Due punti di vista diversi di politica estera, all’interno del governo giallo verde, nei confronti della Francia, e in particolare sul tipo di rapporto - e di approccio - che Roma e Parigi dovrebbero avere davanti a una Libia sempre più instabile. Uno è targato Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno; l’altro è quello del ministro degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi. Entrambi concordano però su un fatto: la data del 10 dicembre indicata dalla Francia per le elezioni nel Paese del Nord Africa è troppo vicina. Allo stato attuale non ci sono le condizioni per andare alle urne. Non solo: a decidere quando andare a votare devono essere i libici, e solo loro.
Salvini: dietro agli scontri di Tripoli la mano di Macron
Mentre il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini è convinto che dietro ai recenti scontri di Tripoli tra milizie ci sia la mano della Francia e che una collaborazione con il presidente Macron in questa partita così delicata è difficile che si realizzi, considerato
che gli interessi di Parigi non coincidono con quelli italiani - soprattutto con riferimento al grande gioco per il petrolio
libico (la Libia è il nono Paese al mondo per riserve), il responsabile della Farnesina ha una visione diversa. Per prima
cosa Moavero è convinto che un braccio di ferro tra Italia e Francia non convenga a nessuno: non all’Italia, perché una ulteriore
escalation delle violenze rischia di accentuare la pressione migratoria sui porti italiani; e non conviene nemmeno alla Francia
perché un’instabilità crescente potrebbe far slittare la data delle elezioni (Parigi vorrebbe che si tenessero entro la fine
dell’anno). Dietro la visione di Salvini si cela, anche, la rivalità tra la corrente cosiddetta “sovranista”, che ha nel leader
leghista uno dei suoi rappresentanti, e quella europeista, che ha in Macron il principale paladino. La campagna elettorale
in vista delle elezioni europee di maggio è già iniziata.
Moavero: l’Italia dialoga con tutti, nessuno escluso
«L’obiettivo dell’Italia - sottolinea il responsabile della Farnesina nel suo intervento davanti alle Commissioni congiunte
Esteri e Difesa di Camera e Senato - è sostenere il processo di stabilizzazione rispettando le diverse componenti presenti
in Libia e dialogando con tutti», quindi anche con la Francia. «L’approccio inclusivo del dialogo con tutti gli attori - continua
Moavero - comporta che noi già da tempo stiamo dialogando con tutti, nessuno escluso». Il ministro degli Affari esteri ricorda
poi che il governo italiano intende lavorare «con tutti gli Stati, sia quelli che condividono le nostre visioni, sia con quelli
che non le condividono, sia con quelli che sono animati da un certa competitività nei nostri confronti».
«Mi riconosco con Macron sulla necessità di sostenere lo sforzo dell’Onu»
«C’è un nemico di tutti in Libia ed è l’estremismo, il fondamentalismo. Non è questione solo di bisticci, competizione con
questo o quell’altro Paese europeo - avverte Moavero -. Con la Francia abbiamo fatto una dichiarazione appena due giorni fa,
anche il 1 settembre. Mi riconosco nelle dichiarazioni del presidente Macron sulla necessità di dialogare con tutti e sostenere
lo sforzo dell’Onu».
Trenta: gli scontri non sembrano legati alla politica
Anche perché, aggiunge il ministro della Difesa Elisabetta Trenta - anche lei intervenuta oggi in audizione alle commissioni
congiunte - gli scontri in Libia «non sembrano essere legati a questioni politiche, ma invece conseguenti al mancato rispetto
da parte delle istituzioni tripoline di alcuni accordi di carattere economico e sul coinvolgimento nella gestione della sicurezza
della capitale, provocando lo scontento delle fazioni ribelli». Dietro alla battaglia tra le forze del Governo di accordo
nazionale (Gna) del premier Fayez al-Sarraj e la Settima Brigata - è il punto di vista del ministro - non si cela dunque Khalifa
Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che gode dell’appoggio della Francia (oltre a quello dell’Egitto, della Russia e degli
Emirati Arabi Uniti). La Francia, in questo caso, non c’entra. Un messaggio indiretto al collega di governo, il vicepremier
leghista Matteo Salvini.
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