L’incontro di Milano tra il leader della Lega Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban è solo la prima pedina mossa sullo scacchiere. Da qui a maggio 2019, quando si terranno le elezioni europee, i partiti italiani tenderanno a stringere nuove alleanze e/o a consolidare le vecchie. Se Salvini si muove nel solco della alleanza dei sovranisti, Silvio Berlusconi ha ancorato Fi al Partito popolare europeo. Il Pd ha testato un possibile allargamento della sua collocazione oltre i socialisti europei. Ancora da definire la collocazione dei 5 stelle, in vista dell’addio post Brexit al Parlamento europeo da parte dell’Ukip di Nigel Farage.
La strategia di Salvini
Nell’incontro con Orban è stato lo stesso Salvini a chiarire la sua strategia europea: «Non mi permetto di chiedere a Viktor di lasciare il Ppe, stiamo
lavorando ognuno nel proprio campo per un'alleanza per escludere i socialisti». Orban, pur essendo considerato il campione degli euroscettici, fa sempre parte del Partito popolare europeo, dove siede insieme ai “moderati” della Cdu di Angela Merkel e a Fi di Berlusconi. La Lega, invece, fa parte del gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà, insieme ai movimenti di destra, anti-immigrazione e/o euroscettici come Afd (Germania), i francesi del Front National
di Marine Le Pen e gli austriaci del FPÖ. Salvini punta alle europee al trionfo dei partiti euroscettici, per stringere un’alleanza con un Ppe dove una Merkel perdente
esce ridimensionata rispetto ad un Orban vincente, e creare a Strasburgo una maggioranza a favore di politiche migratorie più severe.
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Fi e l’aggancio al Ppe
Con la nomina a suo vice di Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo e esponente di spicco del Ppe, Silvio Berlusconi ha voluto dare un chiaro messaggio: porte chiuse all’euroscetticismo, perché senza Ue l’Italia finirebbe in un vicolo cieco. Berlusconi è consapevole che le famiglie europee tradizionali, dal
Ppe ai socialisti europei, hanno il vento a sfavore in questa fase. Tanto che ha rimproverato: «Il Ppe non può essere il partito
dello status quo, deve rinnovarsi» puntando sulle idee «liberali». Tuttavia, il Cavaliere ha la necessità di smarcarsi dalla posizione euroscettica della Lega alleata dei 5 stelle nel governo nazionale. La convinzione di Berlusconi è che l’attuale esecutivo giallo-verde avrà vita breve, e presto potrà ricrearsi una alleanza
di centrodestra incentrata su Fi e una Lega ridimensionata.
M5S e il riposizionamento da costruire
Dopo il fallimento del passaggio dei pentastellati nel gruppo dei liberali europeisti di Alde, tentato lo scorso anno per svincolarsi dall’abbraccio con l'Ukip di Nigel Farage nel gruppo Efdd, il M5s a Strasburgo sta
ancora tentando di riposizionarsi: da euroscettici a «eurocritici responsabili», senza più confondersi con estremisti e forze anti-sistema. L'anno prossimo faranno il loro ingresso all'Europarlamento forze nuove, dagli spagnoli di Ciudadanos allo formazione “En Marche” di Macron (è stato lo stesso Di Maio a smentire a dicembre una trattativa con il movimento del
presidente francese). È in questa scacchiera che il Movimento punterà a muoversi per evitare di restare isolato. Con un punto
fermo: mai con i movimenti di destra del gruppo Enf dove invece siedono gli alleati di governo della Lega.
Il Pd e i tentativi di smarcarsi dai socialisti
I movimenti socialisti in tutta europa sono in ritirata, per questo le prossime europee rischiano di essere un bagno di sangue
per il Gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo (S&D), dove siede il Pd. Non
è un caso che l’attuale segretario Maurizio Martina abbia espresso la necessità di andare oltre i socialisti, e «far convergere la socialdemocrazia rinnovata di Pedro Sanchez in Spagna e Antonio Costa in Portogallo con le esperienze riformiste di Alexis Tsipras in Grecia e di Emmanuel Macron in Francia,
coinvolgendo anche il mondo ambientalista e quei liberali rimasti coerenti al progetto d'integrazione europeo».
Ben più oltre era andato l’ex segretario Matteo Renzi, con il suo sostegno esplicito a Macron, tanto che si era parlato di liste transnazionali comuni con il presidente francese e Albert Rivera di Ciudadanos. Ma la linea del Pd è tutta ancora da definire e bisognerà vedere se il nuovo segretario verrà eletto in tempo per dettare la nuova linea per le europee.
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