite per un Pontefice. Nel suo primo discorso nel viaggio di due giorni in Irlanda per l’Incontro mondiale della famiglia, Francesco affronta senza reticenze la tempesta che sta nuovamente scuotendo la chiesa cattolica, specie dopo le rivelazioni sconvolgenti di metà agosto su quanto accaduto in sei diocesi della Pennsylvania dal 1947 ad oggi (oltre mille abusi da parte di 301 sacerdoti).
Una vicenda che si somma a molte altre svelate nel corso degli ultimi anni e che hanno portato a crisi gravi dentro chiese di paesi un tempo profondamente cattolici, come accaduto in Irlanda (o Cile). Il Papa parla di fronte al primo ministro, a tutto il governo e al corpo diplomatico: un discorso “politico” pronunciato in un luogo simbolo come il castello di Dublino, presente una delegazione dell'Irlanda del Nord.
Il riconoscimento dello sforzo di Benedetto XVI contro gli abusi
«Sono ben consapevole della condizione dei nostri fratelli e sorelle piu' vulnerabili - penso specialmente alle donne, bambini
e orfani, che nel passato hanno patito situazioni di particolare difficoltà. Considerando la realtà dei più vulnerabili non
posso che riconoscere il grave scandalo casuato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati
di proteggerli ed educarli». Il fallimento di cui parla il Papa - che ha ricordato la sua recente lettera ai cattolici sulla
pedofilia, iniziativa senza precedenti - ha portato nel tempo a rimozioni di vescovi e sacerdoti, fatti senza precedenti,
affrontati di petto da Joseph Ratzinger, che in quella battaglia allora dentro la Curia che avrebbe dovuto supportarlo, invece
restò decisamente solo. «Il mio predecessore, Papa Benedetto non risparmiò parole per riconoscere la gravità della situazione
e domandare che fossero prese misure “veramente evangeliche, giuste ed efficaci” in risposta a questo tradimento di fiducia.
Il suo intervento franco e deciso continua a servire da incentivo agli sforzi delle autorità ecclesiali per rimediare agli
errori passati e adottare norme stringenti volte ad assicurare che non accadano di nuovo».
«Ogni bambino un dono prezioso di Dio da custodire»
Un riconoscimento quindi importante per il Papa Emerito, che prese una strada su cui Giovanni Paolo II, pure santo, fu poco
incisivo. «Ogni bambino – aggiunge Francesco - è infatti un dono prezioso di Dio da custodire, incoraggiare perché sviluppi
i suoi doni e condurre alla maturità spirituale e alla pienezza umana. La Chiesa in Irlanda ha svolto, nel passato e nel presente,
un ruolo di promozione del bene dei bambini che non può essere oscurato. È mio auspicio che la gravità degli scandali degli
abusi, che hanno fatto emergere le mancanze di tanti, serva a sottolineare l’importanza della protezione di minori e adulti
vulnerabili da parte dell’intera società. In questo senso, siamo tutti consapevoli dell’urgente necessità di offrire ai giovani
un saggio accompagnamento e valori sani per il loro cammino di crescita».
«Gravi effetti per le comunità dal dissesto del matrimonio»
L’occasione ufficiale del viaggio è l'Incontro delle famiglie: tema delicato per la Chiesa, visto che l’Irlanda ha adottato
i matrimoni gay a seguito di un referendum, che sancì la nuova cifra della società irlandese, non più docile ai comandi della
Chiesa. Non occorre «essere profeti - dice Bergoglio - per accorgersi delle difficoltà che le famiglie affrontano nella società
odierna in rapida evoluzione o per preoccuparsi degli effetti che il dissesto del matrimonio e della vita familiare inevitabilmente
comporteranno, ad ogni livello, per il futuro delle nostre comunità. La famiglia è il collante della società; il suo bene
non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato». Ma «troppo spesso ci sentiamo impotenti
di fronte ai mali persistenti dell'odio razziale ed etnico, a conflitti e violenze inestricabili, al disprezzo per la dignità
umana e i diritti umani fondamentali ed al crescente divario tra ricchi e poveri. Quanto bisogno abbiamo di recuperare, in
ogni ambito della vita politica e sociale, il senso di essere una vera famiglia di popoli! E di non perdere mai la speranza
e il coraggio di perseverare nell’imperativo morale di essere operatori di pace, riconciliatori e custodi l’uno dell’altro».
La soluzione della crisi migratoria vada al di là di decisioni politiche a breve
Poi il richiamo ai valori di convivenza: «Possiamo dire che l'obiettivo di generare prosperità economica e finanziaria porta
da sé a un ordine sociale più giusto ed equo? Non potrebbe invece essere che la crescita di una “cultura dello scarto” materialistica,
ci ha di fatto resi sempre più indifferenti ai poveri e ai membri più indifesi della famiglia umana, compresi i non nati,
privati dello stesso diritto alla vita? Forse la sfida che più provoca le nostre coscienze in questi tempi è la massiccia
crisi migratoria, che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione
umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine».
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