In Italia i migranti arrivano spesso sui barconi, dopo viaggi pericolosi in cui rischiano la vita. Ma esiste un modo legale per consentire a operai, colf o badanti di entrare legalmente nel nostro Paese? A parte i ricongiungimenti familiari, no. Le porte sono chiuse all’immigrazione regolare. Il decreto flussi per l’ingresso di lavoratori subordinati non stagionali è stato approvato con cadenza annuale dal 2001, in base alla legge nº40/1998 (cosiddetta Legge Turco-Napolitano), impostato sulla base di studi sulle esigenze di manodopera, suddividendo le richieste di ingresso su base provinciale.
Canali aperti solo agli stagionali
L'ultimo decreto per lavoratori subordinati risale al 2011 (con circa 100mila ingressi previsti, di cui 30mila per lavoro domestico). Nel 2012 c'è stata una «regolarizzazione che ha consentito l'emersione di oltre 100mila persone» ricorda Daniela Pompei
della Comunità di Sant'Egidio. Poi più nulla. A parte i provvedimenti fotocopia prevalentemente per lavoratori stagionali del settore agricolo e del settore turistico-alberghiero, lavoratori autonomi e la conversione di permessi di soggiorno da motivi di studio in motivi di lavoro. L'ultimo di questi decreti , pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio 2018 prevedeva 31mila ingressi quest'anno.
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Appello Sant’Egidio: 50mila visti per colf e badanti
«La giustificazione ufficiale è stata che la situazione economica di crisi economica e la presenza di uno zoccolo duro di
migranti in possesso di permesso di soggiorno, ma disoccupati, abbia imposto una stretta sugli ingressi di lavoratori subordinati
- spiega Pino Gulia, ex patronato Acli e vicepresidente dell'associazione Slaves no more – ma è chiaro che si tratta di una
decisione anche di natura politica». Non a caso il mese scorso la comunità di Sant'Egidio ha avanzato al premier Giuseppe Conte la richiesta di «50 mila visti per motivi di lavoro» riguardanti
colf e badanti che «a causa dei restringimenti previsti per gli immigrati e dello stop dei flussi» cominciano a scarseggiare. Il nodo, infatti, secondo Sant'Egidio è il «blocco sostanziale del decreto flussi».
Anche il presidente dell’Inps Tito Boeri ha denunciato recentemente «un calo tendenziale del numero di colf e badanti iscritte alla gestione dell'Inps, nonostante la popolazione italiana invecchi e ci sia una crescente domanda di colf e badanti da parte delle famiglie italiane, perché non ci sono stati più decreti flussi dal 2011, né regolarizzazioni». E ha attaccato: «Quello che abbiamo fatto negli ultimi anni è stato chiudere le porte all’immigrazione regolare. Questo ci condanna ad avere unicamente immigrazione di tipo irregolare e impedisce a noi di ricevere dei contributi che sarebbero molto importanti».
L’eccezione dei lavoratori altamente specializzati
«Un’eccezione – ricorda Gulia – sono i lavoratori ad altissima specializzazione, come gli ingegneri informatici indiani, che
possono entrare in Italia in base all'articolo 27 del testo unico sull'immigrazione, per un periodo determinato».
Richiedenti asilo al lavoro in nero
E c'è poi il caso dei richiedenti asilo presenti sul territorio italiano che in attesa dell'esame della richiesta da parte
della commissione territoriale competente hanno diritto a un lavoro. «Un lavoro legato al loro status – ricorda ancora Gulia
- perché se la domanda viene rifiutata perdono il contratto, anche se poi succede spesso che continuino a restare in Italia
e a lavorare, ma in nero».
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