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Salvini-Orban, il vertice che aumenta il solco tra Italia e Europa

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oggi in prefettura a milano

Salvini-Orban, il vertice che aumenta il solco tra Italia e Europa

ROMA – C’è attesa e preoccupazione nelle principali capitali europee per l’esito dell’incontro (accompagnato da diverse contestazioni di piazza) che si terrà oggi nella prefettura di Milano tra il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini con il premier ungherese, Viktor Orban.

Un appuntamento fissato da tempo ma che cade proprio all’indomani della parziale soluzione del caso dei circa 150 migranti salvati dalla nave Diciotti che verranno accolti solo da uno dei 28 Paesi Ue ossia Irlanda che non si affaccia neppure sul Mediterraneo e dall’Albania, Paese candidato all’ingresso nella Ue. Il grosso dei migranti verrà però distribuito nelle strutture delle diocesi italiane tramite la Caritas che riceve contributi dallo Stato italiano per queste sue attività smentendo quindi quanto detto da Salvini («basta che non pagheranno gli italiani»).

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Convergenze sulla difesa dei confini
L’incontro di oggi Salvini –Orban segnerà in ogni caso un punto di svolta nei rapporti tra Roma e Bruxelles e alzerà ancora di più lo steccato già alto che separa il nostro Paese da quel “nocciolo duro” dei grandi Paesi (oltre all’Italia, Francia e Germania) fondatori della Comunuità europea, oggi Unione. Ma da Budapest il ministro degli Esteri di Orban, Peter Szijjarto, ha rilevato che sul dossier migranti «tra Ungheria e Italia ci sono punti di convergenza». Secondo il capo della diplomazia ungherese «la difesa dei confini dell’Europa consiste nella gestione dell’immigrazione. L’Ungheria ha già dimostrato che i confini di terra ferma possono essere difesi. L’Australia e l’Italia hanno dimostrato che anche i confini marittimi possono esserlo».

Ridistribuzione migranti e trattato di Dublino, le distanze Roma-Budapest
Un’alleanza fragile quella tra Roma e Budapest che si sostanzia solo nella necessità di rafforzare i controlli alle frontiere esterne e bloccare i flussi di migranti dai Paesi di origine mentre su redistribuzione dei migranti e riforma di Dublino le posizioni italiane divergono radicalmente da quelle di Orban. Una fuga in avanti, quella di Salvini, che lo stesso Di Maio ha cercato di correggere marcando le distanza dall’Ungheria di Orban che «alza muri di filo spinato e rifiuta i collocamenti» e parlando di una riunione a Milano solo “politica”. «Per quello che mi riguarda – ha osservato Di Maio – chi non aderisce ai ricollocamenti non ha diritto ai finanziamenti europei».

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I timori di Francia e Germania
È preoccupato il presidente francese, Emmanuel Macron che nel discorso di ieri agli ambasciatori francesi riuniti a Parigi ha ricordato che «l’Italia è contro l’Europa che non è solidale sul piano migratorio, ma è per l’Europa dei fondi strutturali, quando sento certi ministri. Il presidente del Consiglio italiano – ha aggiuto Macron - lo sa bene d’altra parte, è su una linea molto strutturata. L’Ungheria di Viktor Orban non è mai stata contro l’Europa dei fondi strutturali, della politica agricola comune, ma è contro l’Europa quando si tratta di tenere grandi discorsi sulla cristianità». Preoccupazioni che aumentano se si aggiungono le minacce del premier Giuseppe Conte e dei vice Salvini e Di Maio sul blocco dei contributi al bilancio Ue o il veto sulle nuove prospettive finanziarie 2021 2027. Il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel ha precisato che il finanziamento del bilancio europeo «è stato ratificato nei Trattati europei e vale per tutti». Ma la risposta più dettagliata è arrivata da Bruxelles dal commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger (Ppe) che ha corretto le cifre “caricaturali” fatte da Di Maio (aveva parlato di 20 miliardi di contributi annui) mentre si tratterebbe al massimo 16 miliardi «ma se si prende in conto quel che l’Italia riceve dal bilancio Ue, questo lascia un contributo netto sui 3 miliardi l’anno». Quanto alla minaccia di veto al bilancio Ue, «ne prendiamo nota, ma non abbiamo intenzione di reagire».

Il boomerang del veto sul bilancio
Di Maio non ha potuto smentire in alcun modo la correzione sui 20miliardi di contributi ma ha replicato ribadendo che «se l’Europa continuerà a non ascoltarci metteremo il veto sul bilancio e su tutti i dossier su cui è possibile farlo». Peccato che se porremo il veto alle prospettive finanziarie 2021 -2027 ci spareremo sui piedi. Infatti con il nostro veto verrebbero prorogate le norme di bilancio attuali che favoriscono per i fondi strutturali i Paesi dell’Est ma a nostro svantaggio mentre con le nuove prospettive è previsto un aumento per i fondi a Paesi come l’Italia proprio perché i Paesi dell’Est sono usciti dalla crisi economica. Ma tutto questo bastava chiederlo ai ministri Moavero e Savona.

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