Quota 100 per tutti. Da subito. Non solo «per equità, ma per creare lavoro», assieme alla riduzione del cuneo. Avvio della flat tax, «a partire dai più piccoli». Mantenimento delle misure di Industria 4.0, ma estendendone i benefici alle piccole e medie imprese. Via libera al Tap, perché «i benefici sono superiori ai costi». È sera quando il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini conclude la sua giornata di vertici, da quello con i suoi sulla manovra al faccia a faccia con il premier e i colleghi di governo sul capitolo Libia. In mezzo l’incontro con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, oggi consulente dell’azienda che costruisce il gasdotto in Puglia.
Alla riunione con i capigruppo e gli esperti economici della Lega è emersa una prima lista di priorità. Da che cosa partite?
Legge Fornero, con quota 100 da subito. Avvio della flat tax a cominciare dai più piccoli, bisogna vedere se si parte dalle famiglie o dalle partite Iva. Pace fiscale ed Equitalia, questione non solo di giustizia ma anche di fondi che altrimenti non recupereremo mai. E tra l’altro potremmo estenderla anche alle multe, come molti sindaci ci chiedono. Poi accise sulla benzina, con l’obiettivo di annullare gradualmente quelle che hanno compiuto 60-80 anni di storia. Fatturazione elettronica obbligatoria 2019, che per i piccoli rischia di essere un aggravio di spesa non da poco. E poi c’è da liberare gli avanzi di bilancio dei comuni per le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Ma quanto valgono questi interventi?
Su tutte le misure ho chiesto ai miei uomini di conti di ragionare sempre e comunque sull’arco del triennio, previsto dal Def. Perché questa non sarà una manovra mordi e fuggi come qualcuno insinua. Intendiamo presentarci ai mercati e all’Europa con una legge di bilancio seria che faccia crescere l’economia di questo Paese, nel rispetto di tutti i vincoli Ue. È chiaro che non faremo tutto subito, né gli italiani se lo aspettano. Ci saranno opzioni a un anno, a due anni e a tre anni. Se vogliamo governare a lungo, non possiamo far saltare i conti.
E il deficit?
Il dibattito su 1,7 o 1,9 o 2,4 o 2,9 arriva alla fine. Prima ci mettiamo i contenuti. L’obiettivo è di mantenere il rispetto dei vincoli e delle regole esterne imposte, di non sforare alcunché.
Andiamo con ordine: quota 100 da subito per tutti dal 2019?
Sì, quota 100 integrale, senza paletti. Anche perché, confrontandomi con medie e grandi aziende, abbiamo calcolato che il diritto alla pensione di un 62enne, faccio una cifra a caso, vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane. E molti imprenditori mi hanno garantito che se potessero alleggerirsi della manodopera più anziana tornerebbero subito a occupare più giovani. E quindi una parte dei costi verrebbe riassorbita rapidamente dai maggiori contributi versati.
Quanto costa quota 100 per tutti?
Non facciamo grande affidamento sulle stime dell’Inps, che ultimamente più che di economia si occupa di politica. Secondo alcuni organismi varia dai 6 agli 8 miliardi.
Non la preoccupa che una marcia indietro sulla Fornero possa mettere in fibrillazione i partner europei?
No. Sarebbe una riforma equilibrata che soprattutto crea occupazione. Uno degli aspetti più deleteri della Fornero, al di là dell’iniquità, è stato aver ingessato il mercato del lavoro.
Ma ci sono altre misure per favorire l’occupazione, come il taglio del cuneo...
È uno dei temi su cui stiamo lavorando. Così come sulla necessità di scongiurare l’aumento dell’Iva. Il lavoro non si crea per legge, ma aiutando chi lo produce, che è il privato. I dossier sono tanti.
Tra questi ovviamente la flat tax...
Non potendo dare subito tutto a tutti, ci daremo delle priorità. Do per acquisito l’innalzamento dei minimi a cui applicare un forfait. L’obiettivo è che ci siano alcuni milioni di italiani che già dall’anno prossimo paghino meno tasse. Ovviamente a regime ci si arriva entro il contratto di governo.
È ancora sul tappeto, dunque, l’ipotesi di una riduzione di scaglioni e aliquote come volevano i Cinque Stelle?
Vediamo. Per me la Flat Tax resta il traguardo, sarebbe un fatto storico. Ma tre aliquote sarebbe già un passo avanti. Ci siamo dati una settimana di tempo per valutare tutte le opzioni.
Incluso il reddito di cittadinanza?
Non è la mia specializzazione. Ma ovviamente ci sarà.
Si è parlato molto di rilancio degli investimenti. A che punto siamo?
Cominciamo da quelli dei comuni. Ci sono decine di miliardi di euro non spesi per le manutenzioni, non ancora cantierabili per mancanza di progetti, come i 7 miliardi per l’edilizia scolastica. Soldi su cui Bruxelles non avrebbe nulla da dire. Partiamo da qui.
Tra gli investimenti ci sono quelli delle imprese. Industria 4.0 resta?
Non smantelliamo quel che è stato fatto di buono, ma vogliamo estendere anche alle piccole e medie imprese i benefici che i precedenti governi hanno garantito solo alle grandi.
Anche gli 80 euro non verranno smantellati?
Fino a quando gli italiani non avranno l’aliquota al 15% gli 80 euro resteranno.
Ha incontrato Tony Blair. Qual è la sua posizione sul Tap?
Con Blair abbiamo parlato di molti temi a partire dalla Libia. Ritengo fondamentale che gli italiani possano pagare bollette meno care. Rispetteremo ambiente e ulivi, ma i benefici del Tap sono superiori ai costi. L’Italia non deve essere spettatrice della partita energetica. C’è un piano energia a cui stiamo lavorando.
Restando in Puglia, su Ilva?
Ho piena fiducia nel lavoro che sta portando avanti Di Maio. Luigi è ottimista sulla buona riuscita della trattativa. Presto affronteremo anche il dossier Alitalia. Se il turismo è un asset fondamentale, non possiamo permetterci di svendere la compagnia di bandiera.
Significa nazionalizzare?
Ci sono diverse strade per coinvolgere più soggetti. Io sono a favore della competizione sana. Quello che è mancato, come abbiamo visto a Genova, è il controllo del pubblico.
Ma la gestione delle autostrade deve tornare al pubblico come vorrebbe il M5S?
Innanzitutto vanno rivisti i criteri di gestione. Da questo punto di vista la Pedemontana veneta può essere un modello: la gestione è di un privato, ma sul pedaggio il ritorno per il pubblico è alto.
Domani (oggi per chi legge, ndr) a Genova il Tribunale del Riesame deciderà il destino della Lega?
Non saranno i giudici a decidere per quello che oggi è il primo partito in Italia. Sono fiducioso nella magistratura e nei successivi gradi di giudizio. In ogni caso non ci saranno né congressi né cambiamenti di nome. Certo non rimarremo con le mani in mano
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