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Reati fiscali, 110 indagati per truffa e riciclaggio. In corso…

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Servizio |operazione della guardia di finanza

Reati fiscali, 110 indagati per truffa e riciclaggio. In corso sequestri per 234 milioni

Dall’alba i militari della Guardia di Finanza di Bologna e Reggio Emilia, coordinati dalla Procura reggiana, stanno eseguendo perquisizioni in tutta Italia nei confronti degli appartenenti a un presunto sodalizio criminale accusato, a vario titolo, di reati fiscali e fallimentari, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato. Sono 110 gli indagati: tra le persone coinvolte, imprenditori, professionisti e prestanome. Il sequestro preventivo riguarda consistenze patrimoniali equivalenti all’ illecito profitto, nei confronti delle persone ritenute responsabili, tra cui: 114 fabbricati, 38 terreni, 48 automezzi, quote di partecipazione nelle società investigate e saldi attivi di rapporti bancari, per ammontare complessivo di oltre 234 milioni di euro.

Le indagini sono state condotte su più fronti dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Emilia e di Bologna hanno consentito di individuare e ricostruire una complessa struttura criminale composta da oltre 100 persone che, attraverso l'impiego di un numero consistente di società aventi sede nel centro-nord Italia e la contabilizzazione di false fatture per centinaia di milioni di euro, ha indebitamente generato falsi crediti d'imposta e false compensazioni per diverse decine di milioni di euro.

Lo schema della frode
Lo schema di frode prevedeva l'utilizzo di società “fantasma” e false fatturazioni nelle transazioni economiche tra soggetti comunque controllati dall'organizzazione criminale al fine di ottenere: in alcuni casi beni a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato ed in altri notevoli risparmi d'imposta per effetto delle cosiddette “indebite compensazioni”. L'organizzazione, infatti, – dopo aver individuato e acquisito il controllo di imprese in evidenti difficoltà finanziarie – le utilizzavano per frapporle fittiziamente nelle transazioni tra soggetti economici controllati dagli indagati, generando, a seconda dei casi, crediti di imposta fittizi, utilizzati per la compensazione con altri debiti (reali) tributari, previdenziali o assistenziali, o costi parimenti fittizi, grazie ai quali l'organizzazione riusciva ad immettere i prodotti sul mercato a prezzi decisamente bassi con i conseguenti effetti negativi sulla concorrenza. Le società “cartiere” – ovviamente inadempienti sotto tutti i punti di vista agli obblighi di natura fiscale – terminato il loro “ciclo vitale” della durata di qualche anno venivano intestate a soggetti prestanome nullatenenti e trasferite di sede in paesi esteri al fine di renderne più complessa l'individuazione in caso di eventuali controlli.

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